«Io, tenuto sotto tiro da un evaso»

Il gioielliere contro il magistrato: «Che farebbe con una pistola puntata?».

PESCARA. «Al magistrato che ha concesso il permesso premio al bandito autore dell’assalto alla mia gioielleria auguro di ritrovarsi con una pistola puntata addosso per un quarto d’ora». Il giorno dopo la rapina con tre colpi sparati, Luciano Ciavattella trasuda ancora rabbia. A 24 ore dall’assalto alla gioielleria Montalbano di corso Vittorio Emanuele - una rapina conclusasi con tre colpi di pistola esplosi e tre arresti compiuti dalla polizia tra la folla del centro - il gioielliere Luciano Ciavatella ripercorre quei quindici minuti interminabili. Un quarto d’ora passato insieme alla moglie Gabriella Montalbano e alla suocera Antonina, sotto il tiro di tre banditi - i fratelli pugliesi Enrico e Paolo Grassi di 23 e 24 anni e Massimo D’Onofrio, 32 anni di Napoli.

Uno dei tre, Paolo Grassi, in carcere a Taranto con l’accusa di tentato omicidio, ha usufruito di un permesso premio ma non è più tornato nel penitenziario: alla questura di Pescara, la nota d’informazione sull’evaso è giunta dal 12 giugno. «Come può un magistrato decidere di accordare un permesso premio a un malvivente?», si chiede il gioielliere, «auguro al magistrato di ritrovarsi con una pistola puntata addosso per un quarto d’ora. Chissà se dopo cambierebbe la sua decisione». Per il gioielliere, finire sotto tiro è stata anche una beffa: «A marzo ho chiesto il rinnovo del porto d’armi che detengo da dieci anni ma ad aprile, nello stesso giorno in cui un gioielliere di Cinisello Balsamo è stato percosso e derubato, è giunta la risposta negativa del prefetto Paolo Orrei.

Alla mia seconda richiesta è giunto un secondo diniego. È stata una decisione unilaterale», continua Ciavattella, «presa d’autorità senza neanche consultarmi. Per questo ho presentato la terza richiesta al ministro dell’Interno Roberto Maroni e sono in attesa di risposta». Uno dei banditi, sabato, è entrato nella gioielleria di corso Vittorio Emanuele, strada affollata per il primo giorno di saldi, con il pass dei Giochi del Mediterraneo appeso al collo: gli agenti della volante, diretti da Francesco Costantini, hanno scoperto che si tratta di un pass contraffatto realizzato ritagliando il logo di Pescara 2009 e infilandolo in una busta plastificata. Questo particolare, secondo la polizia, significa che i banditi hanno provato a compiere la rapina contando di disperdersi subito dopo tra la folla di Pescara.

Ma non è andata così: l’allarme della gioielleria ha portato le volanti della polizia di Pescara e del reparto prevenzione crimine di Bologna davanti al locale. Quando si sono visti braccati, dai cellulari dei tre rapinatori sono partite alcune telefonate: una probabilmente diretta al palo in attesa in strada, seduto nella Fiat Uno parcheggiata accanto alla gioielleria e risultata rubata. Un’altra telefonata forse è stata fatta alla fidanzata di uno dei banditi: «Amore ci hanno preso». «Quando sono stati circondati, il tono dei rapinatori è diventato dimesso, spaventato. Hanno cercato uscite secondarie per scappare ma non ci sono», racconta il gioielliere. Dalla volante, l’inchiesta, coordinata dalla pm Valentina D’Agostino, passa nelle mani della squadra mobile di Nicola Zupo per capire se i tre hanno messo a segno altri colpi in zona.

L’arresto tra gli applausi della folla viene promosso anche dal sindacato di polizia Coisp che, con una nota firmata dal segretario regionale Alessandro Rosito, afferma: «Questo episodio dimostra come non sia possibile abbassare mai la guardia e come siano sconsiderati i tagli di bilancio a danno delle forze di polizia. Quanto accaduto sia motivo di riflessione per tutti».