«Il Pd lanci un messaggio di fiducia»

Paolucci: basta con le paure, diamo risposte ai bisogni della gente

PESCARA. Le regionali? «Un pareggio che sa un po’ di sconfitta». Il voto all’Aquila e a Chieti? «Una sconfitta nettissima a Chieti, con un buon recupero all’Aquila, ma di sconfitta si tratta». Il segretario regionale del Pd Silvio Paolucci non ama nascondersi dietro le parole.

Segretario, tutta colpa dell’Udc che si è alleata con il Pdl?
«Condivido la tesi di chi dice che l’Udc è stata determinante in questi mesi per assegnare la vittoria agli altri e negarla a noi. E’ evidente che l’accordo Udc-Pdl ha consegnato al centrodestra un’ampia maggioranza su tutti i territori. Ed è evidente che noi non possiamo non ragionare con l’Udc».

Se è così, è stato saggio secondo lei impostare la campagna elettorale di Chieti sulla Tangentopoli teatina di 18 anni fa in cui è stato coinvolto il segretario cittadino dell’attuale Udc?
«Stavamo in campagna elettorale, loro avevano un’alleanza larghissima e noi strettissima. Ma personalmente ritengo che la strada del futuro non sia quella. Lasciamo agli altri gli argomenti giustizialisti o populisti».

Da dove si ricomincia?
«Il punto di partenza è l’orribile 2008 dove il Pd è stato azzerato. Ora risalire la china richiede tempo».

E allora?
«Ritengo che il Pd debba ridefinire il suo profilo ideale e immaginare la sua presenza in questa società».

In che modo?
«La destra invoca ed evoca la paura della crisi. Noi dobbiamo lanciare un messaggio di fiducia e speranza. Per farlo occorre parlare ai cittadini, capire in che modo parlare ai piccoli artigiani e commercianti, alle piccole e medie imprese, ai risparmiatori, alle persone che per aprire un’attività lo fanno scontrandosi con procedure disegnate per chi è suddito e non cittadino, ai giovani sempre più precari, agli studenti che hanno diritto a frequentare università non slegate da possibilità di trovare un lavoro. E’ su questi i cittadini senza rappresentanza che va costruito un nuovo profilo culturale per lanciare proposte. Abbiamo tempo per farlo, così come abbiamo tempo per costruire una classe dirigente».

A che punto è il Pd abruzzese?
«In parte la stiamo già rinnovando. Abbiamo bisogno di persone generose e di qualità e competenza che stiano su questi temi. Noi avevamo nei territori una grandissima qualità. E da lì veniva il nostro consenso. Ora, a parte lodevoli eccezioni, in troppi luoghi il Pd si è avvitato su se stesso, tra liti e correnti interne. Ma siamo tutti in campo con la nostra faccia: se a Roseto o a Francavilla o a Spoltore si litiga, beh, non è quella l’immagine che dobbiamo dare. Occorre una presa di responsabilità da parte di tutti».

Come vede l’azione della giunta Chiodi?
«Chiodi è lì da oltre un anno ma non ho visto una regia o un protagonismo forte. Sulla sanità avevano l’occasione di aggredire il debito ma mi pare che non abbiano idee in merito».

Sulla ricostruzione?
«Oggi non mi pare che abbiano più alibi. Il terreno di sfida è soprattutto quello. Dall’Abruzzo dobbiamo lanciare il migliore modello al mondo di ricostruzione, giacché L’Aquila è ormai il più grande cantiere in attività al mondo. Dobbiamo distinguerci con una ricostruzione che sia da esempio, che faccia scuola».

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