<strong>Il processo Cantagallo.</strong> Il sovrintendente Digos in tribunale: «Tre ore di pressioni per un verbale»

Ciclone, un poliziotto sotto inchiesta

Agente in pensione accusa Zupo in aula e finisce nei guai per falsa testimonianza

PESCARA. Il 30 ottobre 2006 firmò un verbale di una pagina su degli «incontri casuali» con l'ex sindaco Pd di Montesilvano, Enzo Cantagallo, e con il suo capo di gabinetto Lamberto Di Pentima. Più di sei anni dopo, sotto giuramento, il poliziotto in pensione della Digos Tommaso Giannatempo si è detto «pentito» per aver firmato quel foglio di carta: nell'udienza del processo Ciclone dell'8 febbraio scorso, Giannatempo ha rivelato di aver sottoscritto il verbale «dopo due o tre ore di pressioni» da parte di Nicola Zupo, l'ex capo della squadra mobile di Pescara. Ora sulle dichiarazioni di Giannatempo, il pm Gennaro Varone ha aperto un fascicolo per falsa testimonianza.

Non è il primo legato al processo Ciclone: è aperta un'altra inchiesta per falsa testimonianza che coinvolge Andrea Ferrante, ex braccio destro dell'imprenditore Bruno Chiulli e testimone che il 29 giugno dell'anno scorso quando si è seduto nell'aula 1 del tribunale ha cambiato versione rispetto alle dichiarazioni rese alla Mobile il 20 dicembre 2006, e l'ex assessore imputato Guglielmo Di Febo. L'indagine su Ferrante e Di Febo è ancora riservata ma la Mobile ha scoperto già 687 contatti telefonici in 13 mesi tra il testimone che ha ritrattato l'accusa contro Cantagallo e l'imputato.

«CHIACCHIERE». Di Giannatempo ha parlato anche Zupo nella sua deposizione di due giorni fa: «Le pressioni a Giannatempo? Tutte chiacchiere. Due o tre ore? L'incontro che feci con Giannatempo durante le indagini durò al massimo mezzora tant'è vero che il verbale è lungo soltanto una pagina». Per l'accusa c'è un legame tra le due inchieste per falsa testimonianza e cioè un piano per screditare investigatori e procura: Zupo, in aula, l'ha chiamata una «strategia di Cantagallo» e degli imputati «per liberarsi di me». Se gli imputati, a partire da Cantagallo, parlano di un «complotto» contro di loro puntando su deposizioni contestate e finora senza riscontro, l'accusa punta anche sulle inchieste per verificare se ci sono stati e ci sono ancora contatti tra imputati e testimoni che hanno rinnegato le accuse.

«C'È QUALCOSA». Ma perché Zupo, il 30 ottobre 2006, sentì Giannatempo come persona informata sui fatti? Il 6 luglio 2006 fu intercettata questa conversazione tra Cantagallo e Di Pentima. Cantagallo: «La situazione come sta?». Di Pentima: «Stamattina ho incontrato pure Tommaso». Cantagallo: «Chi è?». Di Pentima: «Tommaso quello della Digos, davanti al bar... ha detto... ma Nonni... mo' ci parlo, però, chiedi se c'è qualcosa su Montesilvano... "ah, c'è qualcosa"».

ECCO IL VERBALE. Tommaso è appunto Giannatempo: di qui, Zupo ascoltò il poliziotto. «L'operatore di polizia», così recita un rapporto della Mobile del 2006 che riporta passi del verbale di Giannatempo, «riferiva altresì di "aver avuto occasionalmente dei contatti anche con Di Pentima" (sua conoscenza da vecchia data) nel mese di "luglio o agosto... sulla riviera di Pescara di fronte al ristorante La Sirenetta... quest'incontro che ribadisco essere stato causale... non parlammo di nulla... successivamente sempre per caso ci incontrammo, non ricordo dove, e lui mi disse che dei suoi amici in procura lo avevano avvisato che erano in corso delle indagini sul Comune di Montesilvano e che erano in atto delle intercettazioni, in particolare vi erano dei telefoni sotto controllo, cosa del quale io non ero a conoscenza. Di fronte al mio stupore, lui ribadì di essere sicuro della notizia perché proveniente dalla procura di Pescara". Giannatempo affermava inoltre che non gli era stato richiesto di fare nessun accertamento al fine di verificare la fondatezza della notizia e precisava di non aver "riferito superiormente perché non ho ritenuto attendibile quanto dichiarato da Di Pentima, e quindi ritenendola una sciocchezza non vi ho dato peso. A proposito adesso che ci penso l'ultimo incontro di cui ho parlato potrebbe essere avvenuto anche prima di quello al bar di cui ho detto e non dopo"».

PUNITO. Gli incontri con Cantagallo e Di Pentima costarono a Giannatempo un procedimento disciplinare partito da una segnalazione di Zupo: «Se non ricordo male, poi, Giannatempo non mi salutò più», ha detto l'ex capo della Mobile in aula.  Prossima udienza il 14 marzo, ma soltanto di mattina: il pomeriggio, il presidente Carmelo De Santis sarà impegnato in un altro processo su Montesilvano, quello sul successore di Cantagallo, il sindaco Pdl Pasquale Cordoma imputato per abuso d'ufficio per il trasferimento del dirigente comunale Costantino Di Donato.

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