Ospedale blindato, ridotti i varchi d’ingresso

Tavolo sulla sicurezza dopo i disordini a Oncologia. La Asl chiede telecamere collegate al posto fisso
PESCARA. Più guardie giurate all’ingresso dell’ospedale Santo Spirito e una cabina di regia direttamente collegata con il presidio di polizia all’interno nelle corsie ospedaliere. È stretta sulla sicurezza in ospedale: dopo la mattinata di terrore in Oncologia che ha visto una ventina di persone, tutte di origine rom, invadere il reparto al quinto piano, la direzione sanitaria della Asl di Pescara è pronta a rafforzare i presidi di sicurezza. «Valuteremo la riduzione dei varchi d’ingresso all’ospedale», dichiara il direttore sanitario Rossano Di Luzio. Questo sarà uno dei temi al centro del tavolo tra Asl e forze dell’ordine che si terrà nei prossimi giorni in questura. «È nostra intenzione aumentare il numero dei vigilantes», prosegue Di Luzio. Attualmente sono quattro le guardie giurate in struttura: sono collocati in sala di regia, in pronto soccorso, nel reparto di psichiatria e al Serd.
Necessario poi, prosegue Di Luzio, i corsi di aggiornamento per il personale sanitario. «Abbiamo già attivato una procedura antiviolenza sul personale», continua Di Luzio, «aggiorneremo la procedura chiedendo ai nostri reparti di partecipare a incontri di formazione su questi temi».
La Asl di Pescara ha intanto aperto un’indagine interna per capire nel dettaglio cosa è successo nel reparto di Oncologia lo scorso 13 settembre, quando il gruppo di rom ha fatto incursione nel reparto al quinto piano e scatenato il putiferio dopo che il medico ha annunciato il decesso di un loro familiare. Un episodio che riaccende i riflettori sulle precarie condizioni di lavoro del personale sanitario all’interno degli ospedali, dopo il caso del Pronto soccorso di Foggia. Mercoledì scorso è arrivata la risposta della polizia: 14 le persone di origine rom denunciate per danneggiamento, minaccia aggravata e interruzione di pubblico servizio. Di queste, tre sono finite in carcere, in quanto gli sono stati revocati i benefici emessi in precedenza nei loro confronti dall’Ufficio di sorveglianza: la figlia 29enne del defunto, che ha evaso i domiciliari per andare a vedere il padre morto, e due nipoti di 35 anni che hanno violato l’affidamento in prova unendosi al gruppo di parenti infuriati che ha raggiunto l’ospedale quella mattina. Secondo quanto riscontrato dagli investigatori della Mobile diretti da Gianluca Di Frischia e dal vice Mauro Sablone e coordinati dalla Procura, i 14 «sarebbero penetrati con violenza nel reparto di Oncologia dell’ospedale» dove hanno inveito contro il personale sanitario «procurando danneggiamento alla struttura, minacciando il personale sanitario e interrompendo per un sensibile periodo il servizio ospedaliero». (e.g.)