Pescara: no del consiglio alle trivelle: "Uno scempio da fermare" / Video

Il progetto di perforazione Elsa 2 bocciato tra gli applausi degli ambientalisti E dalla California è intervenuta via Skype anche la ricercatrice D’Orsogna

PESCARA. La bocciatura senza appello al business dei pozzi petroliferi in mare assume le forme di una spallata nei confronti della politica energetica nazionale. Prima la giunta presieduta dal sindaco Pd Marco Alessandrini e, successivamente, il consiglio comunale riunito ieri pomeriggio in una sessione aperta e straordinaria, hanno deliberato un secco «no» al progetto di perforazione Elsa 2 tra gli applausi di decine di ambientalisti, rappresentanti delle associazioni ed esperti del settore, tra cui la ricercatrice Maria Rita D’Orsogna intervenuta in collegamento Skype dalla California.

La delibera votata all’unanimità dall’esecutivo e la mozione presentata in aula dal Movimento 5 stelle con la condivisione di tutto il centrosinistra – gli unici presenti per il centrodestra, Marcello Antonelli e Vincenzo D’Incecco (Forza Italia), non hanno votato – rappresentano il tentativo di opporsi alla cosiddetta “deriva petrolifera” che ha portato alla proliferazione delle coltivazioni di idrocarburi e dei pozzi esplorativi a una manciata di miglia dal litorale della regione verde d’Europa. L’ultimo permesso è stato concesso alla multinazionale Enel Longanesi Developments su un’area di 73.850 ettari, grande quanto il parco nazionale della Majella.

Il 28 settembre, inoltre, scadono i termini per l’invio delle osservazioni al ministero dell’Ambiente contro il progetto Elsa 2, attualmente al centro della procedura di Valutazione d’impatto ambientale (Via). La piattaforma che la società irlandese Petroceltic vorrebbe realizzare a 7 chilometri dalla costa abruzzese, tra Pescara, Francavilla e Ortona «in una zona bellissima dove il mare è ancora verde, a ridosso di tre riserve naturali regionali: Ripari di Giobbe, Punta dell’Acquabella e Lido Riccio», ha spiegato l’assessore all’Ambiente Paola Marchegiani, è stata bollata come «non meritevole del rilascio di parere positivo di impatto ambientale da parte dell’autorità ministeriale».

Sono disparati i motivi che hanno spinto prima l’esecutivo, e poi il consiglio, a opporsi alla concessione: sui documenti approvati vengono citati «effetti negativi sulla contaminazione delle acque del mare, rischio sismico e subsidenza indotta», specificando che «le trivellazioni in mare non sono a impatto zero», l’assenza di garanzie «sul ciclo dei fanghi prodotti, sul rischio sismico e sulla capacità di far fronte a incidenti» e la mancanza di «vantaggi economici per la cittadinanza abruzzese a fronte del rischio di un immane danno potenziale e di un danno immediato all’immagine turistico-ricettiva».

 

A dare man forte al fronte del no alle trivelle, i tanti “portatori di interesse” che hanno preso la parola in consiglio come Alessandro Lanci (Nuovo senso civico), Piero Galasso (Confcommercio), Renato Di Nicola (Forum dell’acqua), Giuseppe Di Marco (Legambiente Abruzzo), Fabrizia Arduini (Wwf) ed Edvige Ricci, che hanno ribadito la necessità di una levata di scudi «contro le tante Ombrine che minacciano l’Abruzzo», arrivando a prospettare nuove manifestazioni dopo quella contro Medoil dello scorso anno.

Presenti in aula anche gli assessori regionali all’Ambiente, Mario Mazzocca, e ai Lavori pubblici, Donato Di Matteo, e il consigliere regionale del M5s Pietro Smargiassi.

L’intervento più atteso, salutato dal benvenuto del presidente del consiglio comunale Antonio Blasioli, è stato quello via Skype della ricercatrice D’Orsogna, che ha etichettato Elsa 2 come «un’Ombrina che si ripete, uno scempio da fermare subito» e ha invitato i politici locali, Giovanni Legnini in primis, a essere «più incisivi e promuovere azioni concrete» visto che il premier Matteo Renzi «è abbindolato dalle lusinghe dei quattro soldi che derivano dal petrolio».

«Dall’analisi dei costi e dei benefici», ha rimarcato a margine il sindaco Alessandrini, «il nostro territorio non ci guadagna. E poiché non ci piace rimanere indifferenti, ci mobiliteremo da subito con la consapevolezza di dover fronteggiare un impianto normativo che vede le amministrazioni locali avocare allo Stato su una materia così delicata». Il riferimento è al decreto Sblocca-Italia in discussione in Parlamento e già ribattezzato “Sblocca trivelle” poiché prevede l’eliminazione del potere di veto delle Regioni su ricerca e trivellazione dei pozzi di petrolio e metano. Una norma definita “incostituzionale” dal Movimento 5 stelle, che ha annunciato battaglia a Montecitorio.

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