Francavilla, ristoratore a casa dopo un mese in coma

Dimesso dalla clinica il 64enne preso a pugni dal pugile Il fratello: ma Antonio ha ancora bisogno di assistenza

FRANCAVILLA AL MARE. Natale a casa per Antonio Cicalini, il 64enne ristoratore di Francavilla aggredito da un pugile lo scorso 25 ottobre al semaforo su viale Alcione, in seguito a una lite scoppiata per motivi legati alla circolazione stradale. Cicalini, che per quell’episodio è rimasto per quasi un mese in coma tra l’ospedale di Pescara e quello di Popoli, prima di essere trasferito in clinica e iniziare un percorso riabilitativo, è stato dimesso dalla struttura di Città Sant’Angelo un paio di giorni fa, anche se dalle parole dei familiari l’impressione è che la strada verso il recupero sia ancora in salita: «Siamo felicissimi che sia qui con noi e che potremo passare questi giorni insieme», dice il fratello Giuseppe, che dal momento dell’incidente non l’ha lasciato un secondo, «ma Antonio ha ancora bisogno di assistenza. Dalla clinica è stato dimesso qualche giorno fa, anche se lui non è ancora in grado di provvedere a se stesso. È nervoso, irrequieto, confuso. Spesso mette insieme tutto quello che gli passa per la testa per comporre frasi che non hanno senso».

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Poi continua: «Ha recuperato la memoria, ma dell’incidente non ricorda assolutamente nulla. Ogni tanto gli provo a parlare per spiegargli la situazione, ma non l’accetta. Appena uscito dalla clinica voleva andare in banca per sistemare i conti del ristorante, ma gli ho dovuto dire che in questo momento non può per le sue condizioni, e non l’ha presa bene».

Giuseppe Cicalini ripercorre anche questi due lunghi mesi passati tra la rianimazione e la riabilitazione: «Per come dovevano andare le cose si può dire che è un miracolato ad essere ancora qui con noi, anche se oggi Antonio non è più la stessa persona di prima. Noi vogliamo continuare a lottare insieme a lui, sperando che possa fare ulteriori passi avanti verso il recupero, ma abbiamo bisogno dell’aiuto delle istituzioni». Quindi interviene l’avvocato Angelo Pettinella, legale della famiglia insieme alla collega Carla Tiboni: «Non sappiamo i motivi che hanno portato alla dimissione. Quello che invece sappiamo è che lui non può rimanere a casa, sia per le sue condizioni sia per quelle dei famigliari, che non riescono a gestirlo. Ci siamo già attivati per cercare un’altra struttura in grado di dargli assistenza, anche per completare il percorso iniziato».
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