L’erede di Guccini vive a Capistrello «Amo le sue canzoni»

L’ex Nomadi Danilo Sacco in tour con “L’ultima Thule” «Sono orgoglioso. Ora porterò avanti i suoi progetti»

CAPISTRELLO. «Dio non gioca a dadi: la strada è tracciata per tutte le cose che fai e a cui arrivi. È una questione di karma».

Danilo Sacco, voce dei Nomadi per diciotto anni, fa un lungo respiro e sorseggia una birra. Dalla finestra della sua casa di Capistrello, dove vive da cinque mesi, osserva le montagne verdi e ascolta il ticchettio della pioggia sui vetri. «È una delle giornate che amo. Perché ho scelto di venire a vivere qui in Abruzzo per due motivi: l’amore che mi lega alla mia compagna e il freddo. Adoro il freddo».

Ma di speciale, in questa giornata piena di nuvole basse e grigie, c’è dell’altro. Da qualche ora Danilo Sacco ha saputo di dover raccogliere l’eredità di Francesco Guccini, il maestro, il poeta, il grande cantautore. Lui che già aveva dovuto prendere il testimone di Augusto Daolio, storico fondatore del Nomadi prematuramente scomparso.

Il progetto maturava da tempo e martedì Guccini ha deciso di renderlo pubblico. Il cantautore non si esibirà più davanti a folle adoranti. Ha annunciato il ritiro dalle scene. E a rimpiazzarlo ci sarà proprio Danilo Sacco. «Ormai ho appeso la chitarra al chiodo, l’ex dei Nomadi sarà la mia voce» le parole di Guccini. Che a Danilo Sacco ha affidato il suo nuovo lavoro “L’ultima Thule”, mai rappresentato in pubblico. Il debutto di Sacco con gli storici musicisti di Guccini – da Flaco Biondini (chitarra) a Pierluigi Mingotti (basso) – avverrà domenica 23 giugno a Macerata, alla serata conclusiva di Musicacultura.

Sacco, nel frattempo voce solista dopo l’addio ai Nomadi, debutterà anche con l’altro suo gruppo. Domenica 2 giugno la partenza del tour di “Un altro me” da Oriago di Mira, in provincia di Venezia.

«Porterò avanti i progetti di pari passo perché possono continuare a vivere insieme» sottolinea Danilo Sacco «è un po’ come prendere due lauree. Due belle sfide. Una figata. Sapevo da tempo che c’era in ballo un progetto con Guccini ma l’annuncio ufficiale mi ha sconvolto. Quando ho letto l’articolo di Mario Luzzatto Fegiz sul Corriere della Sera ho capito che è tutto vero. È come avere firmato un contratto. Quest’articolo me lo incornicio. Guccini ha parlato di me come del suo erede. Dire che sono felice è riduttivo. Sono emozionato, molto. E non ho parole. Sono bravo a parlare, però... Non pensavo potesse farmi un simile effetto. È dura da spiegare. Sono orgoglioso».

Danilo Sacco racconta anche come è nato il legame con Guccini.

«Gli ho telefonato due anni fa» riprende «l’ho voluto ringraziare dopo avere lasciato i Nomadi. Per anni ho cantato anche le sue canzoni e mi sembrava un atto dovuto. Lui è stato carinissimo. E oggi mi passa il testimone. Un fatto stimolante, tanto che ho iniziato a studiare tre volte più di prima. Voglio rendere Francesco e gli altri del gruppo fieri di me. E lo farò, o almeno ci proverò. Perché proprio io? Me lo vado chiedendo. Ho tanti difetti ma credo in quello che faccio. E se non credi in quello che fai non puoi cantare un repertorio vasto come quello di Guccini. Le canzoni di Francesco sono immortali».

Danilo Sacco ha deciso di lasciare i Nomadi dopo alcuni problemi di salute.

Un addio con qualche goccia di veleno sparsa qua e là. Roba passata. Sacco ha deciso di rimettersi in gioco già prima della “chiamata” di Guccini. Qualche mese fa si è esibito da solista al Teatro dei Marsi di Avezzano.

«Sono due anni che ho recuperato forze ed energie» afferma «i progetti di ieri e quelli di oggi sono diversi. Con i Nomadi facevo 120, 130 serate l’anno, più gli album e i video. Quella storia è finita ma col mio ex gruppo ho un rapporto serenissimo. Avevo voglia di cambiare. In questo progetto con Guccini c’è intenzione di puntare sull’estrema qualità e non sulla quantità. Non si può portare in giro Guccini in modo raffazzonato. Ci vogliono studio e applicazione. Proviamo. Di Guccini mi piace ogni cosa, non saprei dire qual è la mia canzone preferita. Ce ne sono almeno settanta. Dico solo che la prima canzone che ho imparato quando ho deciso di fare questo mestiere è stata “Per fare un uomo”, che ho ricantato anche con i Nomadi. Posso citare “La locomotiva”, “Eskimo”, “Autogrill”, “Cyrano” che è di una bellezza folle».

Danilo Sacco pensa a Guccini ma parla anche del suo rapporto speciale con l’Abruzzo, dove ha messo radici e dove si esibirà in estate (ad agosto una tappa è prevista in piazza Risorgimento ad Avezzano, altre trattative sono aperte). «Non dico nulla sui miei impegni, per un fatto scaramantico» aggiunge «non voglio passare per una “pardaballe”, come si dice dalle mie parti, in Piemonte».La scelta di Capistrello, dove è nata anche una stretta collaborazione con Tony Orlandi, manager di Sacco per l’Abruzzo, non è arrivata in modo casuale.

«Sono venuto a vivere qui per amore di Chiara, la mia compagna originaria della Marsica» dice Sacco «ci siamo conosciuti 16 anni fa ma poi abbiamo avuto vicissitudini diverse. Finché le nostre vite non si sono nuovamente incontrate. Ma ho scelto l’Abruzzo e Capistrello anche per altre ragioni. Qui ho avuto un’accoglienza ottima e poi c’è il freddo che a me piace. Qui c’è anche Giulia, la bambina della mia compagna: voglio che cresca in un ambiente pulito e sano. Vi assicuro che dopo un po’ che giri il mondo tendi a tornare dove sono le tue radici. Sono nato in campagna, nelle langhe astigiane, e qui a Capistrello ho ritrovato quella stessa campagna. Qui, in questa casa, ho la mia tana. Mi affaccio alla finestra e guardo il verde delle montagne. Una meraviglia. Un po’ come ha fatto Guccini: poteva andarsene a vivere a Parigi o in qualsiasi altra metropoli al mondo. Ha invece scelto la campagna. Mi dite voi come farei a scrivere canzoni avendo davanti agli occhi delle ciminiere?».

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