La crisi di Caramanico, Sospiri: «riaprire le terme è la priorità della Regione»

Le terme restano chiuse e la situazione non sembra migliorare, ma il presidente del consiglio regionale promette: «Le acque resteranno al paese»
CARAMANICO. «La vicenda dell’impianto termale di Caramanico ha un carattere di assoluta priorità per il governo regionale concentrato sull’individuazione della migliore soluzione per la riapertura dello stabilimento e dell’Hotel La Reserve che rappresentano un patrimonio per la nostra economia». Il presidente del consiglio regionale, Lorenzo Sospiri di Forza Italia, prende un impegno per le terme chiuse da cinque anni, da quando una crisi finanziaria irreversibile ha portato a un fallimento da 25 milioni di euro. Da quel momento, era il 2021, come in preda a un effetto domino la chiusura delle terme ha messo in ginocchio un paese intero e il suo circondario: i residenti di Caramanico sono diminuiti, chiusi 25 negozi e cinque alberghi, posti di lavoro persi.
Anche se le terme restano chiuse, cadono a pezzi e, all’orizzonte, non ci sono certezze, Sospiri difende l’operato dell’amministrazione regionale di centrodestra e dice che «la riapertura dello stabilimento termale che rappresenta una risorsa economica e turistica irrinunciabile per l’intera regione»: «Abbiamo lavorato ogni giorno», afferma il presidente, «per difendere l’intero complesso e i posti di lavoro, abbiamo seguito passo dopo passo le vicende che interessano la struttura e il nostro progetto di rilancio e rinascita che ha superato anche il giudizio dei Tribunali amministrativi. Ma questo», avverte Sospiri, «è anche il momento della responsabilità istituzionale, a ogni livello, al quale sicuramente non giova alimentare perplessità che non hanno ragion d’essere».
Il futuro delle terme è legato indissolubilmente alla vendita giudiziaria dei due lotti – il primo con il complesso termale e l’albergo Maiella e il secondo con il centro benessere La Reserve – e all’assegnazione delle sorgenti attraverso un bando pubblico: l’asta giudiziaria, anche al settimo tentativo, è andata deserta e nessuno si è fatto avanti per rilevare i beni a circa 9 milioni di euro; sul fronte delle sorgenti, il primo tentativo è andato a vuoto con la ditta assegnataria, la Dre srl, che si è tirata indietro e poi il progetto della seconda classificata, la Virgo srl, è stato bocciato per carenza di interesse pubblico visto che la Virgo avrebbe voluto usare le acque termali di Caramanico per fare dei prodotti di bellezza come creme, fanghi e spray. Con l’asta milionaria incagliata, l’altro procedimento è ripartito e il bando scadrà il prossimo 15 ottobre.
Ma l’amministrazione comunale del sindaco Franco Parone teme lo scippo delle sorgenti e ha scritto una lettera di «chiarimenti» all’Areacom, l’agenzia dei grandi appalti della Regione che gestisce la procedura. Durante un consiglio comunale convocato, l’11 agosto scorso, per chiedere all’Areacom e quindi alla Regione la revoca in autotutela della procedura è spuntata una lettera firmata dal direttore generale dell’Areacom Donato Cavallo in cui si mette per iscritto che le sorgenti di Caramanico non potrebbero essere usate fuori dal paese. Ma quella lettera di Cavallo non ha né data né numero di protocollo ed è stata esibita dall’opposizione durante la seduta; soltanto il giorno dopo, la lettera è stata ricevuta via pec dal Comune. Per questo strano intreccio di date, il caso finirà al centro della commissione regionale Vigilanza su richiesta del consigliere regionale Antonio Blasioli del Pd: «Mi chiedo», scrive Blasioli nella sua richiesta di esaminare il caso in commissione Vigilanza, «come sia possibile che una nota di Areacom, non ancora firmata e protocollata, relativa ad una gara pubblica di grande interesse economico sociale e imprenditoriale, possa essere nella disponibilità dei consiglieri comunali di opposizione e non in quella del sindaco che ha richiesto i dovuti chiarimenti». E Blasioli, al presidente della commissione, il consigliere regionale Pd Sandro Mariani, chiede l’audizione di Cavallo, del dirigente regionale Dario Ciamponi e del sindaco. E anche «il deposito di tutta la documentazione» del bando.
Una polemica inutile per Sospiri che è certo di una cosa: «Le acque termali del Comune di Caramanico Terme non potranno essere utilizzate al di fuori del territorio stesso, né tantomeno per fini non strettamente connessi alla ripresa delle attività termali nel medesimo comune». Sospiri va avanti: «La procedura indetta dall’Areacom riguarda l’assegnazione in concessione della sorgente di acque termali Pozzo Gisella nel comune di Caramanico Terme, che parte da quanto previsto dalla Legge regionale 15/2002, la quale disciplina la ricerca, la coltivazione e l’utilizzazione delle acque minerali naturali, di sorgente e termali esistenti nel territorio regionale, dichiarando in modo esplicito che la Regione concorre alla tutela e promuove la valorizzazione delle acque minerali naturali, di sorgente e termali nonché lo sviluppo sostenibile dei territori interessati, ovvero nel caso di specie il Comune di Caramanico». Sospiri ricorda che la giunta Marsilio ha assegnato al Comune “Fonte La Salute”, situata all’interno della Concessione Mineraria “La Salute Santa Croce – Pisciarello”. «È evidente», sostiene il presidente del consiglio regionale, «che non sussista alcun rischio di utilizzo diverso o presso altro Comune delle acque oggetto di gara».
Sospiri entra nel dettaglio del bando: «Quest’ultimo stabilisce tra i criteri premiali di valutazione dell’offerta il possesso di uno stabilimento termale, ovvero “l’organizzazione in possesso a qualunque titolo (proprietà, locazione o altro diritto reale di godimento) di stabilimento termale in Regione Abruzzo in una zona tecnicamente compatibile con il punto di prelievo”. L’espressione “in una zona tecnicamente compatibile con il punto di prelievo” è da intendere che lo stabilimento termale posseduto ai fini dell’ottenimento del punteggio termale deve essere correlato al punto di prelievo oggetto di assegnazione sotto il profilo formale, metodologico nonché tecnologico proprio al fine di evitare un uso diverso dalle attività termali ovvero un uso “non compatibile” con lo stesso anche dal punto di vista territoriale dato che l’assegnazione della concessione, come da legge regionale, mira proprio allo sviluppo dei territori interessati dalla medesima. Ne consegue l’esclusione della possibilità che le acque relative alla concessione pluriennale oggetto di gara possano essere utilizzate anche al di fuori del territorio del comune di Caramanico Terme e per fini non strettamente connessi alla ripresa delle attività termali nel medesimo comune. Ritengo», conclude Sospiri, «che il dibattito possa veramente dirsi concluso, invitando tutte le parti istituzionalmente interessate a garantire massima collaborazione per raggiungere quell’obiettivo che da cinque anni ci vede tutti parimenti impegnati e coinvolti, ossia la riapertura dello stabilimento termale che rappresenta una risorsa economica e turistica irrinunciabile per l’intera regione».