I parenti furiosi: «Perché non ci dite nulla?»

Lo strazio dell’attesa: «Siamo abbandonati a noi stessi». La prefettura: contano solo le notizie ufficiali

PESCARA. Da una parte il cuore e la testa dei familiari che scoppiano per attesa e tensione e dall’altra una sola parola: “ufficialità”. E non importa se da Rigopiano rimbalzano i nomi di chi, da sotto le macerie dell’albergo distrutto, inizia a rispondere ai soccorritori. Perché l’istituzionalità non conosce sentimenti, ma solo notizie ufficiali che diventano tali solo quando il sopravvissuto viene estratto dalle macerie. Altrimenti, non ci si può sbilanciare. È questo che ricorda il prefetto Francesco Provolo ai familiari che a fine serata li incoraggia a tenere duro, ma di più non dice. Anzi, dice molto meno di quello che si sarebbero aspettate le decine di persone disposte ad attaccarsi anche alla più flebile delle speranze. «Siamo stati abbandonati a noi stessi per tutta la giornata», sbotta Riccardo Ciferni cognato di Sebastiano Di Carlo, «nessuno a cui chiedere, nessuno con cui confrontarsi, il nulla. Ci hanno messo a disposizione una stanza senza dirci neanche i nomi di chi si è salvato. Ma perché?». Così anche Maila, un’amica di Emanuele Bonifazi arrivata dalle Marche che per tutto il giorno, come gli altri, vaga tra il pronto soccorso e l’aula magna nella speranza. E invece neanche quelli dicono. È un’altalena di sentimenti con le voci che da Rigopiano danno Piero Di Pietro, la bandiera del Lauretum, vivo e che invece l’ufficialità nega infischiandosene delle due figlie Fabrizia e Federica che stanno pregando per i due genitori, e del fratello di Piero. Stesso discorso per Piergiovanni e Riccardo Di Carlo, 20 e 17 anni che aspettano l’arrivo del fratello Edoardo sicuri di riabbracciare anche i genitori Sebastiano e Nadia. Perché per tutto il giorno notizie ufficiose li danno per vivi mentre l’”ufficialità” a fine serata nega che i due genitori hanno dato segni di vita da quella bolla d’aria dove sono sopravvissuti gli altri. E Piergiovanni, faccia pulita che ha tenuto duro fino a quel momento, sbotta a piangere. Quasi in lacrime Alessandro Di Michelangelo, poliziotto come il fratello Domenico: «Ho visto e parlato solo con mio nipote Samuel. E' vivo e sta bene. Stanno cercando Domenico e Marina. Per ora hanno individuato altre persone. Ma non so nulla di più. Samuel mi ha salutato. Appena mi ha visto mi ha detto “ciao zio“, con il cappellino della polizia in testa».