Il bombarolo interrogato dal pm: «Volevo lanciare un segnale»

17 Dicembre 2013

Tre incendi e un ordigno piazzato al piano terra di una trifamiliare: Roberto Di Santo, sentito per trenta minuti, ha spiegato i motivi dei suoi gesti

"Mi assumo la responsabilità degli atti incendiari che ho commesso, sono stati riprovevoli. Non volevo farmi giustizia da solo ma segnalare alcuni difetti del sistema giudiziario e le sue lungaggini". E' stato interrogato per una trentina di minuti il "bombarolo" Roberto Di Santo ancora in carcere con le accuse di vari atti incendiari. L'uomo è' stato interrogato dal pm Silvia Santoro spiegano i motivi dei suoi gesti, parlando dei "disagi della situazione giudiziaria" e chiedendo anche un paio di settimane di libertà per raccogliere prove. La richiesta non e' stata accolta dal presidente del collegio che ha rinviato l'udienza al 7 gennaio.

Subito dopo l'arresto dell'uomo, il pm Silvia Santoro aveva chiesto il giudizio immediato, accolto poi dal gip del Tribunale di Pescara. Di Santo è accusato, fra le altre cose, di aver costruito e piazzato un ordigno incendiario, a Villanova di Cepagatti ( Pescara), di aver dato fuoco all'auto della sorella davanti al Tribunale di Chieti e di aver appiccato un incendio in una ex casa famiglia, sempre nel chietino.

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