Eriberto, revocata la concessione: «Trovate opere abusive»

23 Novembre 2025

Il dirigente comunale D’Alessandro contesta le memorie della società La Ristorazione srl: «Non sono idonee». E il procedimento va avanti: «Sono state realizzate strutture in assenza dei necessari titoli edilizi»

PESCARA. Addio allo stabilimento Eriberto. Il Comune di Pescara ha revocato la concessione demaniale allo storico locale che, dagli anni ’60 ai ’90, è stato uno dei simboli della riviera adriatica: un luogo elegante, mondano, scelto anche per incontri riservati tra politici e industriali. Con la determina 2.209 del 21 novembre, il dirigente dell’Edilizia produttiva e demanio marittimo, Antonio D’Alessandro, ha dichiarato la «decadenza della posizione concessoria numero 74»: scompare un simbolo della città. È questo il passaggio successivo alle indagini del Roan, la componente aeronavale della Guardia di finanza di Pescara, che ha eseguito mesi di sopralluoghi e supervisioni andando a ritroso di oltre dieci anni nei passaggi di gestione per poi raccogliere tutto il materiale necessario e avviare il procedimento di revoca.

Nella determina pubblica, il dirigente comunale analizza una per una le memorie della società “La Ristorazione srl”, concessionaria di Eriberto dal 1998, replicando punto per punto: «Le suddette argomentazioni non sono idonee a determinare l’ente comunale di un provvedimento diverso dalla decadenza». E aggiunge: «La maggior parte delle contestazioni, ciascuna delle quali di per sé idonea a determinare la decadenza dell’affidatario, non è stata oggetto di motivate osservazioni da parte della società “La Ristorazione srl”». Ora la società con sede a Latina ha 60 giorni per ricorrere al Tar e impugnare il provvedimento.

I controlli congiunti della Stazione navale, del Comune, dell’Agenzia del demanio e della Capitaneria di porto hanno passato al setaccio lo stabilimento fondato da Eriberto Mastromattei, l’inventore delle palme e dei campi da tennis affacciati sul mare. Dopo la sua morte nel 2008, la struttura è finita in un labirinto di passaggi di gestione e contenziosi, fino a diventare un rudere frequentato da senza tetto e disperati. Tornando al 1998, la concessione passa per la prima volta alla società “La Ristorazione srl” che, nelle sue memorie, sostiene di non aver avuto «la disponibilità del bene demaniale “dal 2015 al 2022”» a causa di un contenzioso con il Comune per «il mancato pagamento dei canoni demaniali marittimi».

Ma il dirigente sottolinea che «il contestato non uso continuato del bene demaniale marittimo si protrae ininterrottamente dal 2009» e risulta immutato, a partire dalla «chiusura immediata» dell’attività svolta «abusivamente» dalla “Na.ge srl” sotto l’insegna “Fratelli la Bufala”. Dopo la sospensiva del Tar, «la società ha sempre mantenuto la piena disponibilità del bene demaniale», quindi «poteva e doveva continuare ad esercitare l’attività». La Ristorazione srl sostiene invece di essere stata «impossibilitata per cause non addebitabili a lei». E il Comune ribatte ancora: «Emerge che il non uso continuato della concessione è addebitabile alla responsabilità della società La Ristorazione srl che è sempre stata nella piena disponibilità del bene demaniale».

La società di Latina afferma di non aver «mai affidato abusivamente a terzi l’utilizzo della concessione» e che la società Tartarughino (estranea all’indagine del Roan e alla revoca che interessa solo lo stabilimento Eriberto), tra il 2008 e il 2015, essendo titolare di quote, aveva semplicemente personalizzato gli spazi, «l’interno e l’esterno della struttura con insegne e materiali riportanti il suo logo nonché arredato il terrazzo della struttura con ombrelloni e lettini, onde per cui non trattasi di abusiva sostituzione». Il Comune replica che La Ristorazione e l’altra società «sono due soggetti giuridici distinti» e che solo la concessionaria poteva operare sul demanio; la sostituzione sarebbe stata possibile solo con apposita autorizzazione, «mai chiesta dalla società concessionaria». Autorizzazione che, sottolinea il Comune, non è stata «mai chiesta dalla società concessionaria allo scrivente ente gestore».

La Ristorazione sostiene di aver comunicato al Comune il sub-ingresso della Na.ge per l’attività di ristorante, bar e pizzeria dal 2009 al 2014, ma il Suap aveva dichiarato «l’improcedibilità della suddetta richiesta». Una comunicazione che la società «non ha impugnato nei termini di legge». Per il Comune, quindi, la Na.ge srl è stata «illegittimamente immessa nella gestione». Quanto allo stato dell’immobile, la società sostiene che vi sia stata «un’errata valutazione del rischio» e che i problemi siano risolvibili con interventi ordinari e alcuni straordinari «di natura non strutturale».

Tra le contestazioni rientrano anche la realizzazione di opere abusive all’interno della struttura. «In merito alle variazioni prospettiche segnalate, si riferisce che esse non hanno impatto significativo dal punto di vista ambientale e paesaggistico per le quali è stata rilasciata autorizzazione Paesaggistica», spiega la società. Variazioni prospettiche che, dice però il Comune, «sono state realizzate in assenza dei necessari titoli edilizi» e che «tale violazione è rilevante ai fini della decadenza dell’affidatario per inadempienza degli obblighi imposti da norme di legge». Impianti che dunque per il Comune sono da definirsi «opere abusive», «innovazioni non autorizzate realizzate sul demanio marittimo». Di qui la revoca, «considerato le irregolarità, le difformità e le violazione rilevate in occasione delle verifiche e dei controlli».

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