Esami comprati alla D'Annunzio, il super-testimone: "Panzone mi propose la laurea"

27 Gennaio 2016

Prima udienza a Pescara per lo scandalo sugli esami truccati. Sotto accusa per corruzione e falso ideologico il docente di tecnica bancaria e professionale

PESCARA. «Nel 2008 gestivo un impianto di carburanti a Montesilvano e un cliente mi presentò il professor Panzone, che si qualificò come docente universitario. Dopo un periodo di frequentazione mi chiese di cambiargli degli assegni, alcuni dei quali recavano la firma di altri e mi prospettò anche la possibilità di frequentare le lezioni, facendomi capire che lui in qualche modo mi avrebbe aiutato a prendere la laurea». È uno dei passaggi chiave della deposizione di Ferruccio D'Ottavio, uno dei sei testimoni dell'accusa che, questa mattina, sono sfilati davanti al tribunale collegiale di Pescara presieduto dal giudice Maria Michele Di Fine, nell'ambito della prima udienza del processo con giudizio immediato a carico di Luigi Panzone, il docente di tecnica bancaria e professionale accusato di corruzione e falso ideologico, in seguito all'inchiesta sugli esami truccati all'Università d'Annunzio di Pescara, per fatti risalenti al 2012.

«Non avevo alcun interesse a conseguire una laurea - ha rimarcato il gestore della pompa di benzina - e quanto agli assegni, quando ad un certo punto mi chiese di stornarli, compresi che c'era qualche problema e smisi di accettarli». Fu proprio il ruolo svolto dal benzinaio, emerso nell'ambito di alcuni accertamenti fiscali condotti dalla Guardia di finanza di Pescara a carico del docente, a richiamare le attenzioni degli inquirenti e a riattivare le indagini della Digos di Pescara su Panzone, per lo scandalo esami truccati. Il docente universitario era già stato indagato, per reati simili, in un altro procedimento.

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Gli uomini della Digos, davanti al pm Mirvana Di Serio e all'avvocato della difesa Giovanni Cerella, hanno ricostruito, punto per punto, le varie fasi delle indagini, alla base del quadro accusatorio: Panzone, in sostanza, avrebbe segnalato ad alcuni suoi colleghi il sindaco di Manfredonia (Foggia) Angelo Riccardi, dietro la promessa del versamento a suo favore di 50 mila euro, e l'imprenditore foggiano Michele D'Alba, che invece gli avrebbe consegnato 13 mila euro. Le pressioni esercitate da Panzone, per consentire a Riccardi e D'Alba di superare positivamente e agevolmente degli esami, sarebbero andate a buon fine, tanto che le prove sarebbero state superate senza neppure essere sostenute o in alcuni casi con uno sforzo minimo.

«Dalle indagini svolte emerse che Panzone aveva un'impellente necessità di danaro, in quanto era protestato e la casa familiare era stata aggiudicata all'asta - ha affermato il sostituto commissario della Digos, Domenico Pantalone, uno dei sei testimoni dell'accusa - Appurammo che il professore aveva avuto contatti frequenti con due studenti lavoratori, ovvero il sindaco Riccardi e l'imprenditore D'Alba. Il primo, in particolare - ha rimarcato il testimone - risultava avere superato sette esami, alcuni dei quali in realtà non erano mai stati sostenuti».

Pantalone ha aggiunto: «Alcune intercettazioni telefoniche e una scrittura privata rinvenuta nel corso delle perquisizioni, hanno fatto emergere che Riccardi si era impegnato a versare 50 mila euro, che sarebbero serviti come anticipo per riscattare la casa familiare di Panzone».

Secondo l'accusa Panzone e Riccardi si sarebbero incontrati più volte a Pescara e il docente universitario avrebbe esercitato una serie di pressioni su alcuni colleghi, consentendo al sindaco di superare brillantemente gli esami. «In seguito Riccardi si è sfilato dall'impegno che aveva assunto - ha riferito ancora il commissario della Digos - e Panzone ha iniziato a rivolgersi a D'Alba, dal quale ha ricevuto 13 mila euro».

Per quanto riguarda gli altri quattro testimoni, tutti uomini della Digos di Pescara, il giudice, con il consenso delle parti, si è limitato ad acquisire le note di servizio. Nel corso della prossima udienza, in programma il 10 marzo, saranno ascoltati gli ultimi cinque testimoni dell'accusa.

Parallelamente prosegue il procedimento, con rito ordinario, a carico non solo di Riccardi e D'Alba, ma anche di Nicola De Marco, docente di inglese alla facoltà di Scienze Manageriali dell'Università d'Annunzio di Pescara-Chieti, Margherita Tinari, componente della commissione e sottoscrittrice del verbale relativo all'esame orale di lingua Inglese II del 26 giugno 2012, e Joelle Touitou, compagna di Panzone. Riccardi è accusato di corruzione, falso e peculato, De Marco e Tinari devono rispondere solo di falso, mentre D'Alba e Touitou di corruzione.