Italo Basilisco non si trova da un anno, il racconto del fratello: «Era con me, poi è scomparso»

24 Settembre 2025

Parla per la prima volta Orazio, l’ultimo a vederlo a Villa Celiera per cercare funghi: «A volte dormo con la luce accesa e immagino che torni da me. Sto male, cerco di metabolizzare il dolore»

SPOLTORE. «Tornassi indietro non ce lo porterei, neppure se me lo chiedesse con un fucile puntato». Piange e singhiozza, poi si ferma, fa un respiro e cerca di tornare a quel giorno di un anno fa, quando la sua vita è cambiata mentre cercava funghi. E ora si aggrappa solo ai ricordi Orazio, con la speranza di rivedere suo fratello Italo Basilisco, 71 anni, ormai ridotta al lumicino. Un anno fa, intorno alle 8, Orazio, 75 anni, una vita da contabile, era a bordo della sua auto, una Ford Fiesta bianca, diretto verso casa di Italo, a Sambuceto.

Di lì, la solita tappa per prendere l’acqua alla fontana, poco prima del Voltigno e poi, diretti in una zona pianeggiante a metà strada tra la riserva e il ristorante ‘Il fungaiolo’, per una mattinata a cercare funghi. Ma Orazio, che conosceva quella zona a memoria, non sapeva che di lì a poco quello sarebbe stato il punto in cui si ritroveranno decine di soccorritori per cercare suo fratello. Ma senza mai trovarlo.

Signor Orazio, è passato un anno esatto da quel giorno. Dall’ultima volta che ha visto suo fratello Italo. Come sta?

«Sto male, sto provando piano piano a metabolizzare ciò che è accaduto, ma questa ricorrenza mi fa tornare il dolore di quel giorno. Tornassi indietro non ce lo porterei neppure se me lo dicesse con un fucile puntato».

Allora torniamo indietro, che tipo era Italo?

«Era tranquillo, gli piaceva scherzare con tutti. Nella vita è stato un grande artigiano, aveva un’impresa di lavorazione legno. Io gli volevo un gran bene, era il mio unico fratello. Eravamo molto legati, negli ultimi tempi collaboravamo anche insieme nel lavoro».

Litigavate mai?

«No, eravamo molto uniti. Certo, poi c’erano i soliti screzi che ci possono essere tra fratelli, ma subito risolti. Io avrei fatto di tutto per lui e lo ha sempre saputo bene».

Andavate spesso a funghi?

«Si, negli ultimi anni spesso, ma anche ad asparagi. Era un modo per stare insieme. Andavamo nella zona Villa Celiera dove abbiamo vari parenti, ma anche in Aremogna o nella zona di San Leonardo. Ogni volta che cercavamo i funghi ci dividevamo, ma si fa sempre così: uno va a destra e l’altro a sinistra. Poi ci si rivedeva al punto di incontro».

E quel giorno, invece, cosa è successo?

«Italo è sceso di casa in ciabatte, poi mentre prendevamo l’acqua si è messo le scarpe da trekking. Quando siamo arrivati sul posto, lui in fretta e furia è sceso dalla macchina ed è andato via. Aveva con sé solo il cestino per i funghi e una bottiglia di acqua. Indossava i jeans e una maglietta di cui non ricordo il colore».

E non vi siete salutati?

«No, non mi ha detto neppure una parola. Io mi sono cambiato le scarpe e ho iniziato a cercare funghi».

Quando si è accorto che Italo era scomparso?

«Sono tornato alla macchina dopo un’oretta circa: l’ho chiamato al telefono ma lui aveva il brutto vizio di non portarlo dietro ed è squillato dentro la mia macchina. Poi ho iniziato a gridare il suo nome, a cercarlo, ma nulla. Così, ho preso la mia macchina e sono sceso al ristorante Il fungaiolo per vedere se magari fosse andato lì. A quel punto mi sono iniziato a preoccupare: ho chiamato il figlio, alcuni amici e poi il 112».

A chi è venuta l’idea di andare a funghi quel giorno?

«Italo mi supplicava da giorni di portarlo a funghi. Io ero stato in quella zona una ventina di giorni prima con alcuni miei amici, così appena ho avuto una giornata libera ho deciso di portarlo lì. Era una zona che entrambi conosciamo bene».

E da quel momento nessuna notizia di suo fratello, neppure una traccia. Dove pensa sia andato a finire?

«Non so cosa gli possa essere accaduto, ogni tanto mi viene da pensare al peggio. Ci sono tante ipotesi che hanno fatto in questi mesi. Se lui avesse fatto una scelta di vita diversa mi avrebbe cercato, mi avrebbe detto quello che avrebbe fatto e questo che mi fa pensare al peggio. Se sentisse le mie parole e mi volesse chiamare, se volesse soldi, io sono disposto a tutto».

Ma ha ancora speranza di rivederlo?

«Sinceramente, io adesso le speranze non le ho».

Come ha vissuto i giorni dopo la scomparsa?

«Sono stato malissimo, i primi giorni tornavo a casa e pensavo di trovarlo davanti alla mia porta. Non sono riuscito a dormire per diversi giorni, a volte dormo con la luce accesa nella speranza di vederlo arrivare. Mi illudo così».

Si sente in colpa?

«Io qualche colpa me la voglio prendere perché forse potevamo andare insieme, nella stessa direzione. Mio fratello era una persona normale che sorrideva e scherzava sempre. Pensavo stesse bene ma non sapevo, perché nessuno me lo ha mai fatto presente, che ogni tanto soffrisse di problemi di memoria».

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