Cementificio, la Sacci non dà garanzie sul futuro dell’azienda

Riunione con i manager per scongiurare la chiusura Mascia e Testa: restiamo preoccupati per i posti di lavoro

PESCARA. La Sacci non dà garanzie sul futuro del cementificio di Pescara. Non si sa, almeno per il momento, se l’azienda continuerà a produrre, magari in qualche altra zona del Pescarese, oppure chiuderà i battenti. Dalla riunione di ieri pomeriggio in Comune con i vertici della proprietà del cementificio, la Sacci, non sono emerse certezze. Stesso discorso per gli 85 posti di lavoro a rischio. È probabile che venga prorogata la cassa integrazione per i dipendenti, in attesa di una decisione definitiva sull’attività dell’azienda. Resta tutto in forse, anche la possibilità di un nuovo incontro.

Alla riunione di ieri in Comune ha partecipato l’amministratore delegato della Sacci Augusto Federici. Per le istituzioni locali c’erano il sindaco Luigi Albore Mascia, il presidente della Provincia Guerino Testa e Donato Fioriti, in rappresentanza del vice presidente della Regione Alfredo Castiglione. Assenti i sindacati.

Durante l’incontro, Mascia ha confermato la decisione, assunta da circa un anno, di un parere non favorevole al rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale per l’azienda.

In realtà, l’incontro era stato richiesto da Regione, Provincia e Comune per fare chiarezza sulle intenzioni dell’azienda sul territorio di Pescara. Tre le ipotesi prospettate una riconversione del cementificio, un’eventuale cessione dello stabilimento, un suo trasferimento con la bonifica del sito. Ma l’azienda non avrebbe fatto ancora una scelta. «La Sacci», ha rivelato il sindaco, «ha confermato la propria volontà di collaborazione con le istituzioni, ribadendo la massima attenzione al problema occupazionale». «La proprietà», ha proseguito Mascia, «ha ribadito che la priorità è quella di garantire continuità lavorativa ai dipendenti oggi occupati nel cementificio e non ha nascosto di sperare e auspicare una ripresa del settore economico del comparto edilizio guardando con attenzione e interesse al capitolo riguardante la costruzione dell’Aquila con il fabbisogno concreto di cemento che la ricostruzione comporterà».

Bisogna tuttavia ricordare che la Sacci ha un altro stabilimento all’Aquila, ma le dimensioni non sarebbero paragonabili a quelle dell’azienda di Pescara. «L’unica speranza per rilanciare il cementificio», ha spiegato Testa, «resta la ricostruzione dell’Aquila, ma non si sa a quanti dipendenti potrà giovare. Il comparto, del resto, è in crisi e la dimostrazione arriva anche dall’Italcementi. La situazione andrà monitorata quasi quotidianamente».

«Potremmo dire», ha osservato Mascia, «che quella della Sacci è una pausa di riflessione su Pescara, per la quale non è stata firmata, né decretata alcuna chiusura, tanto che la società ha lasciato una finestra aperta alla possibile proroga della cassa integrazione in deroga oltre il 4 maggio dell’anno prossimo. Abbiamo sollecitato questo incontro perché siamo fortemente preoccupati per la situazione occupazionale che si è profilata».

Insomma, i posti di lavoro rimangono a rischio. E non bisogna considerare solo quelli del cementificio, ma anche l’occupazione dell’indotto produttivo e commerciale creato dallo stabilimento di Pescara. Stabilimento che l’amministrazione comunale non vuole più sul suo territorio per problemi di inquinamento.

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