Pescara, radioterapia a mezzo servizio perché lo strumento è vecchio

L’unico acceleratore lineare per la cura dei tumori è fuori uso di continuo: già rifiutati trecento pazienti. Da 3 anni si aspetta il nuovo. Il M5s chiede alla Regione di raddoppiare la strumentazione. La Asl: «Se tutto va bene tra sei mesi»

PESCARA. Curare il cancro è sempre più possibile. Diagnosi precoce, prevenzione, mezzi diagnostici raffinati, strumenti di cura innovativi e tecnologicamente avanzati sono le armi contro questa malattia. E devono essere affilate.

Accade invece che la Asl di Pescara utilizzi nella cura un apparecchio obsoleto: un acceleratore lineare per la radioterapia oncologica che ha più di 13 anni, dunque vecchio (la “vita” media di questi strumenti in piena efficienza è di 10 anni) che si rompe spessissimo (anche perché lavora 13 ore al giorno), con immaginabili disagi, rischi e spese per i pazienti (e per la Asl) che non possono interrompere la terapia, con l’azienda fabbricatrice che non garantisce più neanche i pezzi di ricambio, ormai fuori produzione. Un secondo apparecchio, previsto dalla legge date le dimensioni dell’Azienda sanitaria pescarese, si fa attendere da ormai tre anni e non arriverà, se tutto va bene, prima di altri sei mesi.

E se pure a giugno gli acceleratori in dotazione all’ospedale civile saranno due, uno vecchio dunque e uno che nel 2014 – epoca dell’acquisto per un milione e 800mila euro – era nuovo, mentre oggi, con i rapidi passi da gigante che la tecnologia anche applicata alla medicina fa in poco tempo, se non è “superato” lo sarà in pochi anni. Così il Movimento 5 stelle rilancia e ne chiede «altri 2, se non 3», numero ritenuto «indispensabile per le esigenze della struttura sanitaria pescarese e i suoi pazienti». La richiesta è alla Regione Abruzzo, fatta con una interpellanza al consiglio regionale che porta la firma del consigliere pentastellato Domenico Pettinari.

La carenza tecnologica dell’unità di radioterapia oncologica della Asl di Pescara per quanto riguarda l’acceleratore lineare è emersa nel 2014, quando l’unico apparecchio in dotazione ha compiuto i suoi 10 anni ed è stata bandita la gara d’appalto per comprarne un altro, appalto avviato nel 2015 dalla precedente direzione generale Asl timonata da Claudio D’Amario e in via di espletamento lo scorso marzo all’arrivo del nuovo manager Armando Mancini, quindi ecco intoppi con la ditta aggiudicataria e la richiesta di una riprogettazione per il bunker scavato sotto terra che dovrà contenere il nuovo apparecchio, che ha un costo quasi superiore all’acceleratore stesso viste le prerogative “antiatomiche” cui deve rispondere.

Lo scorso ottobre è stato firmato il contratto e ora sono in corso «operazioni propedeutiche» all’istallazione: montaggio, smontaggio, adeguamento delle protezioni per sanitari e pazienti. Insomma altri sei mesi serviranno per far entrare in funzione il nuovo macchinario. Intanto quando l’acceleratore in attività si rompe i pazienti vengono dirottati nelle unità di radioterapia oncologica di Teramo, Chieti e L’Aquila («dove dal 2009 ad oggi le Aziende hanno potuto rinnovare il loro parco tecnologico», rileva Pettinari), intanto – a parte le considerazioni sulla importanza per un malato di tumore della continuità del trattamento – le liste di attesa si allungano e sono evidenti i maggiori costi di mobilità passiva per la Asl di Pescara. Inoltre da oltre 10 anni esiste una convenzione con l'ospedale di San Giovanni Rotondo per il trattamento radioterapico di condizionamento al trapianto di midollo dei pazienti ematologici, «convenzione da sempre rinnovata ignorando i rischi e l'opportunità di evitare un trasporto a pazienti immunodepressi», osserva Pettinari. E di aggiungere ulteriori costi di mobilità passiva, ma, assicura la Direzione della Asl, con l’arrivo del secondo acceleratore la convenzione con l’ospedale voluto da Padre Pio decadrà.

Il pentastellato nella sua interrogazione ricorda in premessa «che la radioterapia oncologica è l'unico settore che realmente ricomprende tutte le diverse specialità oncologiche, con implicazioni in tutte le unità operative coinvolte nel settore», e dunque che «potenzialmente la quasi totalità dei pazienti oncologici possono essere sottoposti a cura radioterapica con intento esclusivo radicale, da sola o in combinazione con trattamenti chemioterapici prima o dopo la chirurgia e con intenti palliativi». Ricordata così l’importanza vitale di una radioterapia continuata e «le esigenze della struttura complessa di radioterapia oncologica, diventate inderogabili e pressanti poiché legate imprescindibilmente alla pochezza e alla vetustà della dotazione tecnologica», nonchè «che il costo di tali apparecchiature è minimo se si considera che la loro vita media è di circa dieci anni», Pettinari chiede al Governatore Luciano D’Alfonso «come può tutto il comparto dell'oncologia di Pescara ambire a livelli di eccellenza senza una adeguata radioterapia oncologica». E per «adeguata» il consigliere intende anche dotata di non un acceleratore nuovo e uno vecchio, «ma almeno di 2 /3 strumenti», che nel bilancio di 600 milioni della sanità possono trovare spazio».

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