Falsi incidenti, 52 indagati: coinvolti medici, legali e forze dell’ordine. «Un’associazione per delinquere»

Pescara, indagini chiuse. Gli indagati sono accusati di far parte dell’organizzazione che fruttava tra i 2 e i 3 milioni l’anno. Secondo il pm Di Giovanni «denunciavano sinistri mai accaduti falsificando documenti e certificati»
PESCARA. Sono 52 gli indagati che figurano nell’avviso di conclusioni delle indagini che il pm Andrea Di Giovanni ha firmato nei giorni scorsi. Sono, a vario titolo e con ruoli diversi, i protagonisti di una complessa associazione per delinquere dedita a truffe alle assicurazioni con falsi incidenti e con incidenti gonfiati. A capo dell’organizzazione, Jonathan Basile, titolare della “Immobilien e Servizi srl” ed ex socio del Centro medico “Officina della Salute srl” dell’ortopedico Domenico Palmieri uno dei quattro medici indagati, insieme a Ivo De Iuliis, Giovanni Paolini e Romualdo Guerra.
IL RUOLO DEI MEDICI «Coadiuvavano», si legge nell’imputazione relativa ai medici, «Basile mettendo a disposizione i propri studi medici pubblici (soprattutto i presidi ospedalieri di Penne e Popoli) e privati e le proprie prestazioni professionali per rilasciare in modo compiacente referti medici ed esami diagnostici contenenti postumi inesistenti e comunque gonfiati (in alcuni casi rilasciati “al buio” financo in assenza del soggetto danneggiato da visitare)».
AVVOCATI E FORZE DELL’ORDINE Jonathan Basile aveva coinvolto l’intera famiglia in questa redditizia attività illecita che, stando alle indagini, avrebbe fruttato dai 2 ai 3 milioni di euro l’anno: il padre Claudio, i fratelli Salvatore e Mariano, la madre Natascia Bucci, la ex fidanzata Sara Travaglini e l’attuale compagna, la spagnola di origini marocchine Bailla Hossain El Hichou. E poi una cerchia di stretti collaboratori quali Luciano Salvagno, Gustavo Baldacci, Simonluca Marinucci, Nicolas De Marco, Pierpaolo Noto, Vincenzo Noto, Fabiano Selvaggi, Omar Trovarello, e il suo “guardaspalle”, come lo definisce la procura negli atti, Vincenzo Cavallaro, ritenuto personaggio di rilievo della malavita campana. Ma ci sono anche tre avvocati coinvolti: Marina Bellabarba, Enrico Di Bonaventura e Carlo Grumelli che mettevano a disposizione la loro professionalità «per gestire la fase di interlocuzione con i soggetti potenzialmente interessati a partecipare a sinistri simulati oppure propensi ad affidare all’associazione la gestione di sinistri accaduti al fine di gonfiare i danni biologici subiti e percepire illecitamente risarcimenti maggiorati».
E fra gli indagati figurano anche Valentino Valente e Massimiliano Cacciagrano, rispettivamente della polizia municipale di Chieti e della squadra mobile teatina (c’era anche un terzo rappresentante della questura di Ancona che è deceduto) «per certificare l’esistenza e la verificazione di sinistri mai accaduti o per fornire la propria falsa rappresentazione dei fatti oggetto del sinistro o per acquisire informazioni relative a procedimenti in corso e in alcuni casi partecipando quale danneggiato in sinistri simulati», come si legge nell'imputazione. Insomma, una organizzazione che movimentava una gran quantità di soldi, poi reinvestiti per l’acquisto di immobili (magari presi all'asta e poi rivenduti con notevole incremento di soldi) da Jonathan e dai fedelissimi, prima fra tutti la ex fidanzata Travaglini. L’imputazione dettaglia ogni singolo incidente e ogni singola operazione con le compagnie di assicurazione, ma è la descrizione dell’associazione per delinquere che riassume il tutto.
L’ASSOCIAZIONE «Si associavano (contestazione a 25 indagati) allo scopo di commettere una pluralità di delitti: fraudolento danneggiamento dei beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona, sostituzione di persona (di quei soggetti che si facevano visitare al posto di altri in quanto avevano delle specifiche problematiche che non avevano nulla a che fare con gli incidenti ndr), falso materiale ed ideologico in atto pubblico, riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori», attraverso una organizzazione di uomini e mezzi. Con Jonathan al vertice, «dopo aver individuato soggetti potenzialmente interessati denunciavano sinistri mai accaduti o sinistri realmente accaduti (partecipando ad alcuni di essi nei ruoli rispettivamente di responsabile o danneggiato), alteravano e falsificavano documentazione medica a riscontro, inserivano testimonianze e/o verbali di pg confezionati ad hoc al fine di rafforzare la credibilità dell'evento, effettuavano visite mediche addomesticate e/o esami diagnostici su persone consenzienti disponibili a sottoporsi in cambio di denaro...».
GLI INVESTIMENTI E poi, «i vertici dell’associazione reinvestivano il denaro percepito illecitamente in tutto o in parte per la costituzione e/o il finanziamento di società commerciali agli stessi direttamente o indirettamente riconducibili oppure per l'acquisto speculativo di immobili che in parte destinavano a luogo di dimora e in parte o ponevano in locazione generando ulteriori profitti oppure rivendevano a prezzo di mercato incassando ulteriori utili derivanti dalla plusvalenza così generata».
BASILE AI DOMICILIARI Jonathan Basile è attualmente agli arresti domiciliari. Nell’interrogatorio preventivo riferì di una causa civile che aveva intentato contro il suo ex socio, il medico Palmieri, dichiarando che avrebbe avuto paura per la sua incolumità perché l'ortopedico aveva stretto, a suo dire, rapporti societari con Bruno Savignano (estraneo a questa inchiesta), dal quale sarebbe stato indirettamente intimorito e invitato a non proseguire le cause contro il dottore. Sta di fatto che a Basile, la finanza che ha condotto le indagini, arrivò perché stava indagando su Savignano per una vicenda di reati ambientali per i quali la procura sta procedendo con un fascicolo a parte. Ora gli indagati hanno 20 giorni per avanzare richieste di interrogatori o per presentare documenti. Poi il pm passerà alla richiesta di processo.