Mascia: «Mi incatenerò al porto»

18 Aprile 2011

Appello a tutti i politici pescaresi. Febbo: «Se lo fa ci vado anch'io»

PESCARA. «Sono pronto a incatenarmi al porto». Il sindaco Luigi Albore Mascia sale sulle barricate issate dai pescatori contro il mancato dragaggio del fiume e rilancia: «Si devono muovere tutti, a partire dai pescaresi che stanno in Regione. Questo scandalo deve finire».

La doppia presa di posizione di Luigi Albore Mascia, che si dice pronto a incatenarsi ma nel frattempo chiede aiuto alla classe politica nella speranza di non dover arrivare a forme estreme di protesta, giunge all'indomani dell'ultimatum della marineria. Sabato mattina i pescatori, ormai stremati da mesi di incidenti, rifornimenti difficili, fango e difficoltà di ogni tipo, hanno usato l'arma finale. «Tempo di riorganizzare le aziende», hanno detto, «e ci trasferiamo a Giulianova e a Ortona».

Davanti alla minaccia di suicidio della marineria pescarese il sindaco perde la pazienza. «Il Comune non è stazione appaltante per il dragaggio», dice, «e il sindaco sta dalla parte dei pescatori. Ho scritto a tutti, ho provato in ogni modo a sbloccare questa situazione. Non solo non ho ottenuto nulla, ma tempo fa ho anche ricevuto una lettera del provveditorato alle opere pubbliche in cui hanno tenuto a precisare che la pratica dipende da loro».

Davanti alla prospettiva di restare impotente davanti a una situazione che per la città diventa ogni giorno più pesante il sindaco ipotizza anche azioni estreme: «Se c'è da segnalare quello che non va in Procura lo faccio, ma di più cosa dovrei fare? Mi devo incatenare? Sì, sono pronto anche a incatenarmi al porto per spalleggiare la mia gente. Questo scandalo deve finire».

Ma al di là delle barricate Albore Mascia propone anche una soluzione politica, una chiamata alle armi generale rivolta a tutti i politici pescaresi e abruzzesi: «È ora che tutti scendano in campo per trovare soluzioni. A cominciare dal presidente della Regione Gianni Chiodi, dall'assessore alla Pesca Mauro Febbo, dai pescaresi in giunta come Carlo Masci e Alfredo Castiglione, dal presidente del consiglio regionale Nazario Pagano, che è pescarese anche lui, e dagli altri consiglieri regionali pescaresi. Tutti devono muoversi per sbloccare la pratica a livello nazionale. Anche i parlamentari abruzzesi devono intervenire. Anche Gianni Letta potrebbe aiutarci».

La prima risposta alla provocazione di Mascia arriva dall'assessore regionale alla Pesca, Mauro Febbo: «Il sindaco di Pescara si incatena al porto? Bene quando lo fa lui lo faccio anch'io per solidarietà».

L'assessore ne approfitta anche per rispedire al mittente le accuse dei pescatori secondo i quali Febbo «al porto non si è mai fatto vedere».

«Le marinerie sanno dove trovarmi», ribatte Febbo, «proprio giovedì scorso abbiamo fatto una conferenza di servizi su questo problema con tutte le associazioni. Il problema è noto, purtroppo, ma non dipende da noi. Io sono in contatto continuo con il presidente Chiodi, con l'assessore ai Trasporti Giandonato Morra, con il commissario Adriano Goio, con il presidente della Camera di commercio Daniele Becci. Abbiamo fatto tutto quello che era in potere della Regione, cioè approvare la legge per stanziare i fondi», si difende Febbo.

«Il problema», conclude l'assessore, «non riguarda la pesca, è indiretto, riguarda la sicurezza in porto. E il mio assessorato non è competente in questo campo. Cosa posso fare, mettermi io a dirigere i lavori?».

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