Investì e uccise un uomo sull’A14 A processo l’autista del camion 

Michele Scarano, 46 anni, stava prestando soccorso al mezzo del cugino: un Tir lo prese in pieno La prima udienza si terrà il prossimo 22 settembre. La moglie e i figli: «Adesso vogliamo giustizia»

FRANCAVILLA. È stato rinviato a giudizio il 58enne romeno Teodor Acatrinei, autista della motrice che il 15 marzo 2021 ha schiacciato e ucciso Michele Scarano, 46 anni, residente ad Apricena in provincia di Foggia e padre di due figli, impegnato a prestare soccorso al mezzo pesante in panne del cugino lungo un tratto dall'autostrada A14 che attraversa il territorio di Francavilla. La decisione è stata presa dal gip Luca De Ninis sulla scorta della consulenza tecnica redatta dall'ingegner Marco Colagrossi, a cui lo stesso magistrato aveva affidato la ricostruzione della dinamica.
L'incidente avvenne tra i caselli di Pescara sud e Pescara ovest-Chieti, direzione Ancona, in un tratto in salita con curva ad ampio raggio e caratterizzato dai lavori in corso. Scarano era partito all’alba, a bordo di una Fiat Punto azzurra, per aiutare il cugino, bloccato sulla piazzola dalla sera precedente. Dopo la riparazione degli pneumatici, per agevolare la ripartenza del camion, aveva cercato di fare rallentare i veicoli in arrivo segnalando la manovra in corso con ampi gesti. Ma, proprio in quegli istanti, era sopraggiunta una motrice che, dopo una brusca frenata, si era messa di traverso e aveva travolto Michele. Questa la ricostruzione fatta allora dalla polizia stradale. Da lì c'è voluto oltre un anno di indagini per arrivare al rinvio a giudizio, accolto con soddisfazione da Gianni Di Marcoberardino, responsabile del gruppo Giesse risarcimento danni a cui si sono affidati la moglie e i figli della vittima: «Dalla consulenza tecnica è emerso che l’autoarticolato condotto dall’imputato procedeva a una velocità di 85 chilometri orari, su un tratto di strada in cui il limite era di 60 e in cui era stata chiusa la corsia di sorpasso a causa di un cantiere», spiega in una nota. «Indipendentemente dalla presenza di Scarano sulla corsia d’emergenza e dal rallentamento in atto, in quel tratto era necessario procedere con cautela e a una velocità ridotta. La vittima aveva indossato la giacca fluorescente proprio per segnalare la ripartenza del mezzo. In quel momento però era arrivato il camion a tutta velocità, con l'autista che nel tentativo di frenare ne aveva perso il controllo, anche a causa della rottura della valvola proporzionale, come emerso dalla perizia, finendo con lo schiacciare la vittima contro il muro di contenimento».
Sulla vicenda intervengono anche la moglie Rosa e i figli di Scarano, Mariantonietta e Antonio: «Negli ultimi mesi abbiamo spesso sentito la frase “doveva andare così”. Secondo noi, invece, è andata proprio come non doveva andare. Michele Scarano non era una persona qualunque: oltre ad essere un padre di famiglia di soli 46 anni e un lavoratore, era una persona di cuore con un fortissimo senso civico. È stato strappato a questo mondo nel peggiore dei modi, lasciando un vuoto immenso. Ora vogliamo giustizia». Il processo si aprirà il prossimo 22 settembre davanti al giudice monocratico.