Pesca, braccio di ferro tra ministero e Tar

In Molise le marinerie riprendono il largo. Abruzzo e Marche rispettano lo stop

ilcentro Extra - Il giornale in edicola
PESCARA. Braccio di ferro tra ministero della pesca, Tar del Molise, capitaneria di porto e marineria molisana e quella abruzzese. Per il ministero, malgrado la sentenza del Tar del Molise che annulla il fermo biologico, le barche dovevano rimanere ferme, la capitaneria ha sollecitato i pescatori a discuterne ma ieri la flotta di Termoli ha deciso di prendere il largo.

Una decisione sofferta dal momento che la marineria si è divisa ed hanno preso il largo solo 15 barche su 27.
In Abruzzo Federpesca ha chiesto ai colleghi marchigiani e pugliesi cosa fare, se presentare ricorso al Tar oppure rimanare in fermo biologico.

«Le marinerie di Marche e Abruzzo non faranno ricorso», annuncia Walter Squeo presidente di Federpesca Abruzzo. La stessa linea è seguita dal ministero delle politiche agricole che teme un effetto a catena, ossia una rivolta contro il fermo biologico con una serie di ricorsi al Tar. Il ministero infatti sa che il “Caso Termoli” non è isolato. Le motivazioni delle marinerie molisane sono infatti condivise in tutto l’Adriatico.

«Non solo c’è l’imposizione del fermo pesca», commentano i rappresentanti di Federpesca del Molise, «che finora non ha portato benefici, ma quest’anno il fermo non prevedeva nemmeno un euro per rimborsare gli armatori, che devono pagare i marittimi e arrivare a fine mese».
In Abruzzo l’iniziativa dei pescatori di Termoli non è condivisa da tutti.
La maggior parte della marineria infatti ritiene che fare ricorso al Tar contro il fermo biologico «non ha senso», come spiega il vicepresidente di Federpesca Abruzzo, Francesco Cordella.

«Quella dei molisani è una guerra dei poveri, alla ricerca di una soluzione veloce alle difficoltà dei pescatori. Anche noi potremmo fare ricorso al Tar, ma a cosa servirebbe?», domanda Cordella, «Il problema è a monte, non ha utilità bloccare il fermo quindici giorni prima, perché non è così che si migliora la situazione».

Per i pescatori abruzzesi nemmeno l’iniziativa dell’assessore Mauro Febbo di rimandare il fermo biologico a dopo Ferragosto è una decisione utile: «Servirebbe piuttosto», aggiunge Cordella, «discutere del fermo sei o sette mesi prima che venga attuato. E anche noi pescatori dobbiamo collaborare: ad esempio dopo il ripopolamento dovremmo fare uno sforzo di pesca minore per almeno un mese per rendere veramente utile il fermo biologico».

Invece di ricorrere a proteste «eccessive», si dovrebbe, secondo Federpesca, incominciare un dibattito serio sulla pesca e le sue problematiche.
«Gli armatori di tutto l’Adriatico dovrebbero sedersi attorno a un tavolo e discutere insieme al ministero», propone Cordella. Gli armatori abruzzesi difendono dunque il fermo biologico. Giuseppe Recchi, armatore di Ortona, sostiene che «il fermo è comunque utile, annullarlo completamente è sbagliato, e la decisione dei pescatori di Termoli va in questa direzione».