Abruzzo

“Osterie d’Italia”: l’Abruzzo brilla nella guida Slow Food, conquistate 14 Chiocciole

21 Ottobre 2025

Più che positivo il bilancio della ristorazione regionale accolta nell’edizione 2026, la 36esima, di “Osterie d'Italia”, la guida promossa da Slow Food, presentata ieri a Torino. ​Entra per la prima volta tra i “big” il Bacucco d’Oro di Mutignano di Pineto

Poche sorprese per l’Abruzzo – l’unica vera novità è la nuova Chiocciola assegnata al Bacucco d’Oro di Mutignano di Pineto – ma un ottimo risultato complessivo, con 71 osterie in guida, tra conferme e alcune new entry: è il bilancio della ristorazione regionale accolta nell’edizione 2026, la 36esima, di Osterie d'Italia, la guida promossa da Slow Food, presentata ieri a Torino. Si conferma dunque l’eccellenza del panorama enogastronomico regionale: con la nuova Chiocciola assegnata al locale di Mutignano, infatti, sono quattordici i locali a centrare il prestigioso riconoscimento, uno in più rispetto all’anno scorso.

In Italia, sono 1.980, equamente sparsi da Nord a Sud. Accanto alle osterie, ai ristoranti, alle enoteche con cucina e agli agriturismi, ci sono anche quest’anno i “Locali quotidiani”, sezione inaugurata nell’edizione 2025 in cui sono raggruppate tutte le tipologie alternative: gastronomie, pastifici, salumifici e altre realtà più informali, con l’occhio sempre a qualità e territorio in tavola. Due le new entry abruzzesi in questa sezione: Il Fondaco di Giulianova e Acino Bar a Vino a Teramo.

Per l’Abruzzo, si diceva, sono quattordici le ambite Chiocciole: PerVoglia (Castellalto), Perilli (Castilenti), Zenobi (Colonnella), Bracevia, a tutta pecora (Francavilla al Mare), La Grotta dei Raselli (Guardiagrele), La Bilancia (Loreto Aprutino), Taverna de li Caldora (Pacentro), Font’Artana (Picciano), Bacucco d’Oro (Pineto), Vecchia Marina (Roseto degli Abruzzi), La Corte (Spoltore), Clemente (Sulmona) e Terra di Ea (Tortoreto) e Taverna 58, di Pescara, che riceve anche il Premio Speciale dalla Fipe. Cinque le osterie a entrare per la prima volta in guida: L’Osteria di Romantino (Guardiagrele), Le Fontanelle di Enoà (Paganica, L’Aquila), Semina (Sulmona), Villa Cascignoli (Roseto), Osteria Futuro (Scurcola Marsicana).

Nella categoria cucine regionali, in Abruzzo rappresentate – e come poteva essere altrimenti – dagli arrosticini, due i locali al debutto: Isola Felice a Sassa Scalo (L’Aquila) e Del Presidente a Pianella. Si aggiungono agli specialisti di “rustelle” Perilli di Castilenti e Bracevia a tutta pecora di Francavilla al Mare.

Un bilancio tutto sommato positivo, nonostante i sette locali usciti quest’anno dalle varie sezioni della guida, come spiega Massimo Di Cintio, coordinatore di Osterie d’Italia per Abruzzo e Molise. «Conosciamo bene le logiche di mercato che oggi guardano a un consumo ridotto di pietanze, alla ricerca di un'alimentazione più misurata e veloce e alla diminuzione del potere di spesa», concede, «ma è anche aumentato il desiderio, da parte di chi va a mangiare in ristoranti, osterie e agriturismi, di verità e originalità, nel servizio quanto nella cucina. L'Abruzzo è una regione in cui è possibile ancora trovare tutto questo: per le sue tradizioni, per la bellezza a tratti ruvida del suo territorio e per la biodiversità diffusa, per la capacità di accogliere in maniera schietta e genuina e, non da ultimo, per un ottimo rapporto tra qualità e prezzo del pasto». Un primato da conservare, per Di Cintio, «pur rispettando le strategie che ogni ristoratore vorrà attuare nella sua attività, si tratta di valori importanti che continueremo a cercare e ai quali non vogliamo rinunciare».

Tra le altre regioni, i “pezzi grossi” sono Piemonte (187), Campania (169) e Toscana (163). Diverso l’ordine se si guarda al numero delle Chiocciole: in testa Campania con 39 locali, Toscana in seconda posizione con 30 e Piemonte con 29.

«Se la cucina italiana diventerà patrimonio dell’umanità», è il commiato ai ristoratori di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, «il merito principale è vostro: il patrimonio che voi portate avanti con i vostri prodotti e le ricette testimonia che la nostra cucina ha radici profonde e che siete riusciti a creare un forte legame con il territorio esaltandone la biodiversità. Oggi, però, non si può parlare di biodiversità se non rispettiamo le diversità culturali. Sono le diversità la nostra ricchezza».