Pasolini, 37 anni fa l’omicidio

2 Novembre 2012

Il grande intellettuale ricordato anche dall’Istituto italiano di cultura a Praga

Una mattina di 37 anni fa all’Idroscalo di Ostia (Roma) una donna scoprì il corpo dilaniato di un uomo. Poche ore dopo sarà l’attore Ninetto Davoli a riconoscerlo: era l’intellettuale bolognese Pier Paolo Pasolini, ucciso a 53 anni per motivi mai accertati seriamente, anche se per il suo omicidio venne condannato un “ragazzo di vita”, Pino Pelosi. Affermare che Pasolini fosse, dopo Gramsci, uno dei più grandi intellettuali italiani, non è un azzardo. Dotato di un'eccezionale versatilità culturale, si distinse in numerosi campi, lasciando contributi importanti come poeta, romanziere, drammaturgo, linguista, critico letterario, giornalista , cineasta e finanche politico «comunista».

Attento osservatore della trasformazione della società dal dopoguerra sino alla metà degli anni Settanta, dalle colonne del Corriere della Sera suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi, assai critici nei riguardi delle abitudini borghesi e della nascente società dei consumi italiana, ma anche nei confronti del Sessantotto e dei suoi protagonisti. Alcune tra le sue opere più famose - “Lettere luterane” e “Scritti Corsari” - sono state oggetto di un convegno internazionale organizzato il 25 ottobre scorso dall’Istituto italiano di cultura di Praga diretto da Paolo Sabbatini, cui hanno partecipato intellettuali e docenti universitari (Tomaš Matras, Anežka Charvátová e Martin Putna per la Repubblica Ceca, Alberto Nessi per la Svizzera italofona, Federico Sollazzo dall’università di Szeged in Ungheria e il professor Luciano Lagazzi per l’Italia) e la critica letteraria abruzzese Federica D’Amato.

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