Percorso già attivato da sei città L’esperto: «Ma c’è un’alternativa»

PESCARA. «Conviene o non conviene, chiedere il predissesto?». È questa la domanda che è stata posta a un esperto del settore Ettore Jorio, docente a contratto di Diritto amministrativo e sanitario,...
PESCARA. «Conviene o non conviene, chiedere il predissesto?». È questa la domanda che è stata posta a un esperto del settore Ettore Jorio, docente a contratto di Diritto amministrativo e sanitario, presso il dipartimento di Scienze politiche dell’università della Calabria, membro del Copaff, la commissione paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale, nonché collaboratore del Sole 24 Ore.
Al Centro ha anticipato il tema di un articolo che lunedì prossimo, proprio sull’argomento del predissesto finanziario, apparirà sul quotidiano della Confindustria. E a sentire l’esperto, molti vantaggi il Comune di Pescara li potrebbe ricevere nello scegliere strade alternative al ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale (il predissesto). Anche perché, tra l’altro, sono soltanto sei, ha sottolineato Jorio, gli enti locali ai quali il ministero dell'Interno, e poi le sezioni regionali di controllo della Corte dei Conti, hanno dato il via libera alla procedura.
«Si tratta dei Comuni», ha ricordato il docente, «di Catania, Rieti, Frosinone, Foggia e Casarano. E poi della Provincia di Chieti. Mentre le istanze attivate per accedere all’istituto ora sono più o meno 132». A questo si aggiunga inoltre che un’eventuale bocciatura del business plan, al massimo decennale, che dovrà presentare il Comune, spalancherebbe le porte al dissesto vero e proprio e comporterebbe, di conseguenza, una serie di sanzioni di cui gli amministratori sarebbero responsabili.
Anche se, dopo l’approvazione dei Decreti legge 35, del 2013 e 66, del 2014, è diventato, diciamo così, più «facile» rispettare i criteri imposti dal «predissesto», in quanto, paradossalmente, proprio la possibilità, prevista dai due decreti, di accedere ad un mutuo trentennale alla Cassa depositi e prestiti, ha permesso appunto di spalmare su trent’anni, e non più su dieci, i ritocchi al bilancio necessari per rispettare i parametri della procedura del predissesto.
Ma a parte il mutuo trentennale contratto con la Cassa depositi e prestiti, utilizzato da tutti i Comuni, esisterebbe un'altra possibile alternativa, anch'essa trentennale e non più decennale per rimettere in sesto i conti. E dunque più conveniente.
La chiave è nel Decreto legislativo 126, del 2014, spiega il docente. «Esso obbliga gli enti locali ad armonizzare i loro bilanci e i loro sistemi contabili, da elaborare non più con la semplice contabilità finanziaria, bensì con quella economica patrimoniale». «Questo stesso provvedimento», continua, «unitamente agli emendamenti votati nella legge di Stabilità in corso di approvazione alla Camera dei deputati, consentirà lo smaltimento del disavanzo dei residui in un trentennio». «E tutto questo», conclude, «permetterebbe al Comune di non alzare le tariffe dei tributi e di non tagliare i servizi».
Vito de Luca
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