Fiaccolata contro l’indifferenza
Lavoratori stremati da sette mesi senza stipendio e dalla poca solidarietà
PESCARA. Non è ancora cambiato nulla per i lavoratori della clinica Villa Pini. Stessa rabbia e so sconforto, l’ennesima manifestazione, ma di risposte, dicono «nemmeno l’ombra». Si sono ritrovati ieri sera a Pescara in via Conte di Ruvo, davanti all’assessorato alla sanità, per una fiaccolata che si è mossa tra i fischi di protesta lungo corso Vittorio Emanuele e corso Umberto I, fino a piazza Salotto. In tanti, da giorni, occupano la Regione, mangiano e dormono lì.
Sui tavoli dell’assessorato, coperte, panini, carta igienica. Paola, giovane fisioterapista, è venuta con i suoi due bambini di nove e sei anni: «Non so dove lasciarli e allora li porto con me, e poi li tengo vicini, anche perché in casa si parla solo di soldi e difficoltà, ci sono il mutuo, le bollette, la retta della mensa da pagare». «E’ assurdo», le fa eco Angela Scottu della Cgil, «dobbiamo occupare la Regione per avere un tavolo di confronto».
Le storie si accavallano, sembrano ripetersi. Antonella rischia di perdere la casa perché non ha i soldi per il mutuo, «mia sorella ha garantito per me, ma la banca non ne vuole più sapere». Dioniso racconta di Paola, anche lei fisioterapista, che nel fine settimana «va a raccogliere le olive per mantenere i suoi figli». Annarita arriva trafelata, stanca dopo l’ennesima giornata di «fatica gratuita» ma pronta a manifestare: «Lavoro da trent’anni, ma ora devono smettere di manovrarci perché abbiamo toccato il fondo».
E poi ci sono bambini, il loro disagio comincia a sentirsi. Il figlio di Rocco ha sette anni e a scuola nel pensierino ha scritto: «Papà lavora a Villa Pini e ciò nonostante non prende lo stipendio». Giulia ha salutato la maestra: «Non ci vedremo più, siamo diventati poveri e torniamo in Puglia dai nonni».
Claudia ha 10 anni e ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica chiedendogli di «aiutare la mamma». Una speranza sembra venire da Ignazio Marino, che quella lettera l’ha presa impegnandosi a consegnarla al presidente Napolitano. Ma insieme al malessere dalla folla arriva la denuncia: «La risonanza magnetica è rotta, ma in clinica si continuano a fare quindici interventi al giorno, senza esami strutturali, forse perché i medici guadagnano a provvigione».
I sindacalisti fanno il punto della situazione. «Abbiamo avuto notizia di controlli a tappeto da parte dell’azienda su tutti i centri del Gruppo Villa Pini, per verificare la reale presenza in servizio dei lavoratori», fa sapere Davide Farina della Cisl, «questi controlli mai effettuati prima in modo così pressante hanno il significato di dover scoraggiare le iniziative di protesta contro l’azienda. I lavoratori si stanno sottoponendo a un duplice stress perchè da una parte devono ancora garantire i servizi sanitari, evitare contestazioni dell’azienda e per di più mantenere in piedi il fronte della protesta».
Per lavoratori e sindacati tutto ciò che riguarda la vicenda Angelini è paradossale. «Si occupano più di questa vertenza a Roma che in Abruzzo», osserva Angela Scottu sindacalista della Cgil, «Abbiamo molto aprezzato la sensibilità, la serietà e l’impegno del Senatore Marino che ha voluto chiarire molte cose ascoltando direttamente tutti i protagonisti di questa vertenza dai lavoratori alla proprietà».
La situazione rimane grave e anche i medici, secondo quanto riferiscono i sindacati, stanno lasciano i loro incarichi alla ricerca di altre sistemazioni professionali.
«La condizione economica dei lavoratori è drammatica tra pochi gioni saranno sette gli stipendi arretrati», conteggia la Scottu. I dipendenti dei centri sanitari inoltre hanno l’obbligo di continuare il lavoro anche di fronte a casi eccezionali. «Sono obbligati a lavorare e non hanno nulla a cui appellarsi», prosegue la sindacalista, «perchè nel nostro lavoro si tratta di garantire l’assistenza e non si possono effettuare scioperi ad oltranza. Molti di loro sono tenuti a fare trattamenti domiciliari e tutto quello che fanno lo devono svolgere con mezzi propri. Così sempre più lavoratori sono costretti ad andare a piedi perchè non hanno soldi per la benzina. E’ assurdo che da parte della proprietà e della Regione ci sia questa indifferenza. Durante anche questa occupazione abbiamo avuto persone accanto a noi, qualcuno ci ha sostenuto come il senatore Pd Giovanni Legnini e il segretario regionale Silvio Paolucci, Acerbo di Rifondazione. Dalla Regione non si è visto nessuno eppure stiamo occupando i loro uffici».

Sui tavoli dell’assessorato, coperte, panini, carta igienica. Paola, giovane fisioterapista, è venuta con i suoi due bambini di nove e sei anni: «Non so dove lasciarli e allora li porto con me, e poi li tengo vicini, anche perché in casa si parla solo di soldi e difficoltà, ci sono il mutuo, le bollette, la retta della mensa da pagare». «E’ assurdo», le fa eco Angela Scottu della Cgil, «dobbiamo occupare la Regione per avere un tavolo di confronto».
Le storie si accavallano, sembrano ripetersi. Antonella rischia di perdere la casa perché non ha i soldi per il mutuo, «mia sorella ha garantito per me, ma la banca non ne vuole più sapere». Dioniso racconta di Paola, anche lei fisioterapista, che nel fine settimana «va a raccogliere le olive per mantenere i suoi figli». Annarita arriva trafelata, stanca dopo l’ennesima giornata di «fatica gratuita» ma pronta a manifestare: «Lavoro da trent’anni, ma ora devono smettere di manovrarci perché abbiamo toccato il fondo».
E poi ci sono bambini, il loro disagio comincia a sentirsi. Il figlio di Rocco ha sette anni e a scuola nel pensierino ha scritto: «Papà lavora a Villa Pini e ciò nonostante non prende lo stipendio». Giulia ha salutato la maestra: «Non ci vedremo più, siamo diventati poveri e torniamo in Puglia dai nonni».
Claudia ha 10 anni e ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica chiedendogli di «aiutare la mamma». Una speranza sembra venire da Ignazio Marino, che quella lettera l’ha presa impegnandosi a consegnarla al presidente Napolitano. Ma insieme al malessere dalla folla arriva la denuncia: «La risonanza magnetica è rotta, ma in clinica si continuano a fare quindici interventi al giorno, senza esami strutturali, forse perché i medici guadagnano a provvigione».
I sindacalisti fanno il punto della situazione. «Abbiamo avuto notizia di controlli a tappeto da parte dell’azienda su tutti i centri del Gruppo Villa Pini, per verificare la reale presenza in servizio dei lavoratori», fa sapere Davide Farina della Cisl, «questi controlli mai effettuati prima in modo così pressante hanno il significato di dover scoraggiare le iniziative di protesta contro l’azienda. I lavoratori si stanno sottoponendo a un duplice stress perchè da una parte devono ancora garantire i servizi sanitari, evitare contestazioni dell’azienda e per di più mantenere in piedi il fronte della protesta».
Per lavoratori e sindacati tutto ciò che riguarda la vicenda Angelini è paradossale. «Si occupano più di questa vertenza a Roma che in Abruzzo», osserva Angela Scottu sindacalista della Cgil, «Abbiamo molto aprezzato la sensibilità, la serietà e l’impegno del Senatore Marino che ha voluto chiarire molte cose ascoltando direttamente tutti i protagonisti di questa vertenza dai lavoratori alla proprietà».
La situazione rimane grave e anche i medici, secondo quanto riferiscono i sindacati, stanno lasciano i loro incarichi alla ricerca di altre sistemazioni professionali.
«La condizione economica dei lavoratori è drammatica tra pochi gioni saranno sette gli stipendi arretrati», conteggia la Scottu. I dipendenti dei centri sanitari inoltre hanno l’obbligo di continuare il lavoro anche di fronte a casi eccezionali. «Sono obbligati a lavorare e non hanno nulla a cui appellarsi», prosegue la sindacalista, «perchè nel nostro lavoro si tratta di garantire l’assistenza e non si possono effettuare scioperi ad oltranza. Molti di loro sono tenuti a fare trattamenti domiciliari e tutto quello che fanno lo devono svolgere con mezzi propri. Così sempre più lavoratori sono costretti ad andare a piedi perchè non hanno soldi per la benzina. E’ assurdo che da parte della proprietà e della Regione ci sia questa indifferenza. Durante anche questa occupazione abbiamo avuto persone accanto a noi, qualcuno ci ha sostenuto come il senatore Pd Giovanni Legnini e il segretario regionale Silvio Paolucci, Acerbo di Rifondazione. Dalla Regione non si è visto nessuno eppure stiamo occupando i loro uffici».