Parchi, droga e speranza. Il grido di Don Max: «Non basta demolire»

4 Ottobre 2025

Il sacerdote, da sempre in prima linea contro il disagio sociale, parla di Rancitelli: «Qui servono persone». E i residenti preparano l’esposto

PESCARA. C’è un libro di poesie lasciato davanti al muretto che circonda il parco dell’Infanzia in via Tavo, gestito dalle associazioni di volontariato con la collaborazione del Comune. Un fazzoletto di terra colorato dai giochi dei bambini e dai murales che stride in quel quartiere affamato di rinascita. Davanti a quei cancelli chiusi, le ruspe in azione da 48 ore cancellano gli ultimi due palazzi ex Clerico, simbolo del degrado e diventati rifugio di tossici e disperati. Per i residenti «è una liberazione» da quella baraccopoli a due passi dall’ex Ferro di Cavallo, dove anche qui gli operai hanno già realizzato le fondamenta dei futuri palazzi popolari.

Ma il viavai di disperati in cerca di una dose nel quartiere non si arresta. «Possono allontanarsi di poco, ma non vanno via dalla loro bottega», dice don Max De Luca, il prete coraggio che conosce a menadito le famiglie che ci abitano. «Ora si sposteranno tutti attorno ai palazzi di via Tronto, ma la zona rimane questa. Sono come le api con il miele. Vagano per la città, ma quando hanno bisogno di una dose tornano qui». E attorno al degrado spuntano i parchi verdi che provano a rinascere e dare un futuro al rione Rancitelli.

Era maggio scorso quando le ruspe hanno iniziato i lavori di riqualificazione del Parco della speranza, in via Lago di Capestrano. Un progetto da 2 milioni e 300mila euro, diviso in due lotti, che in futuro – questo dice il cartello davanti al cantiere – vede la realizzazione di aree verdi, impianti sportivi e una nuova piazza in via Lago di Borgiano. I lavori procedono, ma a rilento. «I parchi vanno fatti vivere», dice il parroco, «serve gente che li gestisca e pulisca. I parchi sono solo uno strumento per tenere attivo un quartiere, ma c’è bisogno di persone per farli vivere». Nell’intervento attorno al parco della Speranza, ritenuto fulcro del quartiere, rientrano i lavori alla palestra di via Giardino, al campo sportivo Donati, alla palestra e al bocciodromo di via Orfento.

Attorno ai palazzoni con i panni stesi della brava gente c’è il traffico di disperati. «Prima si stava meglio», dice Alfredo Sulli che abita in via Imele, la strada nota per lo spaccio di giorno e di notte e per le occupazioni abusive. «Ora qui non si può più stare tranquilli, ho recintato la mia casa ma è un viavai di disperati. Se installi qualche telecamera te la rompono poco dopo». Da qui, i residenti vogliono andare via: «I prezzi delle case sono svalutati, nessuno verrebbe mai ad acquistare una casa per viverci con i bambini», continua Sulli che abita vicino alla roulotte di Mimmo, il parcheggiatore abusivo morto sabato scorso dopo essere stato investito da un’auto in via Monte Faito.

«Accade l’ira di Dio», commenta Fernando Scanu, carabiniere in congedo che abita in via Tavo. Un grido che i residenti hanno messo nero su bianco in un esposto a breve nelle mani del sindaco Carlo Masci. «Partendo da alcune abitazioni di via Imele, in cui insistono attività illecite di “stoccaggio e distribuzione” di sostanze stupefacenti, si è venuto a creare un nucleo di persone, perlopiù extracomunitari», scrivono i residenti che si sono riuniti nel “Comitato Insieme per Rancitelli”, «ma non solo, che si incaricano di trasportare dosi di droga in via Imele, ai numerosi clienti che giornalmente si vengono a rifornire e, spesso, a consumare direttamente in loco».

«Negli anni ’70 questa era una zona in grande espansione demografica, ma quando sono state costruite le case popolari, contemporaneamente è iniziato il fenomeno dell’abusivismo», dice don Max che in via Imele ci ha portato anche il procuratore Giuseppe Bellelli: «Lui non c’era mai stato». Al lato della case Ater di via Lago di Capestrano con i muri colorati da fiori e api, don Max cammina tranquillo nel degrado, saluta i disperati in cerca di una dose e gli fa un sorriso. Attorno, il degrado: immondizia e rifiuti di ogni tipo abbandonati sul ciglio della strada, balconi con la vernice che cade a pezzi e gli occhi indiscreti che guardano dagli spioncini delle finestre.

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