Caso Kessler, i gemelli Mazzioli: «Due corpi, un’anima. Il loro è l’ultimo atto di un patto esistenziale»

19 Novembre 2025

Parlano i due fratelli di Pescara. Loris: «Ci capiamo anche senza parlare. Solo chi lo vive sa il livello di affinità e profondità in questo rapporto»

PESCARA. «La morte di Alice ed Ellen Kessler per noi, che siamo gemelli omozigoti, tocca corde profonde. È chiaro che non ci può lasciare indifferenti. Chi non vive questo rapporto non può capire». Loris e Yuri Mazzioli sono i gemelli più noti di Pescara. Il primo è consigliere comunale, il secondo è l’uomo che si nasconde dietro “Ciuffo”, l’iconica mascotte del Pescar Calcio. «Il Delfino non è l’unica passione che condividiamo», spiega Loris, «il nostro legame è indissolubile. Sappiamo cosa significa vivere una vita in simbiosi, dove il confine tra il proprio io e quello dell'altro è spesso sfumato». Con il tempo il rapporto ha cambiato forma. È «inevitabile», dice. Si abbandona il tetto familiare, si mette su famiglia, arrivano nuovi amici.

Ma quel filo invisibile che li lega, per quanto possa tendersi, non si strapperà mai: «Ancora oggi che siamo entrambi sposati e con 2 figli», prosegue Loris, «ci sentiamo spesso, anche decine di volte in un unico giorno. E la nostra connessione va oltre la comunicazione verbale: ci capita di avere gli stessi pensieri, di pensare la stessa cosa nello stesso momento, e in diverse occasioni, di dare la stessa risposta a domande senza esserci minimamente messi d'accordo. È una sintonia inspiegabile per chi non l'ha vissuta, la vera essenza di essere due corpi con una sola anima».

Il legame tra Loris e Yuri è rimasto intatto nonostante la distanza, quello tra Alice ed Ellen non ha nemmeno dovuto affrontare questo ostacolo: «Loro non hanno scelto una vita matrimoniale tradizionale, hanno deciso che non avrebbero avuto altra famiglia al di fuori di loro due. Si sono scelte come si scelgono due compagni di vita con un’intimità e un’affinità che solo i gemelli che si amano profondamente possono comprendere».

Certo, aggiunge Loris, questo rapporto è stato portato all’estremo, ma ciò non significa che non sia comprensibile. «L’idea che l'una non potesse e non volesse sopravvivere all'altra è l'espressione ultima di un patto esistenziale. È il culmine di una vita inseparabile, un addio “in coppia” che, pur sollevando questioni etiche e legali complesse, ci interroga come italiani. Dobbiamo chiederci come possiamo garantire nel nostro Paese una morte dignitosa, nel rispetto della libertà individuale e senza mai dimenticare i più fragili», conclude Loris.

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