Masci difende Melozzi: «È un genio, ha portato l’Abruzzo in mari inesplorati»

Il sindaco di Pescara scrive al Centro: «L’evento ha fatto breccia tra gli italiani». La proposta: «Di Pietrantonio, Setak e ’Nduccio sul palco 2026»
PESCARA. Caro Direttore Telese, le scrivo in merito alla querelle nata attorno a “La Notte dei Serpenti”. Il primo sentimento che mi pervade è un profondo dispiacere nel vedere che riusciamo a dividerci anche sulle vicende in cui dovremmo essere uniti, facendo emergere polemiche speciose piuttosto che elementi di visione comune. Certo, tutte le opinioni sono rispettabili, anche quando non si condividono, e vale anche in questo caso, per cui credo sia giusto, rispetto al tema trattato, provare a rimettere la palla al centro, andare oltre la critica e utilizzarla, se possibile, per dare un ulteriore slancio all’iniziativa, nell’ottica di una sua definitiva affermazione in campo nazionale. E il punto di partenza è uno, unico: “La Notte dei Serpenti”, evento di promozione dell’Abruzzo e di Pescara partendo dalla musica di questa terra, ha colto nel segno, lo dicono i numeri, indiscutibili.
Al Maestro Melozzi va riconosciuto di aver avuto un’intuizione geniale, che dimostra il suo amore verso l’Abruzzo, e di aver proposto un format di difficile elaborazione, paragonabile a un triplo salto nel vuoto senza rete, riuscendo a toccare terra esattamente nel punto previsto. Ha puntato sulla musica, quella che lo ha consacrato a Sanremo, sul dialetto e sulle tradizioni abruzzesi, attraverso una rielaborazione in chiave moderna, fruibile a tutti, portando la nostra storia, il messaggio dei nostri avi, in piazza e nelle case di tutti, attraverso un prodotto televisivo godibile, che ha suscitato curiosità e attenzione, unendo in un abbraccio virtuale gli abruzzesi, anche quelli che hanno lasciato questa regione tanto tempo fa.
“La Notte dei Serpenti” è una vetrina eccezionale per Pescara, una prima serata prodotta direttamente dalla Rai (e se c’ha creduto la televisione di Stato perché non dovremmo crederci noi?), inserita nel primo palinsesto autunnale, trasmessa su Rai-play e Rai International, con l’intero Abruzzo protagonista attraverso le sue melodie, le sue canzoni, i suoi costumi, la sua resilienza e la sua forza, quello che era e quello che è diventato. È vero che nelle parole di quelle canzoni c’era tutta la fatica dei campi e di una vita difficile, ma è anche vero che oggi possiamo mostrare con orgoglio un altro Abruzzo, con tante eccellenze, in tutti i settori, e una vocazione turistica che richiede un gioco di squadra che oggi abbiamo cominciato a fare.
C’è ancora tanta strada da percorrere, è vero, ma l’abbiamo intrapresa nella maniera giusta, ce lo dicono i numeri delle presenze turistiche, che sono letteralmente esplosi negli ultimi anni e parlano quindi di un Abruzzo che piace. Un’operazione simile fu tentata 29 anni fa, sempre a Pescara, con il “Concerto per i parchi” di Sting, un testimonial di eccezione dell’Abruzzo Regione Verde d’Europa, un tema evocativo e simbolico: fu davvero un passaggio storico, un successo inaspettato in quella misura, con numeri da capogiro, centomila persone all’area di risulta, un’iniziativa politicamente bipartisan, con gli assessori di tre enti diversi, Regione, Provincia e Comune – La Barba, Paolini e Masci – su posizioni politiche diverse ma uniti per l’Abruzzo.
Cosa mancò in quell’occasione? Il coraggio di mettere in prima linea la storia degli abruzzesi e le bellezze naturali della nostra terra, e poi l’aspetto mediatico, praticamente assente a livello nazionale. Forse non erano maturi i tempi per sfruttare quel bellissimo momento come volano per il turismo, anche in quell’occasione ci furono polemiche per il costo della manifestazione, ma quella celebrazione dell’Abruzzo con una star internazionale ebbe il suo peso: da lì cominciammo a capire che l’Abruzzo poteva sdoganarsi da un certo marchio di perenne gregario (per quanti decenni le nostre uve sono servite per impreziosire i grandi vini piemontesi prima di capire che il vino poteva essere la nostra ricchezza?), lasciarsi alle spalle quella sorta di piagnisteo di chi deve sempre cercare aiuto anziché contare solo sulle proprie forze per crescere.
Tornando alla “Notte dei Serpenti”, il Maestro Melozzi ha avuto l’intuizione, la capacità e il merito di prendere per mano i dialetti abruzzesi e di sfruttare il messaggio canoro per farli arrivare più facilmente al grande pubblico, oltre che consegnarli ai nostri giovani come un’eredità viva e piena di emozioni. Una operazione non semplice e certamente rischiosa, perché per decenni i dialetti li abbiamo nascosti, ma che si è rivelata indovinata proprio grazie al Maestro Melozzi. Evidentemente – senza nulla togliere ad altri – questo artista di fama nazionale, di grande professionalità e fantasia, questo direttore d’orchestra sui generis (l’unico di Sanremo che si ricordi e si riconosca, insieme a Vessicchio), ha usato la chiave giusta per creare un evento che facesse breccia tra gli abruzzesi e tra gli italiani.
Lo ha fatto seguendo una sua strategia, senza nascondere i suoi modi da guascone scanzonato, applicando la sua abilità di essere classico, moderno e post-moderno allo stesso tempo, e mostrandosi attento scopritore di talenti, con uno sguardo sempre puntato alle nuove leve. Da abruzzese testardo, convinto di poter dare alla musica e al dialetto abruzzese un appeal diverso, è riuscito a restituire al dialetto una dignità e una fierezza che erano andate perse. Poi, dal punto di vista promozionale dell’Abruzzo, i numeri stratosferici degli spettatori, sia in presenza che sui media, ci dicono che ha fatto centro. I colori dei vestiti delle nostre nonne, le canzoni che cantavamo da bambini, che andavano scomparendo, hanno ripreso vigore e incantato tutti (o quasi), in Italia e all’estero. Può non piacere? Certo, ma i numeri ci dicono che piace.
La politica poteva finanziare tanti piccoli eventi? Ogni volta sento dire dai professori della critica a ogni costo che i fondi pubblici si disperdono in tanti rivoli, in iniziative che non hanno nessun ritorno in termini di crescita dei territori, e invece – grazie all’impegno di tanti – l’Abruzzo è un concentrato di iniziative che esaltano le nostre tradizioni, nei piccoli borghi come nelle città più grandi. Ma “La Notte dei Serpenti” è un’altra cosa, un’operazione di marketing territoriale turistico, di espansione del nostro brand che, per la prima volta, ha messo insieme le nostre identità e le nostre tradizioni e le ha portate a navigare in mari mai esplorati.
Come palcoscenico è stata scelta Pescara, la città di D’Annunzio e Flaiano, centro pulsante dell’Abruzzo, una città moderna, dinamica, aperta al futuro e allo sviluppo, e abbiamo dimostrato di essere il posto giusto per esaltare un progetto di questa portata, che forse altri avrebbero immaginato altrove. Organizzare al centro di Pescara, sulla nostra meravigliosa spiaggia, a venti metri dall'acqua, un concerto che esalta e modernizza ciò che sembrava cancellato dal tempo, è stato un grande colpo. Anzi, diciamolo, un colpo di genio. Perché con questo show Pescara è diventata protagonista, le immagini della città sono arrivate in tv con un messaggio potente e armonioso di appartenenza, di orgoglio collettivo, e l’Abruzzo è andato in onda come un luogo ideale dove vivere e venire in vacanza, un vero luogo del “cuore”.
Senza trascurare altre iniziative, altri progetti che pure finanziamo, insieme alla Regione abbiamo puntato sul progetto firmato e proposto dal Maestro Melozzi che mette in risalto il mondo da cui proveniamo, riadattato a oggi. E i numeri ci hanno dato ragione, anche il più acerrimo detrattore non può mettere in discussione questo dato incontrovertibile: oltre 25mila persone hanno gremito lo Stadio del Mare lo scorso 20 luglio; in tv lo spettacolo ha registrato 782.000 spettatori medi, con picchi di 1.198.000 e uno share fino all’11%, in una serata di forte concorrenza televisiva.
Ma il dato più straordinario è quello regionale: in Abruzzo la media è stata superiore al 23%, con punte del 34%. Significa che un abruzzese su tre era davanti alla televisione. Un plebiscito storico, mai visto prima. Ma c’è di più: anche questo dibattito, nato spontaneamente, dimostra che abbiamo riacceso un interesse vero sui nostri dialetti. Se non ci fosse stata “La Notte dei Serpenti”, nessuno avrebbe parlato così approfonditamente e diffusamente, grazie a il Centro, della riproposizione dei nostri dialetti e delle canzoni dei nostri avi.
Questa è l’occasione per dire un grande “grazie” al Maestro Melozzi: hai vinto la tua sfida, che è diventata la nostra sfida e anche quella della Rai. Il mio grazie va anche a tutti gli abruzzesi che fanno cultura, agli artisti che portano avanti progetti di spessore, a tutti coloro che parlano della nostra terra.
Infine, perché questo dibattito non assuma il sapore acre del sondaggio pro o contro, lancio una proposta che è anche un desiderio e mi auguro si possa realizzare: Di Pietrantonio, Setak, ’Nduccio, tutti sul palco della “Notte dei Serpenti”, il prossimo anno, a cantare, suonare, leggere, recitare. Insieme. Con la “direzione” del Maestro Melozzi. Sarebbe un bel messaggio, a più mani e a più voci, che parte dalla nostra terra, l’Abruzzo forte e gentile, con radici profonde, proiettato verso il futuro.
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