Droga e telefonini introdotti in carcere dietro compenso: arrestato agente di polizia penitenziaria

Ulteriore operazione di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione antidroga “End to End”. Ecco tutti i dettagli
PESCARA. Questa mattina agenti della polizia di Pescara, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia dell’Aquila e avvalendosi dell’ausilio del Nucleo Investigativo Centrale di Bari della polizia penitenziaria, hanno dato esecuzione alla custodia cautelare in carcere emessa dal Gip dell’Aquila nei confronti di un agente della polizia penitenziaria gravemente indiziato di corruzione e introduzione in carcere di stupefacente e telefoni cellulari.
Nell’ambito dell’operazione denominata “End to End”, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia del capoluogo abruzzese, la squadra mobile di Pescara ha condotto un’attività d’indagine che ha consentito di sgominare due associazioni criminali dedite al narcotraffico, operanti tra Lazio e Abruzzo, fortemente radicate sul territorio di entrambe le regioni, ben organizzate e capaci di imporre la propria egemonia anche attraverso l’intimidazione e l’uso della violenza.
Nel corso dell’attività d’indagine, durata circa un anno, iniziata nel novembre del 2023 a seguito di gravi episodi estorsivi verificatisi in provincia di Pescara, la squadra mobile aveva già effettuato 13 arresti in flagranza e sequestrato 266 kg di hashish, 3,5 kg di cocaina e 9 kg di marijuana, quantità inedite per il territorio abruzzese. Il 25 luglio scorso, inoltre, era stata data esecuzione alle 13 custodie cautelari in carcere disposte su richiesta della Dda dell’Aquila a carico dei partecipi dei due sodalizi criminali.
Gli indagati avevano anche dimostrato la capacità di avvicinare appartenenti alle forze dell’ordine, come l’odierno arrestato per il quale, dopo l’interrogatorio preventivo di garanzia, il Gip ha emesso questa ulteriore custodia cautelare. La squadra mobile di Pescara, grazie anche alla collaborazione della polizia penitenziaria di Teramo nel corso delle indagini, aveva accertato come il pubblico ufficiale, dietro compenso in denaro, in più occasioni avrebbe recapitato telefoni cellulari, hashish e cocaina a un complice del gruppo criminale, all’epoca detenuto e successivamente divenuto noto alle cronache nazionali per essere stato ucciso a colpi di machete in una rissa.
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