Coppia pescarese bloccata a Cuba: «Siamo senza soldi»

25 Maggio 2020

Voli cancellati, costi esorbitanti e appelli andati a vuoto. Dal 19 marzo Anastasia e Melvin non riescono a tornare

PESCARA. Asserragliati da quattro mesi a Cuba, senza più soldi e con i beni alimentari che scarseggiano. I collegamenti aerei con l’Italia sono ridotti al minimo, i costi dei biglietti sono esorbitanti e i voli spesso vengono cancellati all’ultimo momento dalle compagnie, senza possibilità di ottenere rimborsi monetari. Nemmeno l’ambasciata e la Farnesina riescono a trovare una soluzione per riuscire a rimpatriare una coppia di pescaresi, Anastasia Benotti e Melvin Ramirez, 56 e 58 anni, bloccati dal 22 gennaio scorso all’Havana.
Con lo scoppio dell’epidemia da coronavirus il viaggio dei due italiani si è trasformato in un incubo. Tutti i risparmi familiari sono stati spesi nelle ultime settimane per acquistare i biglietti aerei dei voli di ritorno che poi, puntualmente, sono stati annullati.

«Siamo esasperati e disperati», racconta la figlia della donna, Denise Iaciancio, «mia madre ha perso quasi 15 chili in questi mesi. La situazione a Cuba è molto più precaria di quanto si sappia. Loro sono emotivamente scossi perché il lockdown ha provocato una repentina e generalizzata mancanza di generi alimentari, dovuta anche alla scarsa disponibilità di carburante per recapitare i viveri in tutte le zone del Paese. Non abbiamo altre possibilità di investire in voli di ritorno e per questo chiediamo concretamente aiuto».
La disavventura della coppia inizia a fine gennaio, in tempi non sospetti, quando lo spettro dell’epidemia non è ancora apparso. Anastasia e Melvin avevano programmato una vacanza di un mese all’Havana, città dove vive la famiglia di origine dell’uomo. Partono con un volo della compagnia Air Europe, e sarebbero dovuti rientrare in Italia il 19 marzo con la stessa società. Ma il viaggio è rimandato la prima volta al 3 giugno a causa dell’emergenza Covid e successivamente viene definitivamente cancellato, rimborsando la somma pagata con un voucher spendibile con la stessa compagnia aerea entro 12 mesi.
«In quei giorni a Cuba la situazione diventa ogni giorno più dura», spiega Denise Iaciancio, «all’Havana spuntano i primi casi di contagio e le strade vengono chiuse. La paura inizia a crescere e l’ansia di vivere una pandemia lontano da casa comincia ad assalire mia madre e suo marito». Il primo corpo diplomatico a cui si rivolge la coppia è l’ambasciata italiana a Cuba, seguita subito dopo dalla Farnesina, contattata dalla figlia rimasta a Pescara. «I dipendenti dell’ambasciata li liquidano superficialmente», aggiunge la figlia, «suggerendo di richiedere in autonomia l’inserimento in una lista di attesa per i voli di rimpatrio. Gli vengono proposti un paio di voli Alitalia e Blue Panorama da circa 2.000 euro a persona con scali improponibili in diverse città del mondo: ad esempio uno con partenza dall’Havana, scalo in Messico, pausa a Parigi per due giorni e poi finalmente Roma. Consci della situazione si sono mostrati disponibili ad avventurarsi, ma anche quest’ipotesi alla fine è sfumata per i posti finiti in pochissimo tempo».
Dalla Farnesina, intanto, fanno sapere di non aver alcuna competenza diretta sulle tariffe commerciali delle compagnie aeree. «Agli inizi di maggio», prosegue Denise, «finalmente ci viene proposto un volo Blue Panorama alla modica cifra di 490 euro a persona, con partenza il 12 giugno. In preda alla disperazione, e con non poca fatica, riusciamo a racimolare i soldi per i biglietti. Ma anche in questo caso la speranza di riportare i miei a casa è svanita e il volo è stato annullato. Adesso, il prossimo volo Blue Panorama non partirà prima del 3 luglio».
©RIPRODUZIONE RISERVATA