Cibo e farmaci a Leopoli, la missione dei pescaresi

Gli attivisti La Penna e Stuppia in Ucraina per portare generi di prima necessità «Le bombe sono diventate la normalità, lì si rischia di morire tutti i giorni»
PESCARA. «La paura di poter essere colpiti da un momento all’altro e quella sensazione di disagio nei confronti di chi, in realtà, quel timore lo prova da oltre due anni e mezzo ma cerca di andare avanti, di vivere un’apparente normalità». Benedetta La Penna, 33 anni, attivista e speaker radiofonica, originaria di Atessa ma pescarese di adozione, è da poco tornata da Leopoli, città dell’Ucraina occidentale, considerata più sicura di altre, ma comunque sotto attacco. «Negli ultimi mesi diverse centrali elettriche sono state colpite, portando al razionamento della corrente», aggiunge Vincenzo Stuppia, 27 anni, responsabile della missione umanitaria di rifornimento, organizzata dalla Mediterranea Saving Humans.
Lui e Benedetta sono partiti insieme da Pescara, il 16 settembre scorso. Con loro altre otto persone, tra i quali anche attivisti di Bologna, Belluno e di Napoli. Pochi giorni a disposizione per consegnare medicinali, cibo, prodotti per l’igiene e pannolini. Con la comunità di Sant’Egidio sono state distribuite un centinaio di coperte ai senza fissa dimora. Il gruppo ha viaggiato a bordo di un van.
Vincenzo, già alla sesta missione, ha pensato alla raccolta dei beni e dei farmaci da portare e ha guidato i volontari sul posto. «Non è stato semplice arrivare a destinazione», racconta. «Le alluvioni hanno rallentato i tempi e abbiamo dormito una notte in Polonia. Il nostro arrivo era inizialmente previsto per martedì, ma poi è slittato a mercoledì». A Leopoli tutto il gruppo è stato accolto in una struttura gestita da salesiani. Prima tappa del viaggio la consegna dei farmaci all’ospedale pediatrico oncologico di Leopoli. Con l’aiuto di interpreti, nel corso della missione, i volontari meno esperti hanno avuto modo di capire le reali condizioni in cui vivono gli ucraini rimasti nella propria terra: medicinali che scarseggiano, condizioni fisiche dei cittadini sempre più precarie. Gli aiuti, negli ultimi tempi, sono diminuiti rispetto alla fase iniziale del conflitto. Vi sono altre operazioni militari in Medio Oriente, quindi la percezione della vera emergenza da parte di chi vive lontano dall’Ucraina è cambiata. I prodotti alimentari sono stati portati dai volontari in un centro per rifugiati. Il gruppo in missione ha visitato anche un dormitorio più altre realtà.
«Abbiamo scaricato un’applicazione, Air Alert, per essere informati su eventuali attacchi nel Paese», dice Benedetta e aggiunge: «Io ero terrorizzata, ma lì ormai sembrano essere quasi rassegnati. Sono talmente abituati agli allarmi al punto da non sentire più la necessità di rifugiarsi in luoghi sicuri. Donne e uomini provano a riprendersi la propria vita, cercando di non pensare agli attacchi, che comunque ci sono, anche se Leopoli è considerata la città della pace. Non è esattamente così. Le donne lavorano, ho visto molte autiste. Agli uomini è consentito svolgere solo professioni considerate necessarie, come per esempio quella del muratore, perché sono forze che servono al Paese per la difesa dalla Russia. Possono essere reclutati da un momento all’altro. Bambini e ragazzi vanno a scuola e all’università. La guerra non è affatto finita, ma è diventata la normalità ed è preoccupante».