Mancano 30 milioni per il trasporto locale, rischio aumento biglietti

La Regione deve rinnovare i contratti. D’Alfonso: o si taglia o si tassa o ci s’indebita. I sindacati: razionalizzare l’intero sistema eliminando doppioni e sovrapposizioni

PESCARA. Il trasporto pubblico locale basse cassa. Per adeguarsi al contratto di lavoro nazionale mancano alla Regione Abruzzo (principale azionista del settore) quasi 30 milioni. Precisamente 13.8 milioni per l'anno scorso, e 15.5 milioni per quello in corso, per un totale di 29.3 milioni. L'80% di questa somma riguarda i lavoratori di Tua, la società unica abruzzese di trasporto costituita dalla fusione di Arpa. Gtm e Sangritana.

Ora sono tre gli scenari a cui si trova davanti la Regione per far fronte al fabbisogno: taglio dei servizi, aumento della tassazione (alias, rincaro del costo dei biglietti), oppure, ed è l'ipotesi che la giunta regionale sta cercando di percorrere, la richiesta di un accesso al fondo trasporti straordinario, erogato sotto forma di anticipazione, da restituire anno per anno, come già accaduto per Campania e Molise. Con questa formula, la Campania, ad esempio, ha usufruito di un'anticipazione di 600 milioni di euro. Soluzione quanto mai auspicabile per la regione Abruzzo che in cassa i soldi per finanziare il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, non li ha.

Di questo si è discusso venerdì scorso, tra il presidente della giunta regionale, Luciano D'Alfonso, Camillo D'Alessandro, consigliere regionale delegato ai Trasporti, Silvio Paolucci, assessore al Bilancio, e i sindacati, presenti con Franco Rolandi, della Filt Cgil, Luciano Lizzi, della Faisa, Alessandro Di Naccio, della Fit Cisl, Giuseppe Murilli, della Uil trasporti, e Rita Innocenzi, della Cgil.

Fino al 2015 la Regione era riuscita a coprire tutto il fabbisogno della spesa dei trasporti (compresi i rinnovi contrattuali). I problemi sono cominciati nel 2016 con la penalità di 8 milioni per il triennio 2012-2013-2014, derivante dal mancato raggiungimento dell'equilibrio nel rapporto ricavi-costi. In base al quale, se i primi non recuperano il 35% dei secondi, lo Stato fa calare la scure dei tagli. Un provvedimento che ha già portato a un taglio dei servizi del 5% ed ad un aumento del costo dei biglietti.

Ora, i lavoratori, col nuovo Ccnl, reclamano maggiori spettanze, con un aumento che dovrà essere coperto dalla Regione. Un ulteriore salasso, per l'ente, che ha una spesa storica per i trasporti pubblici di 183 milioni, con 51 milioni di stanziamenti regionali nel 2014, e con un 2015 che ha visto uno stanziamento dello Stato pari a 132 milioni, mentre quello della Regione è sceso da 51 a 46 milioni.

«Una differenza», ha sottolineato D'Alessandro, durante l'incontro in Regione, «che abbiamo ammortizzato, senza creare problemi alle aziende». Ma nel 2016 non è stato così. Il trasferimento dello stato è sceso a 122 milioni, ai quali la Regione ha aggiunto, sempre nel 2016, 51 milioni. Totale, per il 2016, 173 milioni, dopo i 183 milioni del 2014. E ora, sul tavolo, per i lavoratori del trasporto pubblico locale, mancano circa 30 milioni per l'anno in corso e per quello passato.

Per D'Alfonso, le possibilità per recuperare i fondi sono o «rastrellare tagliando o rastrellare tassando. Oppure indebitarsi. L'operazione Campania non è operazione nuova», ha sottolineato il governatore, riferendosi all'anticipazione ricevuta dalla regione guidata da Vincenzo De Luca. Tant'è che D'Alfonso, anche per conoscere la possibilità di non pagare penali, non solo per il 2017, come pare che sia scongiurato, ma anche per il 2016, nella riunione coi sindacati ha coinvolto, telefonicamente, per raccogliere pareri, il ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco, il ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, e il professor Giuseppe D'Angelo, esperto della regione Campania. D'Alfonso, coi sindacati, si è anche impegnato a porre la questione dell'adeguamento del Ccnl «a palazzo Chigi, una volta chiusa la partita del cratere». L'obiettivo, per il governatore, che sull'argomento dovrebbe incontrare il sottosegretario Maria Elena Boschi, sarà quello di riportare in auge «il decreto legge 35 sui pagamenti inevasi della pubblica amministrazione». In attesa di una soluzione, i sindacati, però, hanno lanciato l'allarme. Per Rolandi, Filt Cgil, «i tagli, per le associazioni datoriali, avrebbero un impatto importante», mentre per Murilli, della Uil, «va fatta una riflessione per razionalizzare l'intero sistema dei trasporti». In particolare, per i sindacati, andrebbero eliminate le sovrapposizioni sulle medesime tratte, da parte delle diverse aziende di trasporto.

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