La prostituzione dilaga in città Donne in strada anche di giorno

I controlli e le contravvenzioni non sono sufficienti a contenere il fenomeno in continuo aumento Lungomare, pineta e università le zone più frequentate. Alla stazione ci sono anche i transessuali

PESCARA. Via della Bonifica, pineta, lungomare, zona università. Non occorre più aspettare che cali il sole perché il mestiere più antico del mondo si faccia vedere. Nell’ultimo periodo il meretricio su strada, a Pescara, non bada a zone né orari. Dove c'è domanda c'è offerta, e l'ordinanza sindacale in vigore non riesce a contenere il fenomeno in maniera efficace.

La mappa della prostituzione nella città adriatica è assai composita, e soggetta a mutamenti. Lo sa bene il dirigente della squadra mobile, Piefrancesco Muriana, che si occupa, con i suoi uomini, delle indagini sullo sfruttamento e l'induzione alla prostituzione. Almeno una volta a settimana la polizia è in azione per prevenire e reprimere gli aspetti criminali che stanno dietro alla prostituzione che, in sé per sé, non è reato. Commette reato chi sfrutta le prostitute, chi le induce a vendersi. Il resto è illecito amministrativo, sanzionabile con una multa all'avventore e alla “lucciola”, ma le contravvenzioni non sono un deterrente efficace.

Ad occuparsi dei controlli in strada, vigilando su sicurezza e pubblico decoro, è la polizia municipale. «L'ordinanza c'è, controlli e multe li facciamo, ma non sono l'arma migliore per scoraggiare la prostituzione», spiega il maggiore Donatella Di Persio, che coordina il servizio antidegrado. «L'arma migliore è la nostra presenza in strada. Con i lampeggianti accesi, i clienti non si fermano, le prostitute si scoraggiano e si spostano». Agendo in questo modo, però, contestare l'illecito diventa difficile, e ben che vada la sanzione è di 50 euro per la prostituta e di 300 per il cliente. Ma 50 euro a fronte di una serata di guadagni non sono poi tante, quindi il disagio che si crea è minimo. «Se prende la multa, il cliente paga subito, per evitare che la notifica arrivi a casa», prosegue Di Persio, «ma se il cliente vede la macchina dei vigili non si ferma, e si apparta altrove per lasciare la donna che ha pagato per una prestazione sessuale». Sanzionare è dunque difficile, ma contestare il reato a chi sfrutta le donne si può, ed è quello che fa la Mobile. Per la polizia, la maggior parte delle donne che offrono il proprio corpo in strada provengono dalla Romania e queste ragazze stazionano sul lungomare, in via della Bonifica e zone limitrofe. Resistono alcune donne africane, prevalentemente sul lungomare nord, mentre alla stazione si trovano ancora romene e transessuali.

«Anche chi sfrutta le donne proviene spesso dalla Romania», spiega Muriana. «Gli italiani sono impiegati di solito in questi giri come intermediari e, ad esempio, accompagnano le prostitute in macchina sul luogo di lavoro e forniscono loro i preservativi». Per il capo della Mobile il fenomeno è assai fluido, in città. «Le donne si spostano da un luogo all'altro, seguendo una logica di massimo profitto e evitando gli scontri tra clan, per far scemare i controlli. Ci sono addirittura organizzazioni che mantengono un giro di prostituzione muovendosi su più regioni spostando le ragazze per favorire il ricambio. In generale, è la domanda che genera l'offerta, e non sembra esserci una soluzione definitiva. Finché ci saranno clienti ci saranno anche donne che vendono il proprio corpo. I loro spostamenti, poi, sono continui. Si assiste ad un vero e proprio fenomeno migratorio tra le varie zone gestito da chi ha il controllo delle squillo».

Quanto all'orario di attività,che ormai avviene anche quando c’è il sole, dipende dai clienti. Si pensi a un uomo sposato e con figli. Sarebbe più difficile, per lui, giustificare un'uscita serale, mentre può risultare comodo staccare un'ora prima dal lavoro per incontrare una prostituta senza essere scoperto.

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