Minorenne violentata dal branco, 19enne esce dal carcere: concessi i domiciliari

Ok del gip in base alla documentazione presentata dall’avvocato e alla relazione dei medici del carcere
PESCARA. Lascia il carcere per i domiciliari nella casa di una cugina il 19enne arrestato per violenza sessuale di gruppo ai danni di una 17enne fuggita da una Comunità di Ripa Teatina con un’amica.
Lo ha deciso il gip Mariacarla Sacco dopo aver ricevuto la copiosa documentazione medica del difensore, l’avvocato Angelo Pettinella, e dopo aver letto la relazione dei medici del carcere che hanno evidenziato il motivo per cui il sistema carcerario è incompatibile con le condizioni fisiche del giovane, grande obeso e con una serie di problemi che in carcere potrebbero degenerare. E dunque la decisione del giudice non è stata dettata da quanto emerso dall’interrogatorio di garanzia del 19enne (arrestato insieme al fratello minorenne attualmente ristretto in una Comunità, per decisione del tribunale dei minori dell’Aquila), ma esclusivamente da problemi di salute.
Nell’inchiesta condotta dal pm Anna Benigni, insieme ai due è indagato un altro minorenne, quello che avrebbe avuto rapporti con la vittima ma che non è imputabile perché al momento dei fatti non aveva ancora 14 anni (i fatti sono del 13 febbraio 2025). Quest'ultimo dovrà comunque essere sentito di nuovo dai magistrati (l’inchiesta di Pescara corre in parallelo con quella aquilana), per confermare almeno le poche ammissioni fatte durante le indagini, e cioè di aver consumato con la ragazza due rapporti. Ma l’amica della vittima, testimone diretta di quella violenza, nonostante fosse ubriaca come la vittima, ha sempre riferito di aver visto l’amica stesa sul tavolo di quell'androne di un palazzo di Rancitelli (abitazione dei due fratelli arrestati) mentre il minore non imputabile aveva con lei un rapporto completo: e questo avveniva alla presenza dei due arrestati che invece hanno sempre sostenuto di non aver assistito alla violenza.
Da verificare anche la questione dei messaggi e delle chat cancellati. Il presunto stupratore aveva dichiarato che il maggiorenne arrestato lo avrebbe contattato qualche giorno dopo per fargli cancellare dal telefono ogni traccia di discorsi relativi a quella serata e anche eventuali foto, visto che girava fra gli amici uno scatto che riprendeva la vittima durante la violenza. Quanto all’alcol: il maggiorenne ha sempre detto di non aver fornito alcol alle ragazze, ma solo limonata, mentre a supporto della tesi opposta ci sarebbero delle testimonianze e anche una foto inviata a un amico che non volle prendere parte a quello stupro di gruppo, che ritraeva le due ragazze mezze addormentate su quel tavolino dove si vedeva una bottiglia di vodka. Al termine dell'interrogatorio di garanzia, il maggiorenne arrestato ha dichiarato al gip che forse, sì, le ragazze avevano bevuto, ma l'alcol lo aveva portato il minore non imputabile, non lui.