«Ho comprato le armi sotto minaccia»

6 Giugno 2010

Davanti al giudice l'operaio arrestato confessa. Ma non rivela chi sono i committenti

MONTESILVANO. Ha confessato di averle comprate lui quelle sedici armi acquistate con documenti falsi in mezza Italia. E di averlo fatto per paura delle minacce che lui e la sua famiglia subivano. Ecco cosa ha detto Francesco Bersano durante l'interrogatorio davanti al gip.

Bersano, operaio quarantaquattrenne di Montesilvano, era stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Montesilvano coordinati dal capitano Enzo Marinelli con l'accusa di aver comprato con documenti falsi tredici pistole di grosso calibro, due revolver, un fucile a pompa e diverse centinaia di munizioni. Un vero e proprio arsenale sparito nel nulla, quasi certamente rivenduto.

Francesco Bersano, che è accusato di porto e detenzione abusiva di armi, falsità in documenti e sostituzione di persona, è stato interrogato per rogatoria del tribunale di Venezia dal gip del tribunale di Pescara Maria Michela Di Fine alla presenza del suo avvocato, Maria Croce.

Bersano ha ammesso davanti al giudice di aver comprato tutte le armi per conto di due persone. Ma non ha fornito elementi utili per identificare i committenti dei suoi acquisti. L'uomo ha infatti sostenuto di conoscere solo i nomi di battesimo e il volto di queste due persone e di non essere neanche certo della provenienza dei due. Dall'accento, ha spiegato, si potrebbe dire che sono napoletani.

La prima volta, ha raccontato l'operaio, l'avrebbe fatto perchè aveva bisogno di soldi. A quel punto lui avrebbe voluto tirarsi indietro ma i suoi committenti non gliel'hanno permesso.
Francesco Bersano ha detto di essere stato convinto a continuare dalle minacce che i due avrebbero fatto nei confronti della sua famiglia. Per l'acquisto di ogni arma, sostiene il muratore, i suoi committenti gli avrebbero dato 100 euro. Altro Bersano non ha detto.

Gli investigatori intanto sono alla ricerca delle tredici pistole, dei due revolver e del fucile a pompa comprati dall'operaio di Montesilvano da ottobre in poi.

Sono tutti grossi calibri, dalla P38 alla 357 Magnum, cui potrebbero essere interessate ad esempio le bande criminali che si dedicano a rapine importanti o assalti ai portavalori. Per trovare i possibili compratori gli investigatori stanno setacciando le frequentazioni di Bersano alla ricerca di contatti con la criminalità organizzata.

Intanto a breve verrà analizzato il contenuto del computer di uno degli altri indagati, sequestrato durante le perquisizioni effettuate dai carabinieri. Proprio tramite quel pc, si sospetta, potrebbero essere stati realizzati i documenti falsi con cui l'uomo comprava le armi.

I primi acquisti sarebbero stati effettuati il 17 ottobre a Jesolo e Spinea, in provincia di Venezia, motivo per cui la richiesta di arresto è partita dal tribunale veneziano che ha in mano l'inchiesta. Bersano però avrebbe comprato le armi anche in Lazio e per la gran parte in Abruzzo. Gli acquisti venivano effettuati con documenti di identità e porti d'arma falsi, in armeria o da privati via Internet. Non è la prima volta che Francesco Bersano viene indagato per aver comprato armi con documenti falsi. A suo carico anche la procura di Roma ha aperto un'inchiesta per armi comprate sempre ad ottobre ma che non sarebbero le stesse di cui si sta occupando Venezia.

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