Ciclone, Zupo in aula: "Un piano di Cantagallo per liberarsi di me"

"Mai chiesto favore a Cantagallo nè ad altri". L'ex capo della squadra mobile di Pescara nel processo sulle presunte tangenti al Comune di Montesilvano replica all'ex sindaco che lo ha accusato nelle scorse udienze

PESCARA. "Cantagallo durante un colloquio con un poliziotto nel suo ufficio cantò anche la canzoncina 'Zupo di merda, Zupo di merda'. Si vede che non aveva stima di me" e poi "da sei anni sono tempestato di lettere anomine e il riferimento è sempre che io sarei un cornuto" e ancora "c'è stata una strategia per liberarsi di me". Sono questi tre passaggi chiave della deposizione di Nicola Zupo, ex capo della squadra mobile di Pescara, nel processo Ciclone sulle presunte tangenti al Comune di Montesilvano. Sono 32 gli imputati nel processo e sette le società coinvolte.

AUDIO Zupo: "Sono torturato da sei anni"

Zupo, dirigente del commissario di Sanremo, ha risposto alle domande del pm Gennaro Varone e ha ripercorso i mesi precedenti all'arresto dell'ex sindaco Pd di Montesilvano Enzo Cantagallo: "Sull'assunzione di mia moglie, Antonella Marsiglia, come comandante della polizia municipale di Montesilvano", ha detto Zupo nell'aula 1 del tribunale, "nessuno mi ha fatto un favore, è stato soltanto ricongiungimento familiare. Del resto, io non sono uno abituato a chiedere favori. E poi sarei stato un pazzo a chiedere un favore a Cantagallo se non altro perché sapevo che già nel 2003 era stato intercettato dalla squadra mobile di Pescara in un'altra indagine naufragata a causa di una clamorosa fuga di notizie dopo appena due giorni".

Ad ascoltare Zupo, gli agenti della sezione Criminalità organizzata della Mobile e anche il dirigente Pierfrancesco Muriana. Dopo la deposizione, Zupo, accusato nelle scorse udienze da una dichiarazione spontanea di Cantagallo, si è sciolto in lacrime ed è stato abbracciato dai poliziotti. "Sono eroi coraggiosi", così Zupo ha definito gli agenti della Mobile che nel 2006 hanno eseguito le indagini di Ciclone. Alla fine dell'udienza, Zupo si è fermato con i giornalisti: "Mi sono fatto tanti nemici, sono torturato da sei anni soltanto per aver fatto il mio lavoro".

© RIPRODUZIONE RISERVATA