Mercato immobiliare a Pescara crolla la domanda di appartamenti

Dopo una buona partenza con segnali positivi, il 2011 chiuderà con un rallentamento delle compravendite. Reggono solo case di lusso e quelle con prezzi bassi. Scompare la fascia media

PESCARA. A Pescara l'offerta di case e appartamenti è in continuo aumento, al contrario la domanda flette e nei migliori dei casi resta invariata.

Dice questo il termometro del mercato immobiliare in città, che dopo aver registrato una tendenza positiva a inizio anno, chiuderà con una nuova frenata delle compravendite. L'andamento, prendendo in esame un arco temporale superiore, racconta di un crollo delle vendite dal 2006 a oggi e di una crisi che se non è profonda, poco ci manca: si è passati dai 1.868 ai 1.438 immobili con un taglio di 430 unità, il 23 per cento in meno. Questo nonostante in questo stesso periodo si sia verificato un generale abbassamento dei prezzi, che non ha però riguardato le zone centrali della città. Infatti gli appartamenti più ambiti sono quelli di piazza Salotto, corso Umberto e corso Vittorio Emanuele lato mare: qui un immobile nuovo o ristrutturato va dai 3.500 ai 4.300 euro a metro quadrato, che scendono dai 2.400 ai 3.200 euro per un usato. In testa anche per quanto riguarda gli affitti: 550 euro al mese per un bilocale e 650 per un trilocale. In coda alla classifica troviamo le zone periferiche di Sambuceto e San Silvestro dove case e appartamenti si pagano dai 1.800 ai 2.100 euro al metro quadrato.

Sul fronte dell'offerta c'è una crescita nelle zone centrali, semicentrali e periferiche, le uniche nelle quali resta stabile sono quelle dell'ospedale e dei colli. «Questo aumento indica», spiega Maurizio Chiodelli, presidente provinciale della Fimaa (federazione italiana mediatori agenti d'affari), «la presenza della crisi, nel senso che, chi si ritrova in difficoltà, la prima cosa che fa è quella di mettere in vendita un immobile». Al contrario, la domanda sale o resta uguale in centro, ma cala e in pochi casi rimane invariata, nelle zone di via D'Avalos, Porta Nuova, la Tiburtina, ma anche nell'area del nuovo tribunale, nella quale, fino a qualche tempo fa, si riponeva molta fiducia. «In quella zona ci sono ancora buone richieste», sottolinea Chiodelli, «soprattutto per studenti e giovani coppie che non hanno la possibilità di spendere troppo».

Il presidente provinciale Fimaa evidenzia anche come sia cambiato negli anni della crisi il mercato: «Si è allargata molto la forbice: abbiamo da un lato chi cerca immobili a poco prezzo e dall'altro grandi investitori. È venuta a mancare la categoria centrale, quella fascia media che rappresentava la fetta più importante».

Anche analizzando lo storico dei prezzi emerge questa tendenza: nel luglio del 2007 il prezzo massimo al metro quadrato per un immobile nuovo era di 4 mila euro, oggi è di 4.300 euro. Invece quello minimo è sceso dai 1.800 mq di quattro anni fa ai 1.700 euro di oggi. Discorso che si accentua per le case usate: il massimo è passato da 2.800 a 3.200 euro e il minimo da 1.400 a 1.150 euro.

Chiodelli cerca anche di offrire una chiave di lettura della crisi del mercato immobiliare: «Ultimamente stanno accadendo cose davvero assurde, le banche negano mutui a persone con lavoro fisso, alle quali veniva concesso senza problemi fino a due, tre anni fa».

Altro indicatore evidente di una crisi che perdura ormai da tempo, è il tempo medio di vendita degli immobili, arrivato fino a otto mesi e con le visite dei clienti salite anch'esse a otto.

«La gente», conclude Chiodelli, «vuole girare visto che il periodo è davvero bruttissimo. Il segnale positivo però è che c'è ancora la voglia di acquistare, se le persone trovano un buon affare comprano. La casa è ancora considerato il bene rifugio per eccellenza».

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