Morto dopo la lite del parcheggio Parla l’automobilista sotto accusa 

Il 22enne imputato per la morte del 56enne Tiziano Paolucci dà la sua versione davanti al giudice «Probabilmente avevo dimenticato di attivare la freccia, il guidatore dietro ha iniziato a inveire» 

PESCARA. Slitta al 26 ottobre prossimo la decisione del gup Nicola Colantonio che dovrà giudicare con il rito abbreviato il 22enne Mattia Nerone. Il giovane è accusato di omicidio preterintenzionale, perché la sera dell’11 luglio del 2019, lungo viale della Pineta, dopo un banale litigio per un parcheggio, avrebbe provocato la morte di Tiziano Paolucci, 56 anni, che era alla guida dell’altra auto e che dopo quel diverbio e dopo essere ripartito, si fermava qualche metro più avanti, scendeva dall’auto e si accasciava a terra colto da un infarto: il cuore non aveva retto a quella grande agitazione, anche per una malformazione che non sapeva di avere. Ma l’udienza di ieri è stata rinviata in quanto il giudice vuole ascoltare il medico legale Sara Sablone, che effettuò l’autopsia di Paolucci su incarico della procura e che nella sua relazione avrebbe accertato la correlazione fra i colpi sferrati dall’imputato e la morte di Paolucci: consulenza che portò poi il pm Marina Tommolini, a chiedere il processo per il ragazzo che all’epoca aveva 20 anni. Ieri l’imputato (assistito dall’avvocato Luca Berardinelli) si è sottoposto a interrogatorio e ha ricostruito quella assurda vicenda.
«Avevo trovato un posto libero», ha riferito al giudice, «e stavo per parcheggiare e probabilmente avevo dimenticato di attivare l’indicatore di direzione. Mentre facevo la manovra vidi l’auto dietro di me con a bordo un uomo e una donna, che suonava ripetutamente il clacson. Vedevo anche che il guidatore stava inveendo contro di me, alzando anche il dito medio».
Parcheggiata l’auto, il giovane viene affiancato dall’auto di Paolucci che abbassa il finestrino di destra e continua a inveire. «Una volta sceso dalla mia auto notai che il signore non voleva andarsene e quindi sono andato verso di lui per capire che problema avesse. Lui scese e in una frazione di secondo me lo sono ritrovato addosso e siamo finiti alle mani».
In pochissimo tempo i due vengono separati dai passanti e mentre Nerone viene invitato ad andare via ecco che arriva la figlia di Paolucci che aveva con il marito un locale a pochi metri di distanza. «Il padre che era dietro di lei cercò di colpirmi ancora e lo fece, ma venimmo subito separati di nuovo». «Lei (Silvia, la figlia di Paolucci ndr) mi urlava contro, ma nonostante tutto non l’ho sfiorata neppure con un dito. Non ho toccato la signora Silvia». Nerone viene accusato anche di lesioni personali nei confronti di Silvia Paolucci. Poi Nerone riparte con la sua auto mentre Paolucci risale sulla sua e si avvicina al ristorante della figlia, ma poi arriva il malore che lo uccide. Nerone venne rintracciato qualche ora più tardi dagli investigatori e disse di non essersi accorto del malore di Paolucci perché era andato via prima. Chiese anche perdono alla famiglia, con una lettera con la quale si scusò per quanto accaduto e per la tragica fine di Tiziano. Sarà il gup Colantonio a emettere la sentenza dopo aver ascoltato il medico legale e aver chiarito qualche dubbio sulla correlazione tra la lite e la morte di Paolucci. Quattro le parti civili costituite, tutti familiari della vittima.
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