Masci: «La sentenza mi ferisce, ma se si rivota vinco ancora»

Il sindaco “congelato” pronto a fare appello: «C’è un abisso tra me e gli altri candidati»
PESCARA. «Un abisso». Questo è lo stacco di voti tra i due Carlo, tra Masci, sindaco vincente al primo turno alle scorse elezioni amministrative e il suo primo avversario politico, il candidato civico di centrosinistra Carlo Costantini. E il sindaco, accerchiato da tutto il consiglio comunale riunito per l’occasione nel suo ufficio, è certo che quelle elezioni, al di là delle 98 pagine di sentenza, lo proclamino a tutti gli effetti il primo cittadino di Pescara. «Anche nel riconteggio, il voto ha stabilito che Carlo Masci ha vinto al primo turno con un margine di circa 500 voti e che Costantini è arrivato dietro a Carlo Masci di oltre 10mila», dice dando un’occhiata ai fogli con i dati che si è lasciato come guida sul tavolone di legno, «tutti i candidati opposti a Carlo Masci insieme non superano il 50%. Masci supera il 50% sia nei confronti del primo candidato che è arrivato oltre 10.000 voti dietro Carlo Masci». E se si tornasse al voto? «Vinceremmo con un margine ancora più ampio». Dal “sindaco del fare”, il cartellone con lo sfondo azzurro che lo scorso hanno ha puntinato la città, Masci pensa già ad un futuro slogan «che corrisponde alla realtà dei fatti», dice, «sarà: Pescara in movimento».
IL SINDACO FERITO Davanti alle parole dei giudici amministrativi del Tar che hanno riscontrato irregolarità in 27 sezioni, «i veri danneggiati sono i cittadini», è il primo pensiero di Masci che poi si mette in discussione, «ma anche il sindaco che ha vinto al primo turno le elezioni e che oggi si vede messo in discussione, non per errori suoi, non per errori del voto, ma per errori di soggetti terzi che svolgono una funzione». Ed è proprio per questo che il primo a voler chiarezza e giustizia è proprio Masci: «Siamo ben felici che tutte le carte possano andare dove è giusto che vadano per essere esaminate bene». Masci, che ha scelto 25 presidenti di seggio, non lascia sconti neppure a loro: «Se c’è stato qualcuno che ha sbagliato, anche se poi non ha condizionato il voto, sarà giustamente sanzionato nei modi e nei termini di legge. Gli scrutatori sono stati sorteggiati tra i disoccupati, ma adesso abbiamo cambiato regolamento». Con delibera approvata in Consiglio, da adesso è la politica a nominare gli esaminatori. Per vincere le elezioni, dunque, non bastano i voti. «Abbiamo scoperto anche che bisogna fare da balia ai presidenti di sezioni che spesso sbagliano», sorride il sindaco, al fianco del vice Maria Rita Carota e del presidente del Consiglio Gianni Santilli.
IL RICORSO Il centrodestra ci ha messo meno di una notte per decidere il prossimo passo: a poche ore dall’uscita della sentenza il sindaco aveva annunciato l’appello. E il giorno dopo, Masci non ha ripensamenti e va dritto per la sua strada. «I nostri avvocati ci hanno consigliato vivamente di fare ricorso al Consiglio di Stato perché ci sono margini amplissimi di appello», spiega, «nella sentenza gli errori formali di alcuni presidenti di seggi sono stati considerati determinanti, anche se non hanno inciso affatto sul voto». Per il pool di avvocati al lavoro per difendere il Comune di Pescara, irregolarità ed errori sottolineati dal Tar «non sono affatto determinanti, il Consiglio di Stato dovrà riesaminare la questione per fare una approfondita valutazione della sentenza che loro pensano possa essere concretamente riformata».
L'ESAME DI MASCI Tornare al voto vuol dire riportare oltre 15mila cittadini alle urne dopo quasi un anno di amministrazione Masci. Un primo banco di prova per il sindaco: un esame dell’operato del primo anno di consiliatura con i cantieri in corso in giro per la città, i progetti annunciati e in partenza come l’area di risulta, i nuovi inizi e gli stop arrivati come il filobus sulla Strada parco e la gestione della sicurezza nella città da oltre 120mila abitanti. Ma Masci, eletto con il 50,95% delle preferenze al primo turno, non ha timori: «Se si dovesse tornare al voto penso che vinceremmo con un margine ancora più ampio», dice il sindaco “del fare” che ha già in mente, nel caso, la prossima campagna elettorale: «Pescara in movimento».
«TIRARE IL FRENO A MANO» Ma la sentenza, oltre ad annullare la proclamazione del sindaco e dei consiglieri comunali, rallenta le attività a palazzo di città. «Fino alla nuova proclamazione, a seguito del rinnovo parziale delle elezioni», scrivono i giudici, «gli attuali organi elettivi comunali continuano a esercitare le loro funzioni, per quanto attiene all’ordinaria amministrazione». Uno stop in una città «che viaggia a mille all’ora», dice il sindaco ora costretto a firmare solo «agli atti urgenti e indifferibili, in adesione al principio di continuità dell’azione amministrativa». «Adesso dobbiamo tirare il freno a mano», confessa. «Continuo a svolgere il mio ruolo di sindaco nell’attività ordinaria, ma la spinta che abbiamo dato fino adesso non potremmo darla, se non dopo essere ritornati a pieno regime con le decisioni che saranno prese successivamente». E proprio a giorni il sindaco “depotenziato” dovrà fare già una prima nomina per garantire la prosecuzione delle attività: a colloqui già svolti, a Masci toccherà designare il nuovo comandante della polizia locale. «L’attività in alcune situazioni potrà essere rallentata o sospesa, ma per tutti gli atti di programmazione il Comune va avanti».
LA SCONFITTA PASSATA Amministrazione rallentata, quindi, dopo un anno di lavoro a causa della sentenza nata da un ricorso presentato da due cittadini vicini a Carlo Costantini, candidato del centrosinistra sconfitto. E il sindaco si mette anche nei panni dell’avversario prima solo politico, ora anche giudiziario, e tira qualche gomitata: «Anche io ho perso le elezioni», ricorda, «ma non ho mai fatto ricorso, ho accettato la sconfitta perché penso che gli elettori hanno sempre ragione. Quando D’Alfonso vinse al primo turno nel 2008, vinse superando il 50% per lo 0,32%, e non per l’1% come è successo a me. In quell’occasione non feci ricorso, così come non l’ho fatto quando ho perso al secondo turno dopo che al primo turno ero arrivato al 49%, poi persi al secondo turno e neanche feci ricorso perché accettai la sconfitta sapendo che il voto dei cittadini si era espresso chiaramente». Lo scorso giugno, Masci è stato rieletto alla guida della coalizione di centrodestra al primo turno con una spinta di 584 voti oltre lo scoglio del 50% pari a 31.535 voti, precedendo Costantini con il 34,24% (21.192 voti). «In questa occasione il voto dei cittadini non viene messo in dubbio da nessuno», dice il sindaco che ha conquistato la vittoria al primo turno per la seconda volta consecutiva dopo l’affermazione del 2019, «il riconteggio ha stabilito che Masci ha vinto al primo turno per circa 500 voti. Quello che chiedo a Costantini è di avere un atteggiamento sereno, non finisce il mondo in nessun caso».
LA CONTA DEI DANNI «Gli errori e le omissioni, in urna e fuori urna, nel caso di specie non riguardano poche sezioni, ma la maggior parte di quelle esaminate», recita la sentenza. E come un botta e risposta, Masci dopo oltre 20 minuti di riflessioni e pensieri davanti ai giornalisti risponde: «Ove ci fossero stati brogli il primo che vuole saperli sono io, perché in questo momento sono il vero reale danneggiato della vicenda». Nella lunga notte di Masci, forse insonne, anche il primo cittadino si è messo con la calcolatrice in mano. «Ho fatto un gioco e ho visto se nelle sezioni dove il voto è regolare ho il 51,04%, ho 1.090 voti in più rispetto a tutti gli altri candidati. Ci siamo divertiti a fare questo giochetto».