Giallo su un'inchiesta bruciata

Così una fuga di notizie bloccò un'indagine su Cantagallo

PESCARA. Un'inchiesta su un appalto da un milione di euro, aperta e chiusa in un lampo senza indagati. Colpa di una rivelazione che l'ex sindaco Luciano D'Alfonso fa a Enzo Cantagallo: «Ti vogliono arrestare, dimettiti», gli confida il 13 novembre 2003 minando la riservatezza dell'indagine. Un consiglio che manda in fumo l'inchiesta e, per gli investigatori, dimostra l'esistenza di un canale di informazione dalla procura a D'Alfonso. 

Un milione di euro di lavori per la «riqualificazione del verde urbano, recupero e valorizzazione della riviera» di Montesilvano affidati senza gara d'appalto: un appalto finito all'impresa Green service di Bruno Chiulli di Spoltore nel 2001, quando Renzo Gallerati è sindaco di Montesilvano e Cantagallo è assessore ai Lavori pubblici con una dote di 999 preferenze. Un «affidamento diretto», ipotizza la procura, per non perdere mesi e mesi e cambiare il volto del lungomare in tempo per la partenza del Giro d'Italia, fissata al 19 maggio 2001, dalla zona dei Grandi alberghi. 

È su questo appalto che la procura di Pescara, nel 2003, apre un'inchiesta delegando la squadra mobile alle indagini. Ma l'inchiesta si conclude già con l'apertura del fascicolo, senza indagati: succede a causa di una fuga di notizie che, dalla procura, arriva a D'Alfonso e, da D'Alfonso, rimbalza prima a Gallerati e dopo anche a Cantagallo, ritenuto il principale indiziato a causa di presunti versamenti da Chiulli. Lo stesso Chiulli, tre anni più tardi, sarà il perno dell'inchiesta Ciclone, condotta dalla squadra mobile di Nicola Zupo, e confesserà di aver pagato tangenti a Cantagallo. 

È D'Alfonso a informare Cantagallo dell'inchiesta del 2003: «Ti vogliono arrestare, dimettiti», gli dice. Un retroscena raccontato da Cantagallo, ormai sindaco, in un colloquio intercettato durante l'inchiesta Ciclone: «D'Alfonso mi ha detto: "Guarda che ti vogliono arrestare". È vero che io non avevo fatto niente», rivela all'ex assessore all'Urbanistica Attilio Vallescura che, il 19 settembre 2006, ha appena ricevuto un avviso di garanzia, «però il sindaco di Pescara che ti dice "dimettiti, fai questo fai quest'altro".

Luciano e Gallerati mi hanno fatto andare alla stazione e D'Alfonso m'ha detto, non me lo dimenticherò mai, era il 13 novembre, una giornata infernale, pioveva: "Ti devi dimettere"».  Una dichiarazione che, per gli investigatori, significa l'esistenza di un canale che parte dalla procura di Pescara e arriva a D'Alfonso e, da D'Alfonso, si ramifica fino alle altre personalità politiche di spicco del centrosinistra.  Forse due le fughe di notizie. La prima, nel 2003, compromette l'indagine sui lavori della riviera: un'inchiesta aperta e chiusa, proprio a causa dell'informazione di D'Alfonso a Cantagallo.

L'appalto sospetto torna dentro l'inchiesta Ciclone ma, oggi, i reati sono prescritti.  La seconda fuga di notizie, molto probabile ma non confermata, si registra nel 2006: l'inchiesta Ciclone, che condurrà il 15 novembre all'arresto di Cantagallo, è già in corso e D'Alfonso lo chiama più volte per «prendere un caffè». «Ci dovremmo prendere un caffè quando hai tempo», gli dice anche il 14 maggio 2006. Cantagallo: «Sì, quando vuoi». Ma D'Alfonso ha fretta: «O oggi, o stasera, va bene?». Cantagallo prova a capire il perché dell'invito urgente: «Sì, sì, ma tutto a posto?». D'Alfonso non si sbottona: «Sì». Cantagallo insiste: «Come va la politica?». D'Alfonso: «Bene, bene, bene ma poi ti... ma dove ti trovi?». Cantagallo: «Sto alla trattoria da Gerardo a mangiare con i genitori miei e di mia moglie, è la festa della mamma».

Non parla tanto al telefono ma, dal tenore delle conversazioni, gli investigatori ritengono che l'ex sindaco di Pescara sia bene informato sull'inchiesta Ciclone. Un'ipotesi rafforzata da una telefonata di Cantagallo al suo capo di gabinetto Lamberto Di Pentima: «Mi ha chiamato D'Alfonso, ha detto che vuole prendere un caffè», racconta appena venti minuti dopo aver parlato con lui. «E tu gli hai chiesto come mai?», domanda Di Pentima. «No, no, è da parecchio tempo che non lo sentivo, è stato fuori a Gerusalemme». Cantagallo poi dice: «Farà il cesso, sicuramente, figurati». Di Pentima: «Ma bisogna vedere come e per chi lo fa».  Un altro invito di D'Alfonso è del 28 settembre 2006, periodo cruciale per l'inchiesta Ciclone: «Vieni da Fattoria Fernando a prendere un caffè». Un'ora dopo, Cantagallo si precipita da Di Pentima: «Dove sei? Vediamoci sotto il tuo studio».

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