Il Pm: "Spariti 4 milioni all'Aca". Falso in bilancio: sette indagati

Dal filone delle tangenti a quello del falso in bilancio: nuova inchiesta relativa agli anni di Ezio Di Cristoforo. La perizia: società come centro politico
PESCARA. False comunicazioni sociali, premi sospetti, «malcostume nei rimborsi», ombre sulle consulenze, «perversa logica politica». E ’ una summa della presunta «mala gestione» dell’Aca sotto gli anni di Ezio Di Cristoforo la relazione del consulente della procura che, in 140 pagine, è arrivato a questa conclusione: alcuni precedenti amministratori dell’Aca avrebbero prodotto, per l’accusa, un falso in bilancio di oltre 4 milioni di euro e «la società che gestisce un bene primario come l’acqua», scrive il consulente Gianluca Vita, «è stata utilizzata come centro di potere politico non al servizio del popolo ma personale».
Dal filone delle tangenti a quello del falso in bilancio. Non trova pace l’Aca, l’azienda in crisi aggrappata al concordato preventivo, la cui precedente gestione – già finita sotto inchiesta – è di nuovo sotto la lente della magistratura che, stavolta, ha messo le mani nella parte contabile riscontrandone «le anomalie»: «L’analisi di bilancio è impietosa».
Il nuovo filone conta sette indagati, tra cui Di Cristoforo, ed è uno stralcio di quello madre per cui l’ex presidente, 58 anni, di Bolognano, era finito nel luglio 2013 ai domiciliari terminando così il suo percorso nell’Aca. Quel fascicolo del pm Anna Rita Mantini era nato dalle confessioni di un imprenditore aquilano che aveva messo a verbale le presunte richieste di tangenti in cambio di appalti: confessioni che sono state approfondite e hanno dato il via alla nuova inchiesta per false comunicazioni sociali e truffa e al percorso a ritroso degli inquirenti nella gestione dell’azienda: cosa è successo nell’Aca tra il 2009 e il 2012? E’ a questo che ha risposto il consulente marchigiano Vita la cui relazione è stata depositata negli atti del fascicolo madre le cui indagini sono state svolte dagli uomini della Forestale di Annamaria Angelozzi e da quelli della squadra Mobile di Pierfrancesco Muriana.
La procura: «Di Cristoforo, premi illegittimi». Il consulente, prima di esaminare i bilanci fino al 2012, ha fatto una fotografia dello stato dell’Aca all’epoca introducendola così: «All’Aca si è creata una commistione devastante, un partito dell’acqua che ha comportato la preferenza dell’interesse privato nella gestione degli appalti e con scambio di voti per favoritismi personali».
Secondo il consulente, ad esempio, nel 2009 gli amministratori, tra cui Di Cristoforo e il vice presidente Giuseppe Di Michele, avrebbero arrecato un danno all’azienda di circa 728 mila euro di cui «emolumenti non dovuti» per circa 50 mila euro. Premi, indennità che, nota il perito, sarebbero cresciuti negli anni arrivando ad oltre 200 mila euro nel 2012.
Premi legittimi? Per il consulente no perché, come scrive: «A fronte dei risultati economici positivi nel periodo 2009-2013 Di Cristoforo ha ottenuto premi per 246 mila euro e, complessivamente tra onorario, premi su utili e trattamento di fine mandato e rimborsi la cifra arriva a quasi 600mila euro, ragguardevole», commenta Vita, «per la funzione rivestita dall’indagato e che in base alla normativa nazionale e agli accordi con l’Ato non ha alcuna autonomia gestionale».
Secondo la procura quei «premi» sarebbe stati «illegittimi» e il consulente si sofferma su un’assemblea dei soci del 25 maggio 2010 e su due verbali sospetti. In quello trascritto dalla società incaricata di registrare l’adunanza e firmato da Di Cristoforo «non c’è traccia», dice il consulente, «dell’approvazione del “regolamento indennità di risultato degli amministratori”» ma nel verbale dell’assemblea ci sarebbe stato, invece, quel regolamento. E’ questo uno dei casi per cui il perito della procura individua l’ipotesi di truffa: premi che – secondo la versione dell’accusa – non sarebbero spettati agli amministratori.
«Bilanci non veritieri, Di Cristoforo non ha fatto nulla per lo squilibrio finanziario». Oggi l’Aca è un’azienda che ha accumulato oltre 100 milioni di debiti, una dissesto che il consulente mette anche in relazione con la gestione precedente.
L’analisi di ogni bilancio – 2009, 2010 – fatta da Vita si conclude sempre con la stessa formula: «False comunicazioni sociali a danni di soci e creditori... Sono stati esposti nei bilanci e nelle altre comunicazioni sociali fatti e valutazioni non rispondenti alla reale situazione economica, finanziaria e patrimoniale». Valutazioni che, alla fine della relazione, portano il consulente a ipotizzare la cifra di oltre 4 milioni di euro di danni, una «distrazione erariale» per cui Vita chiama in causa la Corte dei conti.
«Con Di Cristoforo effetti nefasti sull’Aca». Ogni tabella della relazione è accompagnata dall’illustrazione del professionista che, in un tratto, scrive: «Di Cristoforo non ha in nessun modo tentato di arginare la situazione di squilibrio economico-finanziario, anzi l’ha peggiorata imbastendo un sistema clientelare nella gestione dei costi e dei pagamenti che ha avuto i suoi effetti nefasti sui dati di bilancio dell’Aca».
«L’analisi è impietosa», aggiunge ancora, «non improntata ai criteri di efficienza economica e finanziaria richiesta». Assenza di controlli, sempre per la procura, che conclude per un «dissesto provocato dall’amministrazione dell’Aca nel periodo di gestione dell’indagato Di Cristoforo».
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