Colpo grosso alla gioielleria Seta

19 Aprile 2010

Rubati orologi per 110 mila euro, i ladri hanno divelto una porta interna

PESCARA. Orologi per oltre centomila euro sono spariti sabato notte dalla gioielleria Antonio Seta di corso Umberto. Due uomini con il volto coperto sono entrati dopo aver divelto una porta interna, quindi hanno ripulito le vetrine: tutto sotto l’occhio delle telecamere.

L’allarme è scattato alle 23.13. quando il titolare della gioielleria è stato avvertito telefonicamente che il sistema anti-intrusioni era scattato e ha inviato sul posto un collaboratore. Al suo arrivo, gli agenti della squadra Volante erano già sul posto.
Sollevata la saracinesca e aperta la porta, sono apparse le vetrine, ormai vuote: spariti una trentina di orologi di marca Tudor e gioielli per un valore complessivo stimato dal proprietario in 110 mila euro. Sul retro, visibile fin dall’ingresso, il muro sventrato, con la porta blindata strappata, rimossa probabilmente con un palanchino, una grossa sbarra d’acciaio.

Grazie alle immagini del circuito interno, tutte le fasi del furto sono state ricostruite nei dettagli.
Nel momento in cui l’allarme comincia a suonare, le telecamere riprendono due uomini, uno corpulento, l’altro più magro, che entrano nel locale. Entrambi hanno il volto coperto, uno da un passamontagna, l’altro invece porta un cappello e ha un fazzoletto sul volto.

Entrambi calzano guanti di lattice, per non lasciare impronte. Entrano rapidi, mentre la sirena sta già suonando: il primo gesto è quello di cospargere di una sostanza schiumogena i sensori, forse sperando che vengano disattivati. Quindi i due complici si dirigono verso le vetrine, una interna, l’altra esterna e cominciano ad afferrare gli orologi. Li prendono e li infilano in un marsupio che portano legato in vita. Il furto dura una manciata di minuti, poi i due si danno alla fuga.
Secondo una prima ricostruzione, i ladri sono ancora dentro quando a corso Umberto arrivano le pattuglie della polizia. Ma mentre viene aperta la porta esterna, i due uomini fuggono.

Usano però una via diversa da quella utilizzata per entrare. Per arrivare alla gioielleria, infatti, sono entrati dal portone del condominio che sta accanto al negozio, quindi hanno attraversato il cortile interno e si sono diretti verso il locale caldaie. Qui si trovano una serie di porte di magazzini: una di queste, blindata, dà sulla gioielleria. Evidentemente conoscono bene il luogo per averlo studiato, perché sanno esattamente qual è la porta giusta. Per rimuovere la porta usano un grosso attrezzo da scasso e vengono aiutati dalla fragilità del muro, che si sbriciola ai lati senza difficoltà.

Per scappare, però, usano una strada diversa. Probabilmente sanno che sulla strada c’è già la polizia. Utilizzano quindi una porta che, superati i locali-magazzino, conduce su via Trento. E qui, ecco l’altro dettaglio che tradisce un colpo studiato nei minimi dettagli. L’accesso a via Trento infatti solitamente è chiuso da una porta bloccata da catena e lucchetto: ma loro hanno le chiavi. Verranno trovate ancora inserite poco dopo dagli investigatori. Quindi, aperta la porta, usano una scala per arrivare a un tetto alto circa due metri, scavalcano e sono dall’altra parte, spariscono nella notte.

Pochi istanti dopo, gli agenti entrano nella gioielleria e scoprono il colpo. Le indagini passano alla squadra Mobile coordinata da Nicola Zupo. La polizia scientifica esegue i rilievi, vengono acquisite le immagini. All’interno poche le tracce, ma su un cancello esterno vengono rinvenute impronte considerate utili ai fini delle indagini. Tutti gli elementi utili ora verranno messi insieme per identificare i responsabili. Il buco nel muro, intanto, è stato chiuso: stavolta con mattoni.

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