«Ho emanato il divieto ma non l’ho detto alla città»

Alessandrini parla in commissione e svela i retroscena della condotta rotta

PESCARA. Sabato primo agosto, il bagno in mare, all’altezza di via Balilla era vietato. C’era un’ordinanza firmata dal sindaco che proibiva a chiunque di bagnarsi in quel tratto di mare risultato fortemente inquinato. Ma nessuno lo sapeva, perché l’amministrazione comunale ha deciso di non informare la cittadinanza con avvisi, cartelli con i divieti sulla spiaggia e con la pubblicazione del documento sull’albo pretorio del Comune.

È quanto è emerso ieri mattina, durante l’audizione del sindaco Marco Alessandrini nella seduta congiunta delle commissioni Ambiente e Vigilanza, convocate dai rispettivi presidenti, Fabrizio Perfetto e Carlo Masci, per parlare di quei giorni drammatici, 28 e 29 agosto, quando si è rotta una condotta fognaria in via Raiale ed è finita in mare un’enorme quantità di liquami. Ossia 25mila metri cubi, corrispondenti a 25 milioni di litri di acqua inquinata: sono le cifre diffuse ieri dall’Aca. Quella condotta, tra l’altro, si è rotta per 11 volte in tre mesi e chissà quanta acqua sporca è finita in mare. Alessandrini ha aperto il suo intervento con queste parole: «Questo mi sembra un tribunale del popolo, sono qui per smentire una non notizia». E alla fine ha rivelato: «L’ordinanza è stata formalizzata, ma non è stata applicata, perché ero sicuro, verosimilmente, che l’esito delle analisi del mare successive sarebbe stato favorevole». Così è stato, fortunatamente, ma il sindaco non poteva saperlo prima visto che ci vogliono 48 ore di tempo dai prelievi, effettuati il primo agosto, per sapere l’esito degli esami. La sua affermazione ha scatenato una valanga di critiche, da parte dell’opposizione, ma anche di alcuni cittadini presenti. Seduta che ha fatto registrare anche momenti di forte tensione.

La riunione era stata convocata per tentare di fare chiarezza, dopo i numerosi allarmi giunti in questi giorni da più parti per il mare inquinato. Diverse sono state le segnalazioni di casi di gastroenteriti e dermatiti, soprattutto tra i bambini. Per questo Perfetto e Masci, d’accordo con gli altri consiglieri di maggioranza e opposizione hanno convocato in commissione il direttore dell’Arta Giovanni Damiani, il direttore tecnico dell’Aca Lorenzo Livello, il primario del reparto di Infettivologia Giustino Parruti e il sindaco. E dopo una breve relazione dei due tecnici e del medico, è cominciato un dibattito molto acceso, con i consiglieri di opposizione, che hanno attaccato l’amministrazione Alessandrini e la maggioranza, che ha tentato di difenderla. Livello, durante la sua audizione, ha rivelato di aver informato della rottura della condotta il vice sindaco Enzo Del Vecchio, lo stessa sera del fatto. Quindi, l’amministrazione era al corrente di ciò che stava accadendo e cioè che si stavano riversando in mare 2mila metri cubi l’ora di liquami. Ma la popolazione non è stata avvertita. E solo il primo agosto il sindaco, dopo aver avuto notizia dall’Arta dell’esito sfavorevole delle analisi in via Balilla con valori dei colibatteri alle stelle, ha deciso di firmare l’ordinanza di divieto della balneazione. Ma di quell’ordinanza nessuno ha saputo niente e nemmeno di quella successiva, del 3 agosto, di revoca del divieto.

Due ordinanze fantasma, di cui tutti ignoravano l’esistenza, che hanno contribuito a rendere il clima in commissione incandescente. «Alessandrini», ha detto Masci, «ha scientemente nascosto ai pescaresi che dalle 22, del 28 luglio alle 17, del 29 luglio, sono stati sversati nel fiume almeno 25mila metri cubi di liquami. Il sindaco, in una situazione di emergenza verificatasi in piena stagione estiva, non ha ritenuto di avvertire la popolazione del rischio che correva facendo il bagno in mare, manifestando un’incoscienza senza pari. Ma sua irresponsabilità si è appalesata, quando ha pubblicamente dichiarato che ha fatto l’ordinanza, dicendo di non apporre i cartelli in attesa di un’ulteriore verifica». Duro anche il giudizio espresso dai consiglieri di Forza Italia Marcello Antonelli, Vincenzo D’Incecco e Fabrizio Rapposelli. «Questo è un sindaco inadeguato, incapace di salvaguardare la salute dei suoi cittadini», hanno affermato in una nota, «dopo la rottura della condotta, il sindaco ha pensato di non prendere provvedimenti e di non fornire una benché minima comunicazione ai pescaresi per spiegare cosa stava accadendo». «Il sindaco», hanno aggiunto gli ex assessori Berardino Fiorilli e Armando Foschi, «contravvenendo alle indicazione del decreto legislativo 116, del 2008, ha deciso di non dare attuazione a quell’ordinanza di divieto e ha permesso che i cittadini continuassero per giorni a fare il bagno nell’acqua sporca di feci». «La gente ha scoperto cio che era successo 10 giorni dopo, per questo si è creato allarme», ha osservato la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Sara Marcozzi.

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