Elezioni a Pescara. Masci: «Stanno abusando della pazienza della città»

Il sindaco risponde al centrosinistra: «Vogliono farci votare nel periodo che gli fa più comodo». E D’Incecco (Lega): «Alle urne in 63mila, dove le trovano le schede fantasma?» (Nella foto, sindaco e assessori insieme)
PESCARA. «Dimentica, evidentemente, che questa eventualità, stabilita dal prefetto, è dipesa solo ed esclusivamente dal suo ricorso al Tar contro il voto espresso da tutti i cittadini elettori alle ultime elezioni». Non le manda a dire il sindaco Carlo Masci, pronto alla replica dopo le ultime dichiarazioni del suo avversario politico e candidato sindaco Carlo Costantini, rilasciate ieri al Centro. Per Costantini, «andare al voto ad agosto sarebbe una trappola per gli elettori». Ma Masci replica: «Lui continua dicendo che mi dovrei comportare come un buon padre di famiglia, costringendo paradossalmente tutti gli elettori a tornare a votare nel periodo che fa più comodo alla sinistra-cinquestelle (voleva anche scegliersi il periodo in contrasto con la legge), senza considerare che questo sarebbe il vero sopruso, un abuso della pazienza nei confronti degli stessi cittadini che si sono già espressi in modo chiaro e inequivocabile un anno fa».
Il primo cittadino mette in guardia anche sui costi e sulle conseguenze: «Andare a votare nuovamente in tutta la città comporterebbe costi elevatissimi per la collettività e un rallentamento dell’azione amministrativa già in atto, con danni ingentissimi per tutti», spiega Masci, che promette «qualora il Consiglio di Stato decidesse che si debba tornare al voto in tutte le sezioni, io e la mia coalizione saremmo pronti e motivati a sottoporci nuovamente al giudizio degli elettori, pur non condividendo una decisione del genere, che metterebbe veramente in ginocchio la città».
Non manca infine la stoccata all’avversario: «Le uniche cose di cui avrebbe bisogno, e che non riesce a conquistare, sono la fiducia e i voti dei cittadini. Per sviare l’attenzione, continua a tirare fuori dichiarazioni che hanno l’effetto di una cortina fumogena, anche abbastanza urticante».
Sul ricorso presentato dal centrosinistra contro la sentenza del Tar che ha annullato parzialmente le elezioni amministrative dell’8 e 9 giugno 2024 interviene anche Vincenzo D’Incecco, capogruppo della Lega: «Parlano di 100mila schede dubbie, ma in tutto hanno votato 63mila persone. Vorrei capire dove le trovano, queste schede fantasma. È propaganda, non politica».
Dopo la mossa “legale” del centrosinistra, ora anche il centrodestra è intenzionato a valutare la richiesta di sospensiva: «Non per bloccare il voto, ma per permettere all’amministrazione di tornare subito a lavorare per la città», dice D’Incecco che difende a spada tratta il risultato elettorale di giugno 2024 che ha riconfermato Carlo Masci alla guida della città. «Il voto dei cittadini pescaresi è stato chiaro», continua il capogruppo della Lega, «il voto delle schede contenute all’interno delle urne è stato evidente. Penso, e sono fiducioso, che il Consiglio di Stato non possa avvallare il loro ricorso perché sarebbe veramente la fine della democrazia in questo paese».
Il ricorso, depositato dal centrosinistra, fa riferimento a presunte irregolarità e brogli, nonché a fenomeni come la cosiddetta “scheda ballerina”. «Il voto è stato uniforme su tutta la città», ribatte D’Incecco, «non ci sono stati squilibri territoriali. Carlo Masci ha vinto ovunque. I numeri parlano chiaro, sono incontrovertibili. Costantini è arrivato ad una distanza abissale dal centrodestra. Questo tentativo di annullare le elezioni è una vera e propria mortificazione della democrazia».
Per il centrodestra non ci sono dubbi: nei seggi elettorali si sono verificati soltanto «errori formali, senza alcuna incidenza sul risultato», continua D’Incecco che precisa anche il comportamento di scrutatori e presidenti di seggio durante un tornata elettorale che si è accavallata al voto per le elezioni europee. «I presidenti di seggio oggi sono scelti spesso all’ultimo momento, molti per rinuncia dei titolari», spiega, «non sono più figure esperte con esperienza pluriennale, ma persone spesso inesperte, che assumono l’incarico con poca chiarezza sui regolamenti. Questo genera errori formali, ma si tratta di problematiche superabili e legate alla forma, non alla sostanza del voto».
Secondo D’Incecco, la volontà del centrosinistra di tornare alle urne in tutta la città è motivata dal timore di un nuovo esito sfavorevole: «Dicono che è cambiato l’elettorato in un anno, ma questa è solo una scusa. È normale che in dodici mesi cambino delle condizioni, ma non si può usare questo come pretesto per azzerare un voto chiaro e popolare. È un attacco alla certezza del diritto». D’Incecco ha anche evidenziato come il centrosinistra stia attraversando una fase di instabilità interna: «Mi pare evidente che ci siano crepe nella loro coalizione. Letture diverse, visioni frammentate, anche con alcune liste civiche. Questo ricorso sembra più un modo per guadagnare tempo che un vero atto di giustizia».