La marineria: pochi 3 milioni per il porto La draga serve ora

Pescatori e operatori marittimi giudicano la promessa di fondi fatta dal ministro. Grosso: mancano i depuratori

PESCARA. Per la marineria i 3 milioni di euro promessi dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi per dragare il porto rappresentano «un punto di partenza» in attesa di risolvere il problema dell’insabbiamento a monte e, quindi, intervenendo «sui 116 scarichi abusivi che sversano liquami nel fiume Pescara».

Ma la grande incognita, all’indomani dell’annuncio da parte di Lupi, a Pescara, di nuovi fondi statali da impiegare per evitare il ripetersi di una nuova emergenza, è dove saranno stoccati la sabbia e i detriti accumulati sui fondali dello specchio d’acqua. I nuovi lavori, secondo quanto garantito dal ministro, dovrebbero cominciare entro la fine dell’anno. Ma al momento la vasca di colmata sul molo sud è piena e non sono state individuate aree alternative dove lasciare la sabbia non compatibile con il ripascimento dell’arenile e con altri tipi di reimpiego. In altre città, l’ultima in ordine di tempo Ravenna, è stato autorizzato lo sversamento in mare dei materiali considerati “puliti”. Un’alternativa che in passato è stata al centro di un braccio di ferro tra i diversi enti istituzionali, incaricati di analizzare la qualità dei fanghi del porto pescarese. I risultati contrastanti in laboratorio e le lungaggini burocratiche hanno poi fatto di resto, portando alla chiusura dello scalo per 478 giorni e alla paralisi di ogni attività di pesca, del commercio e del suo indotto.

«I lavori devono iniziare subito, non c’è altro tempo da perdere», osserva Gianni Leardi dell’agenzia marittima Sanmar, «di questo passo non arriviamo a dicembre. Il porto rischia di chiudere un’altra volta, perché gli effetti del dragaggio precedente sono stati già annullati. L’unico mezzo di grosse dimensioni che riesce ad attraccare è la petroliera del gruppo Di Properzio, ma ha già dovuto ridurre il carico».

«In estate», aggiunge Leardi, «con la ripresa del collegamento per la Croazia siamo riusciti a trasportare 20mila passeggeri: è un segnale che il nostro porto funziona ed è in grado di lavorare. Non possiamo permetterci di sprecare questa occasione».

Un discorso condiviso anche dal pilota del porto Leonardo Costagliola, che traccia un bilancio di quanto è stato perso negli ultimi anni a causa di un’infrastruttura che non è stata messa nelle condizioni di operare a pieno regime. «Avevamo 40-50 navi all’anno che entravano e uscivano per trasportare merci secche», rimarca, «le petroliere facevano non meno di 180 viaggi, in aggiunta a un traffico passeggeri almeno 70 volte superiore a quello attuale».

Il confronto con lo scenario odierno è impietoso. «Tre milioni di euro per il dragaggio sono pochi», sostiene Costagliola, «non consentiranno di portare la profondità del bacino commerciale a 6 metri e mezzo, come chiediamo noi operatori. Al massimo si arriverà a 5 metri, tirando ancora una volta a campare e non risolvendo il problema delle navi di grosse dimensioni, che continueranno a non venire a Pescara».

Le preoccupazioni sul futuro dello scalo e sull’adozione del piano regolatore portuale, chiamato nei prossimi mesi a ridisegnare il profilo dell’infrastruttura cittadina, tengono con il fiato sospeso anche la marineria, presente venerdì pomeriggio all’incontro in Provincia con Lupi.

«Come punto di partenza l’impegno di 3 milioni di euro può essere soddisfacente», dice Mimmo Grosso in rappresentanza dei pescatori, «ma il nuovo dragaggio deve essere necessariamente collegato al discorso dei depuratori, visto che lungo il fiume insistono 116 scarichi abusivi che continuano a inquinare senza che nessuno faccia nulla. Solo risolvendo il problema alla radice in futuro si potrebbe ipotizzare di scavare e versare la sabbia pulita a mare, risparmiando tempo e soldi preziosi».

«E’ vergognoso», conclude Grosso, «che siano stati spesi 13 milioni di euro per un dragaggio che è durato appena 6 mesi. Oggi nel canale già abbiamo difficoltà di manovra per colpa delle prime avvisaglie di insabbiamento. Non so quanto reggeremo».

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