La città vista dal fiume: sul Pescara andata e ritorno tra natura e tanta incuria

foto di Luca Terzini

5 Ottobre 2025

Viaggio sul battello di Fiumare d’Abruzzo con la guida esperta Oberdan. Gli scenari di verde si scontrano con il degrado in cui giacciono gli argini

PESCARA. Il cinguettio degli uccelli e lo scorrere dell’acqua rompono il silenzio che avvolge il fiume Pescara. Un angolo di città sospeso tra natura e incuria: la vegetazione cresce incolta e le acque appaiono torbide, con alberi caduti e tronchi rimasti incastrati sul fondale; gli argini, rimasti immutati per anni, si presentano ancora in uno stato di abbandono tra bottiglie di plastica, vecchi copertoni e rami trascinati dalla corrente. Nessuna attrazione turistica anima questo spazio. Eppure altre città sfruttano in modo armonico e compatibile il “bello” delle sponde per allestire ristoranti, locali, punti di ritrovo e di intrattenimento.

Oberdan Caposano, gestore del rimessaggio barche “L’Ancora” ci accompagna, insieme al figlio Fabio, in questa particolare gita su Pescara vista dal suo fiume a bordo del Fiumare Abruzzo: il pontoon boat che da dieci anni accompagna i turisti alla scoperta di questa parte della città, lungo un percorso che, metro dopo metro, rivela tutte le sue contraddizioni.

Il viaggio di andata copre sette chilometri e mezzo: dal lungofiume dei Poeti fino a San Giovanni Teatino, un chilometro prima delle sbarre artificiali che interrompono la navigazione. Da lì, la rotta prosegue con la risalita del fiume, per altri nove chilometri, fino a superare il ponte del Mare.

La partenza. La navigazione prende il via dalla banchina sotto i palazzi della Questura e, nel primo tratto, attraversa la zona dei club nautici fino al ponte Villa Fabio. Sulla destra, poco prima del ponte di Ferro, c’è il Circolo Canottieri “La Pescara” fondato nel 1924 da un gruppo di pionieri, sulla banchina nord del fiume, e che vanta come presidente onorario Gabriele D’Annunzio. L’edificio storico è in fase di ristrutturazione: «I lavori sono in corso, ma dovrebbe essere tutto pronto entro la fine dell’anno», spiega il nostro particolare Caronte, che racconta: «Negli anni Settanta, quando ho iniziato a navigare, qui intorno c’erano soltanto campagne coltivate dai contadini. Oggi, invece, questi spazi sono abbandonati».

Superato il ponte Ennio Flaiano, si entra nel cuore dei club nautici con il concessionario di barche e gommoni e lo storico ristorante Sea River da Michele. Dal Ponte del Mare, fino ai circoli compresi, sono ormeggiate circa 1.800 imbarcazioni: uno scenario che restituisce l’immagine di una piccola città di mare. Ma se la sponda destra ospita circoli e ormeggi, la sponda sinistra racconta una realtà diversa: tende improvvisate, panni stesi e accampamenti sorti sugli argini del fiume: «Ogni tanto spuntano insediamenti abusivi dove vengono a vivere. Il problema è sempre lo stesso: mancano controlli costanti da parte delle autorità». E poco più avanti, sempre sulla sinistra, giace un catamarano semisommerso.

Dal Ponte di Ferro a Spoltore. Superato il ponte di Ferro, inizia la parte meno poco conosciuta del fiume e compaiono i primi segnali di abbandono: rami caduti e tronchi sommersi rendono difficile la navigazione su un fondale che, a seconda dei tratti, oscilla tra i tre metri e mezzo e i quattro di profondità: «Il principale nemico di ogni imprenditore è la burocrazia: molti hanno provato ad aprire attività sul fiume, ma di fronte alle procedure si sono arresi», commenta la nostra guida esperta: «Anche i politici non sono diversi: in campagna elettorale vengono qui, chiedono il giro in barca e usano il fiume Pescara come cavallo di battaglia. Poi, una volta vinte le elezioni, se ne dimenticano. Devo riconoscere però che l’amministrazione comunale qualcosa ha fatto: ha rimosso i tronchi che, all’altezza della Fater, impedivano la navigazione».

Poco alla volta la città scompare, nascosta dagli alberi alti, lasciando spazio a un paesaggio silenzioso e interrotto soltanto dalla fauna del fiume: una tartaruga si riposa su un tronco, mentre aironi cenerini, folaghe, germani reali e cormorani popolano gli argini. Sulla sinistra si incontra uno scarico collegato a un depuratore: lì le acque vengono trattate e poi reimmesse nel fiume. «Il fiume è ricco di anguille e capitoni. Fino all’anno scorso venivano dalla provincia di Salerno i “maciaccà”, ovvero pescatori che usano un metodo antichissimo per catturare le anguille: con canne di bambù e ami rudimentali». Poco più avanti, però, si apre un altro scarico e, questa volta, abusivo: «Non è un depuratore, qui si scarica di tutto. Ho portato l’Aca a fare i prelievi, ma continua a funzionare. È uno schifo, nessuno interviene. Servirebbero controlli periodici, almeno uno ogni quindici giorni, ma d’inverno nessuno pulisce e l’ultima bonifica è stata fatta a luglio di quest’anno».

Il viaggio prosegue e sulla sinistra appare la sede della Fater spa dove, fino al 2019, non si poteva navigare: gli alberi caduti a seguito dell'alluvione del 2013 bloccavano il passaggio. Ma qualche tronco è ancora presente: «I fondi per bonificare la zona sono pochi e spesso si perdono tra consulenze e procedure. Per chi naviga il fiume è un problema: se non conosci i punti più critici, rischi di colpire un tronco e far affondare la barca».

Il viaggio di ritorno. Il percorso si ferma a San Giovanni Teatino, un chilometro prima degli sbarramenti artificiali. Sulla vita del ritorno, fino al ponte del Mare, la differenza tra le varie zone del fiume appare ancora più netta: «Vorrei tanto vedere spazi di intrattenimento, banchine attrezzate, caffè e ristoranti. Invece tutto questo non c’è e nessuno può immaginare quanto sia difficile portare avanti l'attività in queste condizioni». Risalendo il fiume oltre il Ponte del Mare, il paesaggio cambia e la vista si apre a uno scenario spettacolare: i monti del Gran Sasso e della Maiella fanno da cornice a una città che vive sul mare. Uno spettacolo che sorprende quei turisti e quei pescaresi (e sono pochi) che hanno la fortuna di averlo visto. «Due anni fa», racconta Oberdan, « ho portato disabili a bordo del Fiumare Abruzzo e non dimenticherò mai lo sguardo felice di una passeggera che, alla fine del viaggio, mi ha addirittura abbracciato. Per molti questa navigazione è una scoperta».

Dal fiume si osservano anche i lavori di riqualificazione del “!waterfront “fluviale, con la realizzazione della nuova piazza di cinquemila metri quadrati: «Sotto la prima parte del ponte del Mare ci sono, da anni, delle pompe di sollevamento che raccolgono le acque reflue, provenienti da piazza Duca degli Abruzzi, e le indirizzano tutte verso il depuratore. Ma quando piove, tutto ciò che non viene smaltito finisce nel fiume. La vasca di prima pioggia, in fase di realizzazione, servirà a risolvere questo problema: raccoglierà temporaneamente le acque in eccesso, in attesa che le pompe le portino al depuratore, evitando così lo sversamento diretto nel fiume. E tutto questo sarà completamente coperto dalla nuova piazza». A concludere il viaggio è il desiderio espresso dalla nostra guida: «Spero, prima di andarmene, di vedere il fiume finalmente valorizzato, non solo nella zona del ponte del Mare ma lungo tutto il suo corso. Perché il fiume Pescara non è soltanto mio: il fiume è di tutti i pescaresi e dobbiamo lottare per salvarlo».

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