Imprenditore di Montesilvano ucciso a Maracaibo

Bruno Allio freddato in auto da due killer mandati dal figlio per mettere le mani sull'eredità, la città sconvolta

MONTESILVANO. L'omicidio dell'imprenditore cuneese Bruno Allio, ucciso il 24 febbraio in Venezuela da due sicari assoldati da suo figlio per questioni di eredità, ha coinvolto e sconvolto anche Montesilvano. È nella città adriatica, infatti, che vivono Lula Torres, ex moglie della vittima e madre del mandante Santiago Allio Torres, e il figlio minore della coppia Diego. Ed è nell'appartamento della riviera, un attico e superattico nella zona di Porto Allegro, che tornava quasi ogni mese l'imprenditore di 60 anni, che si divideva tra Maracaibo, Montesilvano e il paese d'origine, Paesana (Cuneo), dove vivono ancora i suoi familiari.

Da oltre 20 anni, dopo aver cambiato diverse città e aver vissuto per dieci anni a Borghidera, Allio si era trasferito in Sud America per cercare fortuna e, partito da semplice falegname, aveva fatto fortuna mettendo su una ditta specializzata nella produzione di porte e finestre. Da allora, l'imprenditore conduceva una vita molto agiata, non facendo mancare nulla ai suoi figli che vivevano dal 2001 a Montesilvano, a cominciare proprio dal più grande, Santiago, conosciuto da tutti come Brunito e appassionato di belle auto, che Allio da un paio di anni aveva portato a Maracaibo e al quale pare avesse regalato una Mustang GT rossa, proprio un paio di giorni prima di essere ucciso.

All'origine della tragedia una questione economica, dal momento che il figlio 27enne temeva che il nuovo matrimonio del facoltoso padre con una funzionaria statale potesse incidere pesantemente sulla sua futura eredità. Le nozze tra Allio e la nuova compagna Isabela, infatti, erano state annunciate per questa primavera. Tanto è bastato al ragazzo, che era stato tenuto volontariamente fuori dall'azienda dal padre, perché non troppo avvezzo allo studio e al lavoro, per decidere di mettere fine alla vita di Bruno prima delle "pericolose" nozze.

Così Brunito, con la complicità di un amico, si è affidato ad alcuni giovani del posto, pagati con una cifra che si aggira intorno ai 200 mila euro, per uccidere il padre con la stessa pistola dell'imprenditore, rubatagli prima dell'omicidio. Il dramma si è consumato venerdì 24 febbraio quando Allio, come tutte le mattine, è uscito di casa (il complesso residenziale Murano a Maracaibo) ed è salito a bordo del suo Suv Grand Cherokee. Ma ad attenderlo nell'auto, secondo quanto ricostruito dalla polizia venezuelana, c'erano i due giovanissimi sicari assoldati dal figlio, che avrebbero dovuto simulare una rapina.

L'imprenditore ha provato a sottrarsi all'agguato lanciando l'auto contro un muretto ma è stato freddato con due colpi di pistola alla testa. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza hanno, però, permesso alle forze dell'ordine di risalire agli assassini e soprattutto al mandante, il figlio dell'imprenditore, che è stato arrestato poco dopo in un appartamento in cui, secondo quanto riferito dalla stampa locale, sarebbe stata trovata anche della cocaina. Santiago ha poi confessato l'omicidio, messo a punto con la complicità di un amico, spiegando alle autorità venezuelane anche il movente economico. A finire in manette sono stati anche i due sicari pagati per commettere il delitto. A piangere la morte di Allio, resa ancora più atroce dal coinvolgimento del figlio, sono ora l'ex moglie e madre di Brunito, Lula Torres, e il figlio minore Diego, che hanno appreso la notizia a Montesilvano dove risiedono al quinto piano del palazzo di viale Aldo Moro, a pochi passi dai Grandi Alberghi.

©RIPRODUZIONE RISERVATA