Nasce il comitato per il No alla Grande Pescara

Montesilvano, i promotori sono l’ex consigliere D’Annunzio e gli architetti Volpe e Germano E il Comune di Spoltore annuncia un ricorso al Tar per far annullare il referendum

MONTESILVANO. «Grande Pescara? No, grazie». A opporsi con fermezza all'ipotesi di dar vita a un'unica area metropolitana che racchiuda le città di Pescara, Montesilvano e Spoltore, sono l'ex consigliere Nino D'Annunzio e gli architetti Marco Volpe e Sandro Germano, promotori di un comitato montesilvanese per il "no". E intanto Spoltore fa ricorso al Tar.

In vista del referendum del 25 maggio, i tre oppositori hanno deciso di costituire un comitato che, dalle prossime settimane, organizzerà dibattiti e incontri per spiegare le ragioni del no. «L’idea di costruzione di una Grande Pescara è già stata una brillante intuizione, di qualche decina di anni fa, di una porzione illuminata di una classe politica oggi oramai in pensione», ricordano, «idea mortificata purtroppo anche dalla spinta legislativa, che fissava in 250 mila abitanti il limite per dare vita alle cosiddette aree metropolitane».

Ma il fallimento della Grande Pescara, per il comitato, «risiede anche nella frenesia autoreferenziale e nei limiti che hanno caratterizzato la classe dirigente della città di Pescara nel compiacersi nella costruzione del proprio splendore, accentrando su di sé tutte le funzioni di pregio e relegando i territori limitrofi a funzioni di puro serbatoio di utenti, di consumatori, di residenze, di lavoratori, in poche parole a proprie periferie».

A detta del comitato, Pescara avrebbe dovuto far crescere la sensazione di appartenenza a un’unica comunità delocalizzando alcuni importanti servizi e potenziando alcune strutture come a esempio il Palacongressi, la Stella Maris o la biblioteca provinciale.

«Il rilancio con la procedura del referendum della Grande Pescara», proseguono, «senza un progetto della Grande Pescara in cui possano identificarsi anche i cittadini dei comuni limitrofi, significa pertanto oggi la cristallizzazione di una situazione di fatto, decisamente tutt’altro che positiva, che vede Montesilvano e Spoltore come luoghi storicamente subalterni a Pescara».

Il comitato mette, poi, in dubbio anche la procedura del referendum dal momento che il numero dei cittadini chiamati alle urne sono «impari tra i tre Comuni» e per questa ragione «il pronunciamento popolare potrebbe trasformarsi in un voto di annessione» deciso solo dai pescaresi.

D'Annunzio, Volpe e Germano non bocciando l'idea di unire le forze per fare economia senza rinunciare alla qualità dei servizi, rilanciano proponendo una diversa fusione.

«Una soluzione realmente contemporanea e credibile», sostengono, «sarebbe pensare piuttosto alla fusione dei Comuni posti sulle rive del Saline fino alle estremità delle valli Tavo-Fino (da cui hanno tratto la ragion di esistere), Montesilvano con Città Sant’Angelo, Cappelle e altri, uniformando le proprie politiche e orientandole all’indietro verso l’area vestina, verso un vasto quanto prezioso e ancora impregiudicato territorio».

Intanto, il Comune di Spoltore farà ricorso per impugnare il decreto del 18 febbraio, con il quale il presidente Gianni Chiodi ha indetto il referendum. Dopo aver ricevuto il parere legale richiesto, il sindaco Luciano Di Lorito con decreto 30/2014 ha incaricato l’avvocato Ugo Di Silvestre di rivolgersi al Tar dell’Aquila per l’annullamento del provvedimento.

Di Lorito ha espresso la propria contrarietà alla data fissata per il referendum fin da subito, tant’è che il 3 marzo, in una lettera a Chiodi, ha chiesto il rinvio del referendum.

Gli aspetti più rilevanti che rendono possibile l’impugnazione: la mancanza di un quorum costitutivo per la validità, cioè non è necessaria la partecipazione della maggioranza degli elettori al referendum per decretarne l’efficacia; la mancata previsione, nell’ambito della procedura referendaria, di una formale espressione di volontà dei Comuni interessati alla consultazione; la previsione dell’obbligatorietà da parte del presidente della Regione di dare seguito alla procedura legislativa di fusione dei Comuni, a prescindere dal numero degli elettori e della percentuale dei voti espressi in favore di tale fusione, vale a dire che il prossimo governatore d’Abruzzo dovrà procedere con l’iter per l’accorpamento dei tre Comuni anche se a votare si recheranno, a esempio, solo 10 cittadini e i favorevoli saranno 6; l’espressione di un unico corpo elettorale, nonostante che i Comuni interessati abbiano una popolazione numericamente differente: se tutti gli elettori di Spoltore e Montesilvano fossero contrari e quelli di Pescara invece a favore, l’unificazione avverrebbe comunque in quanto Pescara ha un numero di abitanti-elettori superiore agli altri 2 comuni messi insieme.

Secondo il Comune di Spoltore, si lede il principio costituzionale di autonomia dei Comuni. «Con questo ricorso non si vuole mettere in discussione l’importante strumento democratico del referendum», afferma il sindaco Di Lorito, «ma evitare una consultazione con presunti vizi di legittimità».

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