«Il vaccino? Potrebbe proteggerci a vita» 

L’esperto Manzoli risponde alle quattro domande principali

«Non possiamo ancora averne la certezza assoluta, ma è probabile che bastino due dosi per essere protetti a vita contro questi ceppi di coronavirus». Sono le parole del medico epidemiologo Lamberto Manzoli, direttore del Dipartimento di scienze mediche dell’Università di Ferrara. L’esperto risponde alle domande del Centro contribuendo a fare chiarezza sulla campagna vaccinale e su cosa c’è da attendersi con l’immunizzazione.
Professore, a distanza di quanti giorni dalla somministrazione il vaccino produce il suo effetto di difesa dal virus?
«L’immunità parte dopo 28 giorni dalla prima dose di Pfizer, dopo 14 o 21 giorni dalla somministrazione di Moderna e AstraZeneca. Ovviamente si tratta di una tempistica media, valutata in base alla velocità con cui vengono prodotti gli anticorpi. Dopo la seconda dose, invece, i tempi si riducono a sette giorni per il vaccino Pfizer e 14 per Moderna e AstraZeneca».
Quanto dura invece l’immunità da vaccino?
«Non abbiamo ancora certezze assolute sotto questo aspetto. Ritengo che si stia facendo un po’ di confusione su un concetto che è diverso dalla produzione di anticorpi in grandi concentrazioni. Le faccio un esempio più comune: il morbillo. Una volta che ci siamo vaccinati o lo abbiamo avuto è noto che siamo protetti a vita. E se andassimo a valutare il dosaggio degli anticorpi contro il morbillo stesso non ne troveremmo delle alte concentrazioni, perché dopo sei-otto mesi dall’infezione la produzione in grandi quantità non avviene più e rimane l’immunità cellulo-mediata, che comunque protegge. Lo stesso processo vale anche per il coronavirus. Faccio questa puntualizzazione perché sento dire che con il calo degli anticorpi si riduce la difesa dal virus. Non è vero, verrebbero smentiti decenni di teorie mediche. Il punto semmai è un altro».
Cioè?
«Bisogna capire se ci saranno altre varianti. In quel caso i discorsi potrebbero essere diversi. Allo stato attuale, contro questo ceppo di coronavirus per cui ci stiamo vaccinando, è molto probabile che potremmo essere protetti a vita dopo la seconda dose. Se dovessero arrivare delle varianti diverse da quelle che stanno circolando adesso, allora potremmo non esserlo più con questo tipo di siero».
Quali misure devono continuare ad osservare le persone una volta che si sono vaccinate?
«Anche questo è un altro aspetto che merita un approfondimento. Faccio una riflessione: se, come sembra, i vaccini sono efficaci al 90-95 per cento, se, procedendo con la campagna vaccinale arriveremo entro tempi brevi all’auspicata immunità di gregge, se il numero dei contagi continuerà a diminuire e con l’arrivo del caldo continuerà a scendere, una volta messo al sicuro anche gli anziani non vedo il motivo per cui dovrebbero continuare ad essere applicate determinate misure restrittive. Non dico adesso, ma tra un mese o a luglio, certe prescrizioni non avrebbero più senso. Si tratterebbe di qualcosa che sfuggirebbe alla logica».
Crede che si arriverà anche a fare a meno delle mascherine?
«Se tra un mese o due ci saranno pochissimi casi per ogni regione e il numero dei vaccinati raggiungerà un’alta percentuale, ritengo che si possa fare a meno delle mascherine, in particolare all’esterno dove il rischio di contagi è bassissimo. Purtroppo avremo a che fare ancora a lungo con il virus e quindi dobbiamo imparare a conviverci. Non è escluso, infatti, che in futuro possano presentarsi altre varianti rispetto a cui andranno valutati gli effetti. Ad oggi, però, siamo sempre più protetti dal virus e quindi non possiamo continuare a non tenere conto del fatto che esistono i vaccini».
Quindi?
«Con un ulteriore miglioramento della situazione è opportuno ritrovare un minimo di normalità, evitando alcuni eccessi, come potrebbero esserli assembramenti importanti in un mega concerto o nelle discoteche».