Imprese intestate ai manovali: scoperta maxi evasione fiscale a Popoli

I prestanome, prevalentemente slovacchi, erano convinti di aver firmato un contratto di assunzione. Si sono ritrovati titolari di ditte individuali o legali rappresentanti di società. Denunciate sette persone, evasi più di 2 milioni di euro
POPOLI. Creavano delle imprese edili intestandole ai loro manovali slovacchi, inconsapevoli prestanome. Una maxi evasione fiscale nel settore dell'edilizia è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Popoli, al termine di una complessa attività di indagine tra i territori dei comuni di Manoppello, Scafa, Chieti, San Giovanni Teatino e Pescara. Le indagini si sono protratte per un anno sotto la direzione del Sostituto procuratore di Pescara, Barbara del Bono, che ha emesso l'avviso di conclusione delle indagini nei confronti di sette persone imputate a vario titolo per reati che vanno dalla dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, all'emissione di fatture per operazioni inesistenti ed alla sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
Quattro degli imputati risultano residenti a Manopello, uno a Pescara ed uno a S. Giovanni Teatino. Le indagini sono scaturite da una serie di verifiche fiscali eseguite su 25 tra società e ditte individuali, coinvolte in un vasto giro di imprese inesistenti formalmente intestate a "prestanome" di nazionalità prevalentemente slovacca. Tutte le aziende, operanti nel settore edile, sono risultate di fatto riconducibili ad un unico soggetto di Manoppello, attivo in Abruzzo e nelle Marche che, avviati contatti con gli slovacchi, li reclutava come maestranze da impiegare nel settore edile, con la promessa di un compenso mensile, oltre a fornire loro vitto e alloggio.
All'arrivo in Italia, facendo leva sulla scarsa conoscenza della lingua e delle leggi che regolano il nostro paese, gli stranieri firmavano una serie di documenti che, con il miraggio di regolarizzare la posizione, celava la reale intenzione di formalizzare la richiesta di attribuzione di nuove partite Iva. Gli ignari lavoratori si sono ritrovati, quindi, ad essere titolari di ditte individuali o legali rappresentanti di società. Le ditte, tutte in apparenza costituite dalle maestranze ma di fatto riconducibili ad un cittadino di Manoppello, erano state realizzate per appaltare lavori edili che poi venivano eseguiti dagli stessi slovacchi, nella convinzione di essere stati regolarmente assunti dall'imprenditore italiano. Quest'ultimo, poi, incassate le somme di denaro, fatturava gli importi ricevuti in nome e per conto delle neo società, di fatto inesistenti.
Insomma, un giro di fatture relative ad operazioni inesistenti, allo scopo di generare falsi costi e di conseguire indebite detrazioni d'imposta, evitando così anche il pagamento di ogni spettanza contributivo - previdenziale inerente i lavoratori. Da un normale rapporto di dipendenza tra datore di lavoro e dipendente, si era passati, in breve tempo, a prestazioni rese da lavoratori autonomi che avrebbero dovuto personalmente far fronte ad ogni incombenza di carattere contributivo - previdenziale. I finanzieri hanno accertato come, nell'ultimo quinquennio, siano state emesse fatture per operazioni inesistenti pari a circa due milioni e 700 euro, di segnalare elementi positivi di reddito non dichiarati per circa 718.000 euro e violazioni all'Iva per circa 500.000 euro. Infine, 20 partite IVA sono state segnalate all'Agenzia delle Entrate per il provvedimento di chiusura.
Quattro degli imputati risultano residenti a Manopello, uno a Pescara ed uno a S. Giovanni Teatino. Le indagini sono scaturite da una serie di verifiche fiscali eseguite su 25 tra società e ditte individuali, coinvolte in un vasto giro di imprese inesistenti formalmente intestate a "prestanome" di nazionalità prevalentemente slovacca. Tutte le aziende, operanti nel settore edile, sono risultate di fatto riconducibili ad un unico soggetto di Manoppello, attivo in Abruzzo e nelle Marche che, avviati contatti con gli slovacchi, li reclutava come maestranze da impiegare nel settore edile, con la promessa di un compenso mensile, oltre a fornire loro vitto e alloggio.
All'arrivo in Italia, facendo leva sulla scarsa conoscenza della lingua e delle leggi che regolano il nostro paese, gli stranieri firmavano una serie di documenti che, con il miraggio di regolarizzare la posizione, celava la reale intenzione di formalizzare la richiesta di attribuzione di nuove partite Iva. Gli ignari lavoratori si sono ritrovati, quindi, ad essere titolari di ditte individuali o legali rappresentanti di società. Le ditte, tutte in apparenza costituite dalle maestranze ma di fatto riconducibili ad un cittadino di Manoppello, erano state realizzate per appaltare lavori edili che poi venivano eseguiti dagli stessi slovacchi, nella convinzione di essere stati regolarmente assunti dall'imprenditore italiano. Quest'ultimo, poi, incassate le somme di denaro, fatturava gli importi ricevuti in nome e per conto delle neo società, di fatto inesistenti.
Insomma, un giro di fatture relative ad operazioni inesistenti, allo scopo di generare falsi costi e di conseguire indebite detrazioni d'imposta, evitando così anche il pagamento di ogni spettanza contributivo - previdenziale inerente i lavoratori. Da un normale rapporto di dipendenza tra datore di lavoro e dipendente, si era passati, in breve tempo, a prestazioni rese da lavoratori autonomi che avrebbero dovuto personalmente far fronte ad ogni incombenza di carattere contributivo - previdenziale. I finanzieri hanno accertato come, nell'ultimo quinquennio, siano state emesse fatture per operazioni inesistenti pari a circa due milioni e 700 euro, di segnalare elementi positivi di reddito non dichiarati per circa 718.000 euro e violazioni all'Iva per circa 500.000 euro. Infine, 20 partite IVA sono state segnalate all'Agenzia delle Entrate per il provvedimento di chiusura.
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