Case popolari, ripartono gli sfratti I cittadini: «Ecco le zone sospette»

29 Settembre 2024

Pugno duro del Comune contro le occupazioni abusive: via ai controlli degli agenti in tutta la città La consigliera Montopolino (Lega): «Ci sono tante segnalazioni, pronti ad applicare le procedure» 

PESCARA. Cittadini e Comune dichiarano guerra alle occupazioni abusive. Sono decine le segnalazioni che, in questi giorni, stanno arrivando agli uffici di Palazzo di città: per cercare di reprimere un fenomeno non certo nuovo in città, i pescaresi adesso aiutano il Comune e denunciano. E proprio in questi giorni, gli uffici stanno passando al setaccio gli esposti ricevuti: con l’ausilio degli agenti della polizia locale, si sta delineando la mappa dell’abusivismo nelle case popolari.
«Le segnalazioni che ci sono arrivate questa estate sono davvero tante», spiega Maria Luigia Montopolino, capogruppo Lega in Comune, «ora però dobbiamo trovare le conferme e vedere se sono vere». È di qualche giorno fa l’iter di sfratto partito in un appartamento della zona di Villa del Fuoco dopo aver individuato un’occupazione abusiva, partita proprio dalla segnalazione di un residente. Uno dei motivi che spinge la cittadinanza a segnalare gli abusivi è anche il timore che questi possano alimentare fenomeni criminali. Ma la capogruppo della Lega rassicura: «A mio parere la criminalità non è frutto di occupazioni abusive, ma di un fenomeno stagnante nella zona. Il sindaco Carlo Masci è molto attento su questo. E la Lega è al suo fianco. Noi ci teniamo a garantire il diritto a tutti di avere l’alloggio, soprattutto a chi ha bisogno: gli eventuali abusivi dovranno lasciare le case».
L’iter che segue il Comune è chiaro: «Se gli occupanti abusivi vengono presi nel momento in cui tentano di sfondare», spiega Montopolino, «possono essere cacciati subito e si provvede al ripristino dei luoghi. Ma quando le occupazioni abusive sono avvenute con violenza, cioè sfondando, si scoprono in un secondo momento, e si procede con la denuncia e querela da parte dell’Ater per la parte penale e poi si avvia, sempre da parte dell’Ater, la procedura amministrativa che si conclude con lo sfratto. Prima dello sfratto, però, vengono posti in essere altri tentativi, cioè la diffida e il decreto di rilascio, che possono non avere seguito, e quindi si arriva allo sfratto. Può accadere che, dopo denuncia e querela, il magistrato disponga il sequestro dell’appartamento, ma non sempre accade».
Poi ci sono le occupazioni abusive da parte di chi «non ha titolo per vivere nell’alloggio popolare», continua ancora Montopolino, «ad esempio la badante che rimane a casa dell’anziano morto, assegnatario dell’appartamento, e in questo caso si segue la procedura amministrativa. Poi, ci sono le decadenze che riguardano la perdita dei requisiti di chi vive negli alloggi popolari: in questi casi il Comune deve recuperare l’alloggio, seguendo la procedura della decadenza, e lo deve restituire all’Ater».