Il caos del pronto soccorso: lunghe file, sovraffollamento e carenza di personale

Fino a 300 ore per un posto letto, pazienti dislocati su barelle di fortuna, senza alcuna privacy e un numero estremamente ridotto di medici a fronte del flusso nutrito di pazienti. E il PD apre un dossier per sollecitare risposte immediate
PESCARA. Il 4 febbraio, ore 22,30, nei Pronto soccorso di Pescara, Penne e Popoli c’erano 91 pazienti; allo stesso orario nei Pronto soccorso della Asl di Chieti (ospedali di Lanciano, Vasto, Ortona e quello clinicizzato) erano ricoverati in 77 e nella Asl teramana (4 ospedali, Teramo, Giulianova, Sant’Omero e Atri) erano 74. Parte da questo confronto l’analisi sulle criticità della Medicina di emergenza urgenza della Asl pescarese e sulla quale poggia la richiesta, l’ennesima, del Pd, al presidente della giunta regionale Marco Marsilio e all’assessore Nicoletta Verì di «porre rimedio ad un quadro che continua a peggiorare di anno in anno».
Il consigliere regionale Antonio Blasioli - accompagnato dai consiglieri comunali Piero Giampietro e Michela Di Stefano – spiega di aver raccolto testimonianze e dati da dirigenti Asl, primari, medici, infermieri, sindacati e singoli cittadini. Da qui un dossier corposo che sarà presentato un po’ alla volta dinanzi al Pronto soccorso, «invocando la risoluzione delle problematiche via via trattate».
LUNGHE ATTESE
Nel Pronto soccorso per avere un posto letto un paziente dovrebbe attendere al massimo 12 ore, che è già un tempo considerevole. «Invece a Pescara», spiega Blasioli, «si sono registrati non pochi casi in cui decine di pazienti sono rimasti ammassati qualcuno addirittura per settimane, precisamente 300 ore, al punto da essere dimesso senza nemmeno passare dal reparto, in ambienti non adeguati e dotati di un solo bagno».
SOVRAFFOLLAMENTO
Dal quadro emerso affiorano scene che hanno riempito le cronache e gonfiato le proteste: «Pazienti dislocati su barelle di fortuna, senza alcuna privacy, senza un campanello per poter chiamare gli infermieri, senza l’ossigeno accanto, senza travi testaletto, senza poter contare nemmeno sul conforto dei propri cari, dato che l’accesso a questi spazi improvvisati è limitato ad una sola ora alla sera, anche nel caso di persone di anziane e non autosufficienti». Condizioni, secondo il pd, che minano il diritto alla salute e finiscono anche per vanificare «l’encomiabile abnegazione del personale sanitario, costretto a lavorare in un contesto caotico che metterebbe a dura prova perfino la lucidità di un robot».
UN DATO POSITIVO
Negli ultimi anni il numero di accessi annui registrato al Pronto soccorso di Pescara ha subito una diminuzione, anche grazie al lavoro della Centrale unica del 118 che smista meglio i pazienti in base alle attese e alle patologie. Si è passati così da 104mila accessi a circa 70mila, una flessione dovuta anche grazie al contributo dei Pronto soccorso di Penne e Popoli, dove gli accessi sono passati rispettivamente da 5mila a 16mila e 14mila 850.
PROSPETTIVE
Per il Pd è opportuno fare in modo che le prestazioni di Penne e Popoli vengano non solo preservate ma anche aumentate: «Si devono fare scelte di efficientamento ma, stando a quanto rivelato dal manager Michitelli, ci sarebbero difficoltà legate alla prestazione in altri presidi dei medici assegnati a Pescara». I medici possono essere spostati dalla loro sede di assegnazione solo per eventi contingenti e non prevedibili e per un massimo di un mese. «In questi sei anni, ci saremmo aspettati concorsi finalizzati all’assunzione di personale per Penne e Popoli. Possibile che dopo sei anni di governo, si stia ancora procedendo per avvisi a tempo determinato?». Nel frattempo Penne continua a reggersi su 5 medici che coprono i tre turni giornalieri mentre Popoli può fare affidamento su tre medici di ruolo più qualche co-co-co a gettone.